Orologio di Gucci, ciabatte di Prada, pantaloni e camicia bianca di chissà chi, distribuiti su quasi due metri di altezza e due spalle larghe così. Poi, uno sguardo triste e i ricordi che tornano a martellare il cervello. Anche un gigante può avere paura e Jamel Thomas, 26 anni, il nuovo americano a cui la Lauretana (basket serie A1) chiede punti, l'anno scorso ne ha avuta molta. E' di New York, e a New York ha vissuto il dramma dell'11 settembre.
Si trovava nella sua casa di Coney Island, punta meridionale di Brooklyn, a meno di venti minuti di macchina dal World Trade Center, ora diventato Ground Zero. Dormiva. Lo ha svegliato l'inferno venuto dal cielo: "Ho sentito un rumore tremendo, difficile da spiegare. Mi sono precipitato alla finestra, ho guardato verso le Twin Towers, e ho visto un gran fumo. Poi ho acceso la televisione, e purtroppo mi sono reso conto di ciò che stava succedendo. Dovevo andarmi ad allenare, di lì a poco, passando proprio per quella strada che ora non c'è più: non ci sono andato. Sono rimasto in casa tutto il giorno, per guardare la televisione".
- Qual è stata la sua prima reazione?
"Sono scoppiato a piangere".
- Cosa rappresenta per lei l'11 settembre?
"Un giorno che non dimenticherò mai. In un certo senso sono stato fortunato, perché non conoscevo nessuna delle vittime; solo l'amico di un amico. Ancora oggi sento il dolore, in particolare quando ritorno a casa. A qualcuno certe scene potevano anche sembrare da film, mentre noi ce le vedevamo proprio davanti a casa. Aprivi la finestra, e vivevi l'inferno praticamente in diretta".
- Cosa pensava, in quei terribili momenti?
"Alla mia fidanzata Onika, che lavorava tre strade più in là rispetto alle Twin Towers. Ci siamo sentiti per telefono, ha visto il secondo aereo abbattersi sulle torri, ha capito che neppure il primo schianto era stato un incidente, ed è scappata via. Ero preoccupatissimo per lei. Per fortuna, alla fine non le è successo niente di brutto".
- Come è cambiata la sua vita, dopo quel giorno?
"Ho imparato a vivere alla giornata, senza preoccupazioni".
- Quando ha visitato per la prima volta Ground Zero?
"Due settimane dopo il disastro, ma i controlli erano molto rigidi, e non si riusciva ad arrivare poi così vicino al luogo del disastro. Si poteva vedere decisamente meglio alla televisione, grazie alle riprese dall'altro degli elicotteri".
- Le è venuta paura di volare?
"No, anche se ogni volta che salgo su un aereo, spero che Dio mi assista".
- Cosa farà mercoledì, anniversario di quel primo 11 settembre?
"Chiamerò casa, parlerò con i miei parenti. Soprattutto con mio padre che, essendo un reduce del Vietnam, è molto attento a determinati argomenti. Di Osama Bin Laden parla sempre".
- E cosa dice?
"Soprattutto che George Bush sapeva che stava per accadere qualcosa di tremendo, ma non esattamente cosa. E' una tesi che sostiene fin dal primo giorno".
- Prima voi americani vi sentivate invincibili: e ora?
"Ci siamo svegliati, purtroppo".
-Ha paura che possa risuccedere?
"Spero di no".
- Secondo lei Bin Laden è morto?
"No, no, è ancora vivo. Ne sono sicuro".
- Scusi, ma come fa a saperlo?
"Non hanno mai ritrovato il suo corpo, quindi deve essere per forza vivo".
- Lei è cristiano?
"Sì, penso che ci siano il Bene e il Male. Credo che esista un unico Dio, e che debba per forza essere buono".
- Cosa pensa dei musulmani?
"Che musulmano non significhi per forza cattivo".
Il viaggio che ha portato Jamel Thomas a Biella, via New York-Lisbona-Milano Malpensa, è stato caratterizzato da parecchie ore di ritardo. La causa? Un allarme terrorismo.
Alessandro Alciato
Si trovava nella sua casa di Coney Island, punta meridionale di Brooklyn, a meno di venti minuti di macchina dal World Trade Center, ora diventato Ground Zero. Dormiva. Lo ha svegliato l'inferno venuto dal cielo: "Ho sentito un rumore tremendo, difficile da spiegare. Mi sono precipitato alla finestra, ho guardato verso le Twin Towers, e ho visto un gran fumo. Poi ho acceso la televisione, e purtroppo mi sono reso conto di ciò che stava succedendo. Dovevo andarmi ad allenare, di lì a poco, passando proprio per quella strada che ora non c'è più: non ci sono andato. Sono rimasto in casa tutto il giorno, per guardare la televisione".
- Qual è stata la sua prima reazione?
"Sono scoppiato a piangere".
- Cosa rappresenta per lei l'11 settembre?
"Un giorno che non dimenticherò mai. In un certo senso sono stato fortunato, perché non conoscevo nessuna delle vittime; solo l'amico di un amico. Ancora oggi sento il dolore, in particolare quando ritorno a casa. A qualcuno certe scene potevano anche sembrare da film, mentre noi ce le vedevamo proprio davanti a casa. Aprivi la finestra, e vivevi l'inferno praticamente in diretta".
- Cosa pensava, in quei terribili momenti?
"Alla mia fidanzata Onika, che lavorava tre strade più in là rispetto alle Twin Towers. Ci siamo sentiti per telefono, ha visto il secondo aereo abbattersi sulle torri, ha capito che neppure il primo schianto era stato un incidente, ed è scappata via. Ero preoccupatissimo per lei. Per fortuna, alla fine non le è successo niente di brutto".
- Come è cambiata la sua vita, dopo quel giorno?
"Ho imparato a vivere alla giornata, senza preoccupazioni".
- Quando ha visitato per la prima volta Ground Zero?
"Due settimane dopo il disastro, ma i controlli erano molto rigidi, e non si riusciva ad arrivare poi così vicino al luogo del disastro. Si poteva vedere decisamente meglio alla televisione, grazie alle riprese dall'altro degli elicotteri".
- Le è venuta paura di volare?
"No, anche se ogni volta che salgo su un aereo, spero che Dio mi assista".
- Cosa farà mercoledì, anniversario di quel primo 11 settembre?
"Chiamerò casa, parlerò con i miei parenti. Soprattutto con mio padre che, essendo un reduce del Vietnam, è molto attento a determinati argomenti. Di Osama Bin Laden parla sempre".
- E cosa dice?
"Soprattutto che George Bush sapeva che stava per accadere qualcosa di tremendo, ma non esattamente cosa. E' una tesi che sostiene fin dal primo giorno".
- Prima voi americani vi sentivate invincibili: e ora?
"Ci siamo svegliati, purtroppo".
-Ha paura che possa risuccedere?
"Spero di no".
- Secondo lei Bin Laden è morto?
"No, no, è ancora vivo. Ne sono sicuro".
- Scusi, ma come fa a saperlo?
"Non hanno mai ritrovato il suo corpo, quindi deve essere per forza vivo".
- Lei è cristiano?
"Sì, penso che ci siano il Bene e il Male. Credo che esista un unico Dio, e che debba per forza essere buono".
- Cosa pensa dei musulmani?
"Che musulmano non significhi per forza cattivo".
Il viaggio che ha portato Jamel Thomas a Biella, via New York-Lisbona-Milano Malpensa, è stato caratterizzato da parecchie ore di ritardo. La causa? Un allarme terrorismo.
Alessandro Alciato