FABRIANO — La mattinata più calda dell'estate del Fabriano basket è durata, più o meno, un paio d'ore, ma alla fine i «fuochi» dell'ammutinamento, almeno per adesso, si sono spenti.
Quasi sciopero
Tutto è cominciato attorno alle dieci, quando i componenti dello staff si sono incrontrati con il vice presidente D'Ovidio. I vice allenatori Cerini e Pecchia, il preparatore Rosei, il massaggiatore Agostinelli, il team manager Bartocci a confronto con il vertice societario su questioni economiche (leggi pagamenti degli stipendi) e soprattutto di staff e organizzazione, ritenuti ancora in fase troppo embrionale. Dibattito acceso e risposte giudicate poco esaustive che portano all'iniziale, clamorosa decisione di sciopero. «Noi a Napoli non andiamo», la replica del gruppo tecnico che aveva così stabilito la non partenza per il capoluogo partenopeo dove ieri la Carifac si è allenata con la Di Nola, e oggi (ore 18) disputerà un'amichevole ufficiale sempre con la pari categoria. Ma poi, dopo lunghi consulti telefonici, Biondi, D'Ovidio e gli altri si attivano per sanare la frattura e assecondare le richieste (almeno finanziarie) del team che affianca Carmenati. «Tutto risolto», annuncia D'Ovidio all'ora di pranzo. Ma il pullman con coach e giocatori è già partito e quelli dello staff devono salire in auto per raggiungere Napoli e il resto della truppa.
«Io non mollo»
L'ennesimo episodio «inquietante» per una società alle prese con evidenti problemi di portafogli non scalfisce, però, determinazione e senso di responsabilità del tecnico. «Tutto — spiega con saggezza Carmenati — è figlio delle difficoltà finanziarie con le quali conviviamo. Eppure, per risolverle, basterebbe che l'uno per mille dei 17 mila miliardi di lire di fatturato della produttività fabrianese andasse al basket per tenere viva e vegeta questa storica realtà».
Nuovi soci?
In attesa dell'assemblea di mercoledì, il presidente Biondi è sempre in pausa di riflessione (va o resta?), ma intanto lancia un inedito segnale di ottimismo. «L'arrivo della Carifac sta smuovendo le acque — rileva il massimo dirigente — Proprio l'istituto bancario ha sensibilizzato alcuni imprenditori, anche mai avvicinatisi alla pallacanestro prima d'ora, con i quali presto parleremo. Possibilità? Diciamo che 'mister 5 miliardi' non c'è, ma se riusciremo a coagulare le forze a rendere più ampio il gruppo dei sostenitori finanziari, forse saremo in grado di riassestarci economicamente e quindi potenziare la squadra».
Alessandro Di Marco
Quasi sciopero
Tutto è cominciato attorno alle dieci, quando i componenti dello staff si sono incrontrati con il vice presidente D'Ovidio. I vice allenatori Cerini e Pecchia, il preparatore Rosei, il massaggiatore Agostinelli, il team manager Bartocci a confronto con il vertice societario su questioni economiche (leggi pagamenti degli stipendi) e soprattutto di staff e organizzazione, ritenuti ancora in fase troppo embrionale. Dibattito acceso e risposte giudicate poco esaustive che portano all'iniziale, clamorosa decisione di sciopero. «Noi a Napoli non andiamo», la replica del gruppo tecnico che aveva così stabilito la non partenza per il capoluogo partenopeo dove ieri la Carifac si è allenata con la Di Nola, e oggi (ore 18) disputerà un'amichevole ufficiale sempre con la pari categoria. Ma poi, dopo lunghi consulti telefonici, Biondi, D'Ovidio e gli altri si attivano per sanare la frattura e assecondare le richieste (almeno finanziarie) del team che affianca Carmenati. «Tutto risolto», annuncia D'Ovidio all'ora di pranzo. Ma il pullman con coach e giocatori è già partito e quelli dello staff devono salire in auto per raggiungere Napoli e il resto della truppa.
«Io non mollo»
L'ennesimo episodio «inquietante» per una società alle prese con evidenti problemi di portafogli non scalfisce, però, determinazione e senso di responsabilità del tecnico. «Tutto — spiega con saggezza Carmenati — è figlio delle difficoltà finanziarie con le quali conviviamo. Eppure, per risolverle, basterebbe che l'uno per mille dei 17 mila miliardi di lire di fatturato della produttività fabrianese andasse al basket per tenere viva e vegeta questa storica realtà».
Nuovi soci?
In attesa dell'assemblea di mercoledì, il presidente Biondi è sempre in pausa di riflessione (va o resta?), ma intanto lancia un inedito segnale di ottimismo. «L'arrivo della Carifac sta smuovendo le acque — rileva il massimo dirigente — Proprio l'istituto bancario ha sensibilizzato alcuni imprenditori, anche mai avvicinatisi alla pallacanestro prima d'ora, con i quali presto parleremo. Possibilità? Diciamo che 'mister 5 miliardi' non c'è, ma se riusciremo a coagulare le forze a rendere più ampio il gruppo dei sostenitori finanziari, forse saremo in grado di riassestarci economicamente e quindi potenziare la squadra».
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino