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Mabo, Mc Leod la prima mossa

Firmato il giocatore che potrà fare comodo in regia

LIVORNO. Firmato Keith Mc Leod. La scheggia di Canton, arrivata un mese fa «per alzare il ritmo e la competitività degli allenamenti», come disse Luca Banchi, è riuscita a convincere il coach è si conquistata il suo primo ingaggio italiano. Un colpo che Livorno ha sicuramente ponderato con attenzione, visto il massimo di quattro visti per giocatori extracomunitari che vengono concessi quest'anno dalla Federazione in serie A.
Mc Leod era arrivato come una guardia ma in questi giorni italiani si è rivelato soprattutto un giocatore bravo in regia. E viste le difficoltà che ad oggi la Mabo si ritrova proprio in cabina di pilotaggio, con Parente non ancora al top della condizione (e praticamente al debutto in A1 dopo l'intervento al tendine di Achille) e Giachetti fermo ai box a causa dell'infiammazione al tendine rotuleo (tornerà a lavorare in gruppo fra una decina di giorni), avere uno come Mc Leod, capace di manovrare l'attacco con intelligenza, di dettare i ritmi e trovare varchi a difesa schierata, è sicuramente utile.
191 centimetri, 23 anni, nato nell'Ohio, Mc Leod è uscito dalla Bowling Green University, con la quale ha scritto cifre da record. Nell'ultimo campionato ha messo a segno un high stagionale contro Buffalo University, firmando qualcosa come 42 punti, ma per dieci volte ha superato quota 30. Un realizzatore sopraffino, che ha terminato il college con 1895 punti segnati, diventando il tredicesimo bomber di sempre della sua università. Nell'ultimo anno con 775 punti (22.9 di media) è stato il settimo realizzatore della nazione e il decimo di ogni epoca della sua Conference (Mac). Appena uscito dal college è stato selezionato dai St Joseph Express, militanti nella Usbl, con cui ha disputato una partita, per poi partecipare alla Summer League di Salt Lake City con i Portland Trail Blazers, in cui giocava tra gli altri anche Maurice Carter.
Luca Banchi lo ha visionato proprio al Rocky Mountain Revue e ha segnato il suo nome sul taccuino amaranto. «L'ho visto alla Summer League e mi ha fatto una impressione molto positiva - diceva a metà agosto il coach amaranto - è una guardia brava a far canestro, ma con un trattamento di palla che gli permette anche di giocare da play. In questo momento in cui Giachetti è fermo ai box e Parente sta rientrando da sei mesi di stop, Mc Leod arriva per dare competitività agli allenamenti, alle amichevoli e per mostrarci come può giocare in Italia e cosa può dare a questa squadra. L'anno scorso Conley è arrivato con la stessa formula ed è rimasto, affermandosi poi come una delle sorprese del campionato. Nulla può escludere che Mc Leod non faccia lo stesso». La conferma se l'è conquistata. Ora lo vedremo in campionato.
(g. c.) LIVORNO. Un equipaggio tutto amaranto, su una barca che potrebbe chiamarsi Livorno, al prossimo Giro d'Italia a Vela? L'idea è di Filippo Caporali, 31 anni, 20 dei quali spesi tra mare, bomi e gennaker, terzo italiano (57º assoluto) nella classe olimpica Finn ai campionati del mondo di Atene dello scorso luglio, un risultato che lo propone come uno dei candidati più accreditati per salire sulla barca azzurra alle prossime Olimpiadi. «Più che di un'idea si tratta di un progetto delineato nel corso degli ultimi due anni, per il quale insieme ad un gruppo di altri velisti livornesi ho costituito una vera e propria associazione che abbiamo chiamato Labro Sail».
Il Giro d'Italia rappresenta forse l'appuntamento velico più importante a livello nazionale. Organizzato da Cino Ricci, lo skipper di Azzurra, telecronista delle recenti imprese di Luna Rossa, e dalla Gazzetta dello Sport, si appresta a celebrare nel luglio prossimo il quindicesimo anno di vita. E nell'anno della Coppa America, a cui parteciperanno due imbarcazioni legate in qualche modo a Livorno, il Mascalzone Latino di Onorato e la Luna Rossa del logistic manager Antonio Marrai, l'edizione numero 15 di questa corsa a tappe che ricorda tanto il Giro di ciclismo, assumerà un sapore ancora più particolare. «É anche per questo che ci piacerebbe riuscire a mettere in acqua una barca tutta livornese, che portasse in giro per i porti e per le località turistiche dell'Italia il nome e la tradizione nautica della nostra città», continua Caporali.
Il Giro rappresenta una regata atipica, proponendo un mix di gare a triangolo e regate lunghe, di porto in porto, dal mar Adriatico al mar Tirreno, facendo tappa in una decina di località sparse sulle nostre coste. «Credo che sarebbe anche un'occasione eccezionale per promuovere la città e le sue bellezze - aggiunge il velista livornese - Dal 1988 anno in cui è nata la manifestazione è cresciuta tantissimo, ora è seguita costantemente dalla Rai e poi rientra negli eventi della Gazzetta. Dietro la carovana delle barche poi si muove tutta la macchina organizzativa e il villaggio che fa tappa nelle varie località toccate dalla regata. Sarebbe insomma un ritorno economico e di immagine per città e sponsor».
L'idea di Caporali è quella di attingere dai vari circoli livornesi per la composizione dell'equipaggio: «Sul monotipo G34, che viene fornito dall'organizzazione, è previsto un equipaggio di 6 atleti, ma visto che la manifestazione dura trenta giorni, l'ideale sarebbe avere una ventina di velisti, che facessero un vero e proprio turn over. Sono sicuro che con la tradizione velica che ha la nostra città, la barca Livorno potrà fare la sua bella figura fin dal suo debutto al Giro».
g. c.
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