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Fabriano, è bufera

FABRIANO — E la bufera, a lungo covata, arrivò giusto poche ore prima del campale e temutissimo 11 settembre della società fabrianese. Una giornata di colpi e contraccolpi, attacchi e risposte, premesse e promesse da cui scaturisce una sola convinzione: stasera dalle 18 in poi nell'assemblea dei soci alla sede della Faber potrebbe veramente succedere di tutto. Dall'ipotesi inquietante di una possibile chiusura di bottega a stretto giro di posta, ai presupposti per il reale rilancio economico-societario.
Alta… tensione. Ieri mattina il comunicato «forte» che invita l'attuale dirigenza a togliere il disturbo, nel pomeriggio l'affissione al palas di striscioni ancora più espliciti. «Sempre con la squadra, mai con questa società», «A.A.A. cercasi società competente», «Fuori i soldi o fuori dai…», le scritte sui lenzuoli preparati dai sostenitori del club Alta tensione. Messaggi diretti, direttissimi che hanno risparmiato la squadra, alla quale già in mattinata il club aveva fatto trovare uno striscione con dedica («Coach e giocatori, abbiamo fede in voi») scritto in inglese.
«Fatevi da parte». Toni pesanti, come quelli della nota in cui il bersaglio è rappresentato dall'attuale, dimissionario Consiglio di amministrazione. «Noi siamo convinti che i successi si costruiscano partendo dalla base e perciò chiediamo a questa società di farsi da parte, perché è evidente che l'unica garanzia che è in grado di dare è emulare la fine di Verona l'anno scorso: cioè finirsi i pochi soldi a gennaio e scomparire a maggio. Una volta uscite di scena le attuali figure, siamo fiduciosi che ci sia un imprenditore disponibile a rilevare l'intera società e rilanciare le quotazioni del Fabriano basket».
Biondi lascia? Il presidente Claudio Biondi non risponde, ma è chiaro che la mazzata è di quelle forti. Proprio lui che con il pubblico aveva spesso avuto un rapporto privilegiato, potrebbe aver ricevuto la «spinta» definitiva per passare la mano. «Resterò — aveva detto poche ore prima di cucirsi la bocca sul caso tifosi — solo se l'assemblea dei soci profilerà un progetto concreto con diversi sostenitori finanziari. Altrimenti non me la sento più di andare avanti con una società sempre più striminzita nelle forze umane ed economiche» .
«Non torno». E anche la scialuppa di salvataggio «abituale» legata all'ex vice presidente Antonio Ninno sembra piuttosto fragile. «A queste condizioni non rientro», spiega l'uomo-basket dell'ultimo quinquennio. «Certo che mi dispiace, ma ormai non ho più tempo e modo di essere impegnato in prima persona nel basket. Però, da appassionato, qualcosa vorrei fare. Magari lanciare l'idea di una cordata più ampia, con tanti soci da 25 ai 100 mila euro ciascuno e 'marchiare' la maglia con la scritta 'Industrie Fabriano nel mondo'».
Alessandro Di Marco
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