TRIESTE - Terna in campo la Pallacanestro Trieste che questa sera, alle 20.15 sul parquet di Imola, incontra la società del triestino Dario Bocchini, attuale general manager della formazione emiliana e per tanti anni al servizio di Trieste in qualità di direttore sportivo. Non solo una visita di cortesia, comunque, dal momento che nonostante le assenze di Erdmann e Roberson (negli Stati Uniti per farsi rilasciare il visto) Cesare Pancotto vuole sfruttare questa amichevole per provare alcuni accorgimenti tattici in vista del campionato.
«La partita di questa sera - conferma il coach marchigiano - è una tappa di avvicinamento all’esordio del prossimo 22 settembre contro la Skipper. L’assenza di Erdmann e Roberson, dunque, diventa il pretesto per provare soluzioni che ci potranno tornare utili nel corso della stagione. Voglio vedere Casoli impiegato nel ruolo di ala piccola, verificare le risposte che mi può dare Sy giocando da play-maker. Il tutto nell’ottica di un quintetto alternativo con tre lunghi schierati contemporaneamente sul parquet».
Prove tecniche di campionato, dunque, per Trieste che sta lottando contro il tempo per presentarsi al meglio ai nastri di partenza della nuova stagione.
«La nostra condizione - continua Pancotto - è ancora tutta da perfezionare. Colpa della frammentarietà del lavoro che ha compromesso la possibilità di avere i dieci titolari contemporaneamente a disposizione. Ci manca continuità e questa condizione si è vista nel corso dei tornei che abbiamo disputato nel precampionato. A Grado e a Lignano abbiamo fatto cose buone alternate a pessime giocate. Questo mi fa capire che dobbiamo lavorare per trovare la nostra identità. Probabilmente non saremo pronti per il campionato, manca il tempo materiale, ma invece di farla diventare una debolezza dobbiamo farla diventare un punto di forza. Sapendo di essere indietro, lavorare ancora più duramente per recuperare il tempo perduto».
Cesare Pancotto è contento di questa squadra?
«Cosa devo dire?», continua il coach. «Se uno vive in una casa decorosa ma ha di fronte la casa di Paperon de’ Paperoni è chiaro che vorrebbe più di quello che ha. Mi piacerebbe poter giocare a Trieste per lo scudetto e questo è un punto di arrivo, lavoriamo perché questo sogno un giorno si possa avverare. In questo momento, però, dobbiamo fare i conti con delle difficoltà di bilancio oggettivo per cui lavoriamo con ciò che possiamo permetterci. Sia ben chiaro: io mi onoro di allenare a Trieste con queste difficoltà. Consapevole però di ciò che possiamo fare. Il settimo posto dello scorso anno deve essere cancellato. Quest’anno le squadre si sono rinforzate, Varese, Milano, Roma, Roseto e Udine hanno preso giocatori di qualità. Rimbocchiamoci le maniche e vediamo dove possiamo arrivare».
Un ultimo giudizio su Roberson?
«Terrance - conclude Pancotto - è un giovane che per la prima volta gioca fuori dagli Stati Uniti. Deve capire dove è arrivato, comprendere il ruolo che un americano deve avere nel basket europeo. Mi permetto di dire che, per giudicarlo, dobbiamo dargli ancora un po’ di tempo».
Lorenzo Gatto
«La partita di questa sera - conferma il coach marchigiano - è una tappa di avvicinamento all’esordio del prossimo 22 settembre contro la Skipper. L’assenza di Erdmann e Roberson, dunque, diventa il pretesto per provare soluzioni che ci potranno tornare utili nel corso della stagione. Voglio vedere Casoli impiegato nel ruolo di ala piccola, verificare le risposte che mi può dare Sy giocando da play-maker. Il tutto nell’ottica di un quintetto alternativo con tre lunghi schierati contemporaneamente sul parquet».
Prove tecniche di campionato, dunque, per Trieste che sta lottando contro il tempo per presentarsi al meglio ai nastri di partenza della nuova stagione.
«La nostra condizione - continua Pancotto - è ancora tutta da perfezionare. Colpa della frammentarietà del lavoro che ha compromesso la possibilità di avere i dieci titolari contemporaneamente a disposizione. Ci manca continuità e questa condizione si è vista nel corso dei tornei che abbiamo disputato nel precampionato. A Grado e a Lignano abbiamo fatto cose buone alternate a pessime giocate. Questo mi fa capire che dobbiamo lavorare per trovare la nostra identità. Probabilmente non saremo pronti per il campionato, manca il tempo materiale, ma invece di farla diventare una debolezza dobbiamo farla diventare un punto di forza. Sapendo di essere indietro, lavorare ancora più duramente per recuperare il tempo perduto».
Cesare Pancotto è contento di questa squadra?
«Cosa devo dire?», continua il coach. «Se uno vive in una casa decorosa ma ha di fronte la casa di Paperon de’ Paperoni è chiaro che vorrebbe più di quello che ha. Mi piacerebbe poter giocare a Trieste per lo scudetto e questo è un punto di arrivo, lavoriamo perché questo sogno un giorno si possa avverare. In questo momento, però, dobbiamo fare i conti con delle difficoltà di bilancio oggettivo per cui lavoriamo con ciò che possiamo permetterci. Sia ben chiaro: io mi onoro di allenare a Trieste con queste difficoltà. Consapevole però di ciò che possiamo fare. Il settimo posto dello scorso anno deve essere cancellato. Quest’anno le squadre si sono rinforzate, Varese, Milano, Roma, Roseto e Udine hanno preso giocatori di qualità. Rimbocchiamoci le maniche e vediamo dove possiamo arrivare».
Un ultimo giudizio su Roberson?
«Terrance - conclude Pancotto - è un giovane che per la prima volta gioca fuori dagli Stati Uniti. Deve capire dove è arrivato, comprendere il ruolo che un americano deve avere nel basket europeo. Mi permetto di dire che, per giudicarlo, dobbiamo dargli ancora un po’ di tempo».
Lorenzo Gatto