TRIESTE - Bombardieri, all’attacco! Al PalaTrieste, Pasqua con i botti più che Capodanno. La Coop piega Roma, ferma una metropoli opulenta, vince un autentico spareggio di centroclassica, riconquista la settima posizione solitaria. Trieste apparecchia e sparecchia, lascia la Wurth avvicinarsi un po’ e le dà una martellata in testa. Scatta subito avanti con due bombe di Erdmann e Maric, raggiunge i 21 punti di vantaggio sul 64-43 con una tripla di Mazique a 13’ dalla fine, ammazza l’ultimo velleitario tentativo di rimonta dei romani con un tiro pesante dell’ultimo arrivato Lazic che esorcizza così un esordio casalingo condizionato dall’emozione dopo la positiva gara a Reggio Calabria. Un match dominato dall’inizio alla fine, senza mai perdere il controllo, una condotta di gara autoritaria che ridà fiato alla corsa verso i play-off ormai a portata di mano (10 punti di vantaggio sulla tredicesima a otto giornate dalla fine).
Priva di Carlton Myers e Ben Handlogten, la Wurth le aveva date a Skipper e Scavolini. A Trieste in condizioni simili ha tentato di trasformare l’area in un bunker, ma la sua difesa è finita spappolata dalle granate lanciate dal fronte biancorosso. I suoi due unici lunghi, Callahan e Masper, si sono ben presto caricati di falli. Nei primi 20’ la squadra capitolina ha racimolato la miseria di sei rimbalzi. Padroni assoluti del proprio tabellone, Casoli e Mazique in attacco si sono permessi il lusso di sparare dalla lunga distanza, particolare non inedito, ma stavolta con precisione micidiale. Tre su tre per l’italiano, due su due per l’americano. Bastano questi due dati per spiegare lo stato di grazia della Coop.
Casoli ha insaccato tre bombe importanti, con la Wurth in fase di recupero: quella del 28-21, quella del 38-30, quella del 73-58 che a 4’40’’ dalla sirena ha chiuso la gara anche per chi crede nei recuperi miracolosi. Trovatasi di fronte a giganti bombaroli (che non esistono neanche nelle favole), Roma è andata a sbattere contro una realtà grama e ha dovuto ancora di più far pendere il proprio gioco sul fulcro Jerome Allen verso il quale la manovra è già comunque tutta sbilanciata. Maric e Erdmann hanno attuato su di lui una buona staffetta difensiva, non limitando eccessivamente il suo bottino (comunque 23 punti per lui) ma offuscando la fonte del gioco avversario che, oltre che sulle scorribande del play, è vissuto quasi esclusivamente sulle bombe di Righetti e Marcaccini.
Rovesciando canoni consueti, Trieste ha trovato mattoni per la propria diga difensiva, grazie alla ritrovata vena d’attacco. Ben presto i suoi esterni si sono alzati e hanno colpito dal perimetro e per ben due volte nella fase centrale del primo quarto la retroguardia triestina ha premuto a tal punto sugli avversari da fargli perdere il possesso di palla per il limite di 24”. Era un segno del destino, la dimostrazione di un armonica sinergia tra fase di attacco e di difesa. Così, già sul 22-12, la Coop ha raggiunto 10 lunghezze di vantaggio e si è messa in condizioni di mostrare le due migliori facce di se stessa. Prima quella sotto l’elmetto di guerra, che le aveva permesso tra l’altro il recente blitz di Udine e che le ha consentito ieri di respingere una rabbiosa rimonta della Wurth propiziata dal passaggio alla difesa a zona e portata quasi a compimento con una penetrazione di Allen (38-35).
È stato in questa fase Jones, rinato da un paio di partite, a mettere a punto l’ultima trasformazione: una bomba, una palla rubata con conclusione vincente in contropiede, un’altra tripla. Coop nuovamente a più 11 e Wurth annichilita. A questo punto Trieste aveva gettato l’elemetto per il cappello da passeggio e sfoggiava quell’abito della festa mostrato per lunghi sprazzi nel girone d’andata. Tanto per variare «numero», due spettacolari tap-in in stratta sequenza in apertura di ripresa: prima di Casoli, poi di Mazique. Poi il momento anche del contropiede su palla rubata da Erdmann che nel giro di due minuti ha dato sfoggio di altre delle sue innumerevoli risorse offensive: prima una bomba (concluderà con un bottino di 20 punti), poi con un assist a favore di Casoli.
Showtime di ritorno, tale da far scatenare il pubblico (oltre i quattromila, ma insufficiente per il rush finale anche se c’era la scusante della vigilia di Pasqua) e far sventolare i bandieroni dei Dragons. L’obiettivo ulteriore era quello di recuperare anche i 18 punti di scarto subiti all’andata per avere la differenza canestri positiva, ma sarebbe stata una manna inattesa. Nel frattempo Fabriano ha travolto la Scavolini e la lotta di centroclassifica si è fatta incandescente. La Coop non deve scendere sotto l’ottavo posto per avere poi buone speranze di superare addirittura il primo turno dei play-off. Le avversarie sono agguerrite, ma le partite da giocare diminuiscono. Trieste è in vantaggio e, piccolo particolare, è tornata a giocare a basket.
Silvio Maranzana
Priva di Carlton Myers e Ben Handlogten, la Wurth le aveva date a Skipper e Scavolini. A Trieste in condizioni simili ha tentato di trasformare l’area in un bunker, ma la sua difesa è finita spappolata dalle granate lanciate dal fronte biancorosso. I suoi due unici lunghi, Callahan e Masper, si sono ben presto caricati di falli. Nei primi 20’ la squadra capitolina ha racimolato la miseria di sei rimbalzi. Padroni assoluti del proprio tabellone, Casoli e Mazique in attacco si sono permessi il lusso di sparare dalla lunga distanza, particolare non inedito, ma stavolta con precisione micidiale. Tre su tre per l’italiano, due su due per l’americano. Bastano questi due dati per spiegare lo stato di grazia della Coop.
Casoli ha insaccato tre bombe importanti, con la Wurth in fase di recupero: quella del 28-21, quella del 38-30, quella del 73-58 che a 4’40’’ dalla sirena ha chiuso la gara anche per chi crede nei recuperi miracolosi. Trovatasi di fronte a giganti bombaroli (che non esistono neanche nelle favole), Roma è andata a sbattere contro una realtà grama e ha dovuto ancora di più far pendere il proprio gioco sul fulcro Jerome Allen verso il quale la manovra è già comunque tutta sbilanciata. Maric e Erdmann hanno attuato su di lui una buona staffetta difensiva, non limitando eccessivamente il suo bottino (comunque 23 punti per lui) ma offuscando la fonte del gioco avversario che, oltre che sulle scorribande del play, è vissuto quasi esclusivamente sulle bombe di Righetti e Marcaccini.
Rovesciando canoni consueti, Trieste ha trovato mattoni per la propria diga difensiva, grazie alla ritrovata vena d’attacco. Ben presto i suoi esterni si sono alzati e hanno colpito dal perimetro e per ben due volte nella fase centrale del primo quarto la retroguardia triestina ha premuto a tal punto sugli avversari da fargli perdere il possesso di palla per il limite di 24”. Era un segno del destino, la dimostrazione di un armonica sinergia tra fase di attacco e di difesa. Così, già sul 22-12, la Coop ha raggiunto 10 lunghezze di vantaggio e si è messa in condizioni di mostrare le due migliori facce di se stessa. Prima quella sotto l’elmetto di guerra, che le aveva permesso tra l’altro il recente blitz di Udine e che le ha consentito ieri di respingere una rabbiosa rimonta della Wurth propiziata dal passaggio alla difesa a zona e portata quasi a compimento con una penetrazione di Allen (38-35).
È stato in questa fase Jones, rinato da un paio di partite, a mettere a punto l’ultima trasformazione: una bomba, una palla rubata con conclusione vincente in contropiede, un’altra tripla. Coop nuovamente a più 11 e Wurth annichilita. A questo punto Trieste aveva gettato l’elemetto per il cappello da passeggio e sfoggiava quell’abito della festa mostrato per lunghi sprazzi nel girone d’andata. Tanto per variare «numero», due spettacolari tap-in in stratta sequenza in apertura di ripresa: prima di Casoli, poi di Mazique. Poi il momento anche del contropiede su palla rubata da Erdmann che nel giro di due minuti ha dato sfoggio di altre delle sue innumerevoli risorse offensive: prima una bomba (concluderà con un bottino di 20 punti), poi con un assist a favore di Casoli.
Showtime di ritorno, tale da far scatenare il pubblico (oltre i quattromila, ma insufficiente per il rush finale anche se c’era la scusante della vigilia di Pasqua) e far sventolare i bandieroni dei Dragons. L’obiettivo ulteriore era quello di recuperare anche i 18 punti di scarto subiti all’andata per avere la differenza canestri positiva, ma sarebbe stata una manna inattesa. Nel frattempo Fabriano ha travolto la Scavolini e la lotta di centroclassifica si è fatta incandescente. La Coop non deve scendere sotto l’ottavo posto per avere poi buone speranze di superare addirittura il primo turno dei play-off. Le avversarie sono agguerrite, ma le partite da giocare diminuiscono. Trieste è in vantaggio e, piccolo particolare, è tornata a giocare a basket.
Silvio Maranzana