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Fabriano, la missione di Gigena

Pillastrini conta sull'ala argentina

PESARO — Febbre da derby a Fabriano, mentre Pillastrini la febbre l'ha già smaltita prima della palla a due (stasera al palaindesit, ore 20,30). Non gli veniva da dieci anni, poi l'influenza ha pensato bene di aggredirlo mentre dirigeva la gara con la Benetton: «Probabilmente ce l'avevo da qualche giorno, ma non me n'ero accorto perché di solito appena ho due linee divento uno straccio. Durante la partita mi è salita a 38°, ora va meglio — sorride Pilla —, soprattutto perché abbiamo vinto».
Prima di rituffarsi nei temi del campionato, il coach tira momentaneamente il sipario sull'Eurolega con molte speranze: «In un mini-campionato con sei partite, anche una vittoria in più o in meno poteva fare la differenza perciò non ci siamo mai sentiti fuori. La porta è ancora aperta per noi, peccato non aver creduto in una vittoria più larga con la Benetton: in caso di arrivo a tre, uno scarto più ampio avrebbe potuto farci comodo. Dite che non basterà vincere le ultime due partite? Vediamo: conosco l'orgoglio della Fortitudo e non credo che ci regaleranno la partita, tanto meno lo faranno con Treviso, visto che giocano in casa. Ora però pensiamo al campionato: ci aspettano quattro partite in una settimana».
Questa di Fabriano è bella tosta, non crede?
«E' tosta sì. In questo momento della stagione è più difficile battere loro che la Benetton».
Prego?
«Non è un'eresia. Abbiamo giocato le partite peggiori con chi era meno stanco di noi. Quando ci s'incontra tra squadre che hanno giocato tante partite si hanno energie pari, mentre se si affrontano squadre come Cantù, Roma, Fabriano, che oltre ad avere buoni organici sono anche più riposate, le cose si complicano. La Kinder, prima di perdere a Fabriano, era stata sotto anche di venti punti. Ritmi infernali come quest'anno non li abbiamo mai avuti, con una differenza: fino all'anno passato le squadre che giocavano l'Eurolega avevano un tasso di classe nettamente superiore alle altre, adesso se uno può schierare sette americani non è molto distante dalle squadre più forti».
Qual è l'americano che teme di più stasera?
«Il più forte globalmente è Chandler Thompson, il più in forma Meeks. Monroe è la certezza di Fabriano, ma Thompson è l'uomo che fa la differenza. Senza dimenticare che gli altri sono tutti buoni giocatori e vengono da un gran momento perché hanno vinto tre delle ultime quattro gare».
E l'uomo chiave per voi chi sarà?
«Mi aspetto parecchio da DeMarco, che ora più energie da spendere, ma spero sia Gigena. Perché è l'uomo giusto per marcare Thompson e perché ultimamente non sta incidendo come può sulle partite. Prima di affrontare la Benetton ho parlato a lungo con Tusek e la risposta è stata grandiosa, così ieri ho parlato anche con Silvio...».
Elisabetta Ferri
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