Adesso, la nuova casa della guardia senza tempo è in realtà la sua casa di sempre. Andrea Niccolai, disoccupato di lusso che aspetta gli ultimi sussulti di mercato per trovare sistemazione, si sta allenando a Montecatini (serie B d'Eccellenza).
Nella sua Montecatini, dove gode della stessa considerazione che può ricevere un re da una corte adorante. Le sue giornate sono fatte di poco pallone e tanta atletica, perché la "mano" non si perde, ma la condizione sì.
Fra una corsa e l'altra, il tempo viene occupato soprattutto sfogliando la margherita: "Vado a Siena, non vado a Siena, vado a Siena, non vado a Siena...". La società toscana, il cui obiettivo si chiama scudetto, ha fatto un fischio. Lui, il cui obiettivo consiste nel giocare tanto e non nel fare tanta panchina, ci sta pensando.
Gli altri club stanno alla finestra, con quelli spagnoli di fascia media in prima fila.
- Niccolai, perché alla fine non è riuscito a mettersi d'accordo con Biella?
"In realtà non c'è mai stata una vera e propria trattativa per la mia riconferma, perché mi era stato detto fin dall'inizio che non c'erano soldi. Che ne dovevano prendere uno che costasse meno di me, in sostanza. Sarei stato disposto ad accettare lo stesso stipendio dell'anno scorso, ma per la società era comunque troppo".
- Fino a quando ha sperato che il suo matrimonio con la Lauretana potesse proseguire ancora per una stagione?
"Fino all'ultimo, cioè fino a quando è stato preso Jamel Thomas. Ho sempre sperato che il budget, all'improvviso, aumentasse".
- Thomas, lo conosce?
"No".
- Sfumata la Fortitudo, andrà a al Montepaschi Siena?
"Non so ancora. C'è stata un'offerta, la sto valutando. Comunque, oltre a quella di Biella, ho sperato per tutta l'estate che arrivasse la chiamata di una grande. Oltre a Siena, in certi momenti sono stato davvero vicino a Virtus e Fortitudo Bologna".
- Quanto le manca Biella?
"Beh, se ero entrato nell'ordine di idee di rimanere, significa che a Biella non stavo poi così male... Quella scorsa è stata una bella stagione per me, sono stato messo nelle condizioni ideali per esprimermi al meglio. E io ho ripagato la società, facendo fare il salto di qualità alla squadra".
- Qual è l'aspetto che, più di altri, le provoca nostalgia?
"L'ambiente. Mi manca".
- Cosa le ha lasciato l'esperienza dello scorso campionato?
"La consapevolezza di essere un giocatore che può fare la differenza. Questo è successo anche grazie a Savio, Atripaldi e Ramagli, tre persone che in maniera diversa mi hanno permesso di lavorare bene".
- Una curiosità. Quando era qui, abitava al Piazzo in una casa con splendida vista su Biella. E' vero che continuerà ad affittarla, nonostante il suo destino passi altrove?
"Informazione sbagliata...".
- Per i tifosi era diventato un idolo: che ricordo conserva di loro?
"Di loro penserò sempre e solo belle cose".
- Adesso, in tempi non sospetti, può rispondere: perché lei e Malik Dixon non vi passavate la palla?
"Perché evidentemente eravamo due giocatori che non si integravano benissimo. Se alla fine abbiamo trovato un giusto equilibrio, è stato tutto merito di Ramagli".
- Come le piacerebbe essere ricordato?
"Come uno che ha un grande cuore".
- E, magari, come un dolce e cronico ritardatario...
"Sorvoliamo, please".
- Quanto deve Niccolai alla Pallacanestro Biella?
"Molto, perché sono stato messo nella condizione ideale di giocare. Avevo bisogno di un ambiente così, dopo un anno non facile a Roma".
- E Biella a Niccolai?
"Altrettanto. Senza falsa modestia, penso di essere stato determinante per la salvezza della Lauretana. Sono orgoglioso di quello che ho fatto".
- "Poppi", all'anagrafe Pierpaolo Bruzzi, il massaggiatore che lei costringeva a ore di straordinari, adesso è un uomo distrutto. Non sa più come passare il tempo. Ha un pensierino anche per lui?
"Se ho vissuto una stagione senza infortuni, è stato tutto merito suo e dello staff medico".
- A quando il suo prossimo aeroplanino, gesto dei momenti importanti?
"Dipende da dove giocherò. L'avrei fatto volentieri a Biella...".
Alessandro Alciato
Nella sua Montecatini, dove gode della stessa considerazione che può ricevere un re da una corte adorante. Le sue giornate sono fatte di poco pallone e tanta atletica, perché la "mano" non si perde, ma la condizione sì.
Fra una corsa e l'altra, il tempo viene occupato soprattutto sfogliando la margherita: "Vado a Siena, non vado a Siena, vado a Siena, non vado a Siena...". La società toscana, il cui obiettivo si chiama scudetto, ha fatto un fischio. Lui, il cui obiettivo consiste nel giocare tanto e non nel fare tanta panchina, ci sta pensando.
Gli altri club stanno alla finestra, con quelli spagnoli di fascia media in prima fila.
- Niccolai, perché alla fine non è riuscito a mettersi d'accordo con Biella?
"In realtà non c'è mai stata una vera e propria trattativa per la mia riconferma, perché mi era stato detto fin dall'inizio che non c'erano soldi. Che ne dovevano prendere uno che costasse meno di me, in sostanza. Sarei stato disposto ad accettare lo stesso stipendio dell'anno scorso, ma per la società era comunque troppo".
- Fino a quando ha sperato che il suo matrimonio con la Lauretana potesse proseguire ancora per una stagione?
"Fino all'ultimo, cioè fino a quando è stato preso Jamel Thomas. Ho sempre sperato che il budget, all'improvviso, aumentasse".
- Thomas, lo conosce?
"No".
- Sfumata la Fortitudo, andrà a al Montepaschi Siena?
"Non so ancora. C'è stata un'offerta, la sto valutando. Comunque, oltre a quella di Biella, ho sperato per tutta l'estate che arrivasse la chiamata di una grande. Oltre a Siena, in certi momenti sono stato davvero vicino a Virtus e Fortitudo Bologna".
- Quanto le manca Biella?
"Beh, se ero entrato nell'ordine di idee di rimanere, significa che a Biella non stavo poi così male... Quella scorsa è stata una bella stagione per me, sono stato messo nelle condizioni ideali per esprimermi al meglio. E io ho ripagato la società, facendo fare il salto di qualità alla squadra".
- Qual è l'aspetto che, più di altri, le provoca nostalgia?
"L'ambiente. Mi manca".
- Cosa le ha lasciato l'esperienza dello scorso campionato?
"La consapevolezza di essere un giocatore che può fare la differenza. Questo è successo anche grazie a Savio, Atripaldi e Ramagli, tre persone che in maniera diversa mi hanno permesso di lavorare bene".
- Una curiosità. Quando era qui, abitava al Piazzo in una casa con splendida vista su Biella. E' vero che continuerà ad affittarla, nonostante il suo destino passi altrove?
"Informazione sbagliata...".
- Per i tifosi era diventato un idolo: che ricordo conserva di loro?
"Di loro penserò sempre e solo belle cose".
- Adesso, in tempi non sospetti, può rispondere: perché lei e Malik Dixon non vi passavate la palla?
"Perché evidentemente eravamo due giocatori che non si integravano benissimo. Se alla fine abbiamo trovato un giusto equilibrio, è stato tutto merito di Ramagli".
- Come le piacerebbe essere ricordato?
"Come uno che ha un grande cuore".
- E, magari, come un dolce e cronico ritardatario...
"Sorvoliamo, please".
- Quanto deve Niccolai alla Pallacanestro Biella?
"Molto, perché sono stato messo nella condizione ideale di giocare. Avevo bisogno di un ambiente così, dopo un anno non facile a Roma".
- E Biella a Niccolai?
"Altrettanto. Senza falsa modestia, penso di essere stato determinante per la salvezza della Lauretana. Sono orgoglioso di quello che ho fatto".
- "Poppi", all'anagrafe Pierpaolo Bruzzi, il massaggiatore che lei costringeva a ore di straordinari, adesso è un uomo distrutto. Non sa più come passare il tempo. Ha un pensierino anche per lui?
"Se ho vissuto una stagione senza infortuni, è stato tutto merito suo e dello staff medico".
- A quando il suo prossimo aeroplanino, gesto dei momenti importanti?
"Dipende da dove giocherò. L'avrei fatto volentieri a Biella...".
Alessandro Alciato