MESSINA, qui a Bologna si scrive che alla Virtus non la vogliano più vedere neanche in fotografia. Avrebbero bloccato una pagina pubblicitaria della Lega Basket, in vista della Supercoppa, con la sua immagine accanto a quella di Tanjevic.
«Avrebbero? Diciamo pure hanno. E´ andata così. Un giorno mi chiama l´ufficio stampa della Benetton per la liberatoria sull´immagine per questa pagina. Data, naturalmente. Poi ci hanno fatto sapere che era stato tutto fermato, perché di fronte non gradivano. Non ho parole, ma ormai non mi stupisco più di nulla».
Sabato si gioca. E, dal vangelo secondo Messina, cito: la Supercoppa conta poco. Con la Virtus infatti le ha perse tutte: 5 su 5.
«Confermo. Non conta a salvare né a riempire una stagione. Poi, per squadre molto rinnovate, come sono Virtus e Benetton, può dare stimoli e fiducia nel lavoro che si sta facendo. Tutto qui, non cambio certo idea perché ho cambiato squadra».
Questa, per lei, non è una Supercoppa come le altre.
«Certo che no, sarebbe stupido negarlo. Spero solo non crei problemi ai miei giocatori, che però sono grandi e vaccinati. Ma sarà così per tutti quelli che sanno come sono andate le cose alla Virtus. Saranno tanti, sabato, a voler capire come andrà. Poi, non faremo ritiri spirituali né la prepareremo al videotape come la finale del Mondiale. Non mi sono ancora bevuto il cervello».
A proposito di Mondiale, non le ha pianto il cuore a vedere Ginobili, mai un´assenza per un raffreddore in due anni di Virtus, ridotto così nella partita della vita?
«Sì, piangeva proprio il cuore. Ci eravamo scambiati una mail, dopo la vittoria sugli Usa, e Manu pensava, come tutti i suoi compagni, che si potesse andare fino in fondo. E´ stata una beffa davvero crudele. Però ho avuto pure la felicità di vedergli fare in un Mondiale le stesse cose che qui da noi faceva ogni domenica. Per me, può avere subito, nella Nba, un impatto alla Gasol».
E non le ha pianto il cuore anche rivedendo Bodiroga vincere uno contro cinque, come un certo 5 maggio?
«No, Dejan è bravissimo, ma quel giorno non la vinse lui. Col Panathinaikos la perdemmo noi, strozzati dall´ansia di chiudere la pratica troppo presto».
Torniamo a Bologna. Con la Virtus i conti sono pari?
«No, ma ho gente che ci pensa».
Mai più sentito Madrigali?
«No».
E sente gente?
«Ovvio, ci ho casa, amici, Bologna resta la mia città. Ho incontrato Giordano a Urbino, i miei vecchi giocatori, lo staff, e c´è stato molto calore. Poi, di Virtus, parlo sempre meno. Sono fuori, posso solo ascoltare e ho sentito tifosi dispiaciuti per l´attuale situazione. Ma credo che quando la squadra giocherà, la gente distinguerà, come sempre, chi va in campo e chi sta fuori. E presumo che sosterrà la sua squadra».
Le piace la nuova Virtus?
«Ha tanti giocatori di nome, gli investimenti sono stati onerosi, una squadra competitiva verrà fuori. Non saprei seguire il filo conduttore tecnico che ne ha diretto la costruzione, ma non sono affari miei. Ne ho già abbastanza della Benetton».
Insomma, sabato vuole vincere.
«Si gioca sempre per vincere, e non si gioca mai Ettore contro questo o contro quello. Non lo dico da oggi: sarà Virtus contro Benetto e la decideranno i giocatori».
Walter Fuochi
«Avrebbero? Diciamo pure hanno. E´ andata così. Un giorno mi chiama l´ufficio stampa della Benetton per la liberatoria sull´immagine per questa pagina. Data, naturalmente. Poi ci hanno fatto sapere che era stato tutto fermato, perché di fronte non gradivano. Non ho parole, ma ormai non mi stupisco più di nulla».
Sabato si gioca. E, dal vangelo secondo Messina, cito: la Supercoppa conta poco. Con la Virtus infatti le ha perse tutte: 5 su 5.
«Confermo. Non conta a salvare né a riempire una stagione. Poi, per squadre molto rinnovate, come sono Virtus e Benetton, può dare stimoli e fiducia nel lavoro che si sta facendo. Tutto qui, non cambio certo idea perché ho cambiato squadra».
Questa, per lei, non è una Supercoppa come le altre.
«Certo che no, sarebbe stupido negarlo. Spero solo non crei problemi ai miei giocatori, che però sono grandi e vaccinati. Ma sarà così per tutti quelli che sanno come sono andate le cose alla Virtus. Saranno tanti, sabato, a voler capire come andrà. Poi, non faremo ritiri spirituali né la prepareremo al videotape come la finale del Mondiale. Non mi sono ancora bevuto il cervello».
A proposito di Mondiale, non le ha pianto il cuore a vedere Ginobili, mai un´assenza per un raffreddore in due anni di Virtus, ridotto così nella partita della vita?
«Sì, piangeva proprio il cuore. Ci eravamo scambiati una mail, dopo la vittoria sugli Usa, e Manu pensava, come tutti i suoi compagni, che si potesse andare fino in fondo. E´ stata una beffa davvero crudele. Però ho avuto pure la felicità di vedergli fare in un Mondiale le stesse cose che qui da noi faceva ogni domenica. Per me, può avere subito, nella Nba, un impatto alla Gasol».
E non le ha pianto il cuore anche rivedendo Bodiroga vincere uno contro cinque, come un certo 5 maggio?
«No, Dejan è bravissimo, ma quel giorno non la vinse lui. Col Panathinaikos la perdemmo noi, strozzati dall´ansia di chiudere la pratica troppo presto».
Torniamo a Bologna. Con la Virtus i conti sono pari?
«No, ma ho gente che ci pensa».
Mai più sentito Madrigali?
«No».
E sente gente?
«Ovvio, ci ho casa, amici, Bologna resta la mia città. Ho incontrato Giordano a Urbino, i miei vecchi giocatori, lo staff, e c´è stato molto calore. Poi, di Virtus, parlo sempre meno. Sono fuori, posso solo ascoltare e ho sentito tifosi dispiaciuti per l´attuale situazione. Ma credo che quando la squadra giocherà, la gente distinguerà, come sempre, chi va in campo e chi sta fuori. E presumo che sosterrà la sua squadra».
Le piace la nuova Virtus?
«Ha tanti giocatori di nome, gli investimenti sono stati onerosi, una squadra competitiva verrà fuori. Non saprei seguire il filo conduttore tecnico che ne ha diretto la costruzione, ma non sono affari miei. Ne ho già abbastanza della Benetton».
Insomma, sabato vuole vincere.
«Si gioca sempre per vincere, e non si gioca mai Ettore contro questo o contro quello. Non lo dico da oggi: sarà Virtus contro Benetto e la decideranno i giocatori».
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica