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Pesaro, occhi puntati su Richardson

La nuova guardia-ala della Scavolini ricorda un certo... Daye

PESARO – Operazione nostalgia questa sera a Pesaro! La nuova Scavolini, che sul “cuore" dei suoi giocatori punta molto, ha deciso di parlare direttamente al cuore dei suoi tifosi, toccando le corde più sensibili del popolo biancorosso: cosa c’era di meglio, in questo senso, di un esordio stagionale in casa nel vecchio palazzetto dello sport? L’occasione di un emozionante “amarcord" in quello che, per la prima squadra cestistica cittadina, potrebbe anche essere l’ultimo appuntamento col vecchio, malandato “hangar" di Via Marconi, che è stato la casa della Vuelle per 40 anni esatti, dalla metà degli anni cinquanta alla metà degli anni novanta.
Quanto alla squadra, sarà l’occasione per verificarne la “simpatia" e la presa che è riuscita a stabilire sugli sportivi pesaresi, testimoniata anche dal buon successo della campagna abbonamenti. C’è curiosità e fiducia intorno ai nuovi giocatori, tutti fra l’altro – dal pesarese “di Villa Fastiggi" Matteo Malaventura (lo chiamano “il fanese" ma per la cronaca a Fano ci è solo nato) alla “new wave" dei collegiali statunitensi per arrivare allo jugoslavo Beric – tutti, dicevamo, molto ma molto sensibili al tifo e alla spinta del pubblico, al punto che forse quest’anno, nei momenti di pathos più intenso, si potrebbe provare a “telecomandare" la squadra dalle tribune!
Uno che non viene direttamente dal college ma il calore della gente lo sente ugualmente parecchio è Norm Richardson. La guardia ex Nba rappresenta stasera una delle maggiori attrazioni. Da dove deriva il consenso che già sembra circondarlo, se ha giocato nella Scavolini finora appena una partita più... sei minuti? Semplice: molti pesaresi sono andati a vedere gli allenamenti e di basket, com’è noto, se ne intendono. La classe è qualcosa che si può intuire da subito, e Richardson di classe ne ha in abbondanza. Per la “leggerezza" con cui si muove in campo e l’abilità a “irretire" gli avversari nel suo gioco “totale", la stampa americana lo ha paragonato a un “ragno". Non è ancora il suo soprannome, ma può diventarlo qui a Pesaro se terrà fede alle promesse e se riuscirà a conquistare la tifoseria, cosa resa più agevole dal carattere aperto e cordiale.
Richardson, che quest’estate era nel mirino di molte squadre europee ed era entrato persino nei piani della Benetton campione d’Italia, è stato anche definito “un musicista swing con le mani di velluto". Come un abile jazzista è infatti capace di percorrere con tocchi leggeri e precisi l’intera “tastiera" del parquet, ricoprendo a seconda delle necessità tutti e tre i ruoli “esterni": play, guardia e ala piccola. Chi lo ha visto venerdì a Rimini contro la Virtus – in quella che è stata la sua prima volta in maglia biancorossa dopo il fulmineo infortunio di Urbino – ha potuto apprezzarne le serpentine, le sospensioni, gli avvitamenti e il diluvio di assist forniti ai compagni. Per questa eleganza e scioltezza delle movenze ed anche per la grande visione di gioco, se il paragone non vi sembra eccessivo (arrischiato lo è di sicuro), ci ricorda un po’ Darren Daye (e adesso che abbiamo avuto il “coraggio" di dirlo, speriamo di non dovercene pentire...).
Giancarlo Iacchini
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