PESARO – Più battimani alla fine che all’inizio. Più intenso, vibrante, convinto l’applauso che ha congedato la Scavolini vittoriosa nell’amichevole con Rimini al vecchio palas, di quello che aveva accolto due ore prima l’ingresso dei nuovi biancorossi sull’antico parquet carico di ricordi e nostalgie. Buon segno. Quasi un simbolo di quel pragmatico empirismo che sembra essere quest’anno la filosofia di Crespi e della dirigenza: nessun proclama a priori, niente fanfare ma la concretezza di un esperimento il cui esito tutti possono verificare in presa diretta e in tempo reale. Porte aperte anche agli allenamenti, com’è noto: «Veniteci a vedere e poi decidete», esortava il coach. Anche se abbonarsi o meno. E da quest’ultimo punto di vista, se le “proiezioni" non si riveleranno un abbaglio, la Vuelle è avviata a centrare il primo significativo traguardo stagionale: portare a casa cioè lo stesso bottino di tessere nonostante un investimento dimezzato. Finanziariamente parlando, un successo alla Soros (del resto il marchio “Crespi", se qualcuno ci ha fatto caso, è quotato perfino a Piazza Affari...)!
Sportivamente parlando, invece, si vedrà alla fine della stagione se il bilancio sarà attivo e di quanto (il punto di riferimento è il sesto posto dell’anno scorso), ma c’è un altro aspetto, oltre a quello dei risultati, che va preso in considerazione, ed è il fattore “soggettivo": cioè il divertimento, la soddisfazione della gente, il gusto che si può provare nel veder giocare la squadra del cuore. Chi l’altra sera ha scelto di rituffarsi nell’amarcord del vecchio hangar, questo gusto (che sa anch’esso d’antico) lo ha potuto riassaporare. Si sarà perso Miss Italia in tivù, ma avrà scoperto con piacere una discreta bellezza locale, diciamo una giovane “signora in... biancorosso" che esteticamente ha poco da invidiare alle discutibili finaliste di Salsomaggiore, ed è molto più simpatica.
E infatti, quasi a preannunciare la Fiera di San Nicola, dentro il Palazzetto è andata in scena una fiera di “numeri" e spettacolari gesti atletici, resi ancora più belli dalla vicinanza delle tribune al parquet (ve li ricordavate i giocatori così... “grandi"?) rispetto alle siderali distanze del Bpa, che però quest’anno saranno accorciate... La stoppatona dell’Asso McGhee decollato a mo’ di Shuttle, lo schiaccione imperioso e fulmineo del Ciclope Christoffersen, il rimbalzone arpionato dalla Roccia Gilbert con manata sulla palla così violenta che il tonfo si è sentito fino al lungomare, nonché la “paratona" dello stesso Gilbert che per le mani leste e la goliardica irruenza ricorda Darwin Cook (a volte anche per la mano quadra... ma resta pur sempre un grande complimento): tutto questo ed anche altro (gli assist di Beric, le bombe di Malaventura, la concretezza di Lacey) è valso lunedì sera il prezzo del biglietto, e non dover recriminare sugli euro spesi è già tanto di questi tempi. Giusto invece recriminare sulle perduranti assenze di Pecile e Richardson, che allo spettacolo tolgono parecchio e che soprattutto hanno costretto la nuova Scavolini, proprio nell’anno dell’addio a Booker, a “formarsi" senza il play titolare e senza uno dei suoi maggiori creatori di gioco. Si spera che almeno il torneo di Senigallia consenta ai biancorossi un paio di “prove generali" al completo, prima del terrificante esordio in campionato.
Giancarlo Iacchini
Sportivamente parlando, invece, si vedrà alla fine della stagione se il bilancio sarà attivo e di quanto (il punto di riferimento è il sesto posto dell’anno scorso), ma c’è un altro aspetto, oltre a quello dei risultati, che va preso in considerazione, ed è il fattore “soggettivo": cioè il divertimento, la soddisfazione della gente, il gusto che si può provare nel veder giocare la squadra del cuore. Chi l’altra sera ha scelto di rituffarsi nell’amarcord del vecchio hangar, questo gusto (che sa anch’esso d’antico) lo ha potuto riassaporare. Si sarà perso Miss Italia in tivù, ma avrà scoperto con piacere una discreta bellezza locale, diciamo una giovane “signora in... biancorosso" che esteticamente ha poco da invidiare alle discutibili finaliste di Salsomaggiore, ed è molto più simpatica.
E infatti, quasi a preannunciare la Fiera di San Nicola, dentro il Palazzetto è andata in scena una fiera di “numeri" e spettacolari gesti atletici, resi ancora più belli dalla vicinanza delle tribune al parquet (ve li ricordavate i giocatori così... “grandi"?) rispetto alle siderali distanze del Bpa, che però quest’anno saranno accorciate... La stoppatona dell’Asso McGhee decollato a mo’ di Shuttle, lo schiaccione imperioso e fulmineo del Ciclope Christoffersen, il rimbalzone arpionato dalla Roccia Gilbert con manata sulla palla così violenta che il tonfo si è sentito fino al lungomare, nonché la “paratona" dello stesso Gilbert che per le mani leste e la goliardica irruenza ricorda Darwin Cook (a volte anche per la mano quadra... ma resta pur sempre un grande complimento): tutto questo ed anche altro (gli assist di Beric, le bombe di Malaventura, la concretezza di Lacey) è valso lunedì sera il prezzo del biglietto, e non dover recriminare sugli euro spesi è già tanto di questi tempi. Giusto invece recriminare sulle perduranti assenze di Pecile e Richardson, che allo spettacolo tolgono parecchio e che soprattutto hanno costretto la nuova Scavolini, proprio nell’anno dell’addio a Booker, a “formarsi" senza il play titolare e senza uno dei suoi maggiori creatori di gioco. Si spera che almeno il torneo di Senigallia consenta ai biancorossi un paio di “prove generali" al completo, prima del terrificante esordio in campionato.
Giancarlo Iacchini