C'è da aspettarsi che sarà così per tutto il prossimo mese. Ogni tre-quattro giorni, cioè, dalla capitale degli Stati Uniti arriveranno voci, indiscrezioni, scoop, smentite e tutto il resto. Per ora, di certo, c'è solo quello che ha comunicato ai suoi Wizards Michael Jordan in persona: "Fate come se non ci fossi. Se invece riuscissi a tornare, sarebbe un bonus in più per la squadra. Non lo saprò fino a pochi giorni prima del via della stagione".
Ma ci sono ancora 47 giorni che separano i tifosi di Washington e del basket dal via del campionato, e in questi 47 giorni ogni indizio è buono per crearsi una propria teoria. Per il momento, se di indizi si può parlare, due fatti recenti fanno sperare per la presenza di Jordan al via. Il primo, come da noi riportato qualche giorno fa, è la presenza di MJ nei cartelloni pubblicitari affissi per le vie della capitale per richiamare i tifosi al palazzetto. Il secondo, invece, riguarda un piccolo plantare che l'ex-stella dei Bulls si farà inserire nelle proprie scarpe nel tentativo di ridurre le sollecitazioni al suo ginocchio traballante.
"Il plantare dovrebbe smorzare parte del dolore che Michael ha sentito l'anno scorso al ginocchio destro", ha fatto sapere coach Doug Collins. MJ non ha avvertito particolari dolori durante l'estate, né gli si è riformato quel liquido che più volte si era dovuto far siringare tra una partita e l'altra. Ma è anche normale che sia così, visto l'attività di riposo di questi ultimi mesi, che non ha minimamente messo sotto stress il fisico quasi quarantenne di Jordan. Le prime risposte arriveranno quando il n. 23 degli Wizards, con il suo nuovo plantare inserito, comincerà ad allenarsi seriamente con la squadra, alzando il ritmo dei suoi sforzi e aumentando via via sempre di più il carico di lavoro.
Dovesse farcela, per lui Doug Collins sembra aver già disegnato un ruolo particolare: quello di sesto uomo di super-lusso, non più nella posizione di ala piccola (dove gli Wizards si sono assicurati Bryon Russell) ma in quella di guardia. "Non voglio che Michael subisca ancora fisicamente negli scontri con le altre ali piccole più grosse e pesanti di lui. Ne abbiamo già parlato assieme: se tornerà sarà da guardia". Qualcosa poi - un qualcosa imparato nel corso della sua carriera - ci dice che se dovesse scendere di nuovo sul parquet, farà tutto quello che c'è da fare - dal playmaker al centro - pur di vincere. Perché è pur sempre Michael Jordan.
Mauro Bevacqua
Ma ci sono ancora 47 giorni che separano i tifosi di Washington e del basket dal via del campionato, e in questi 47 giorni ogni indizio è buono per crearsi una propria teoria. Per il momento, se di indizi si può parlare, due fatti recenti fanno sperare per la presenza di Jordan al via. Il primo, come da noi riportato qualche giorno fa, è la presenza di MJ nei cartelloni pubblicitari affissi per le vie della capitale per richiamare i tifosi al palazzetto. Il secondo, invece, riguarda un piccolo plantare che l'ex-stella dei Bulls si farà inserire nelle proprie scarpe nel tentativo di ridurre le sollecitazioni al suo ginocchio traballante.
"Il plantare dovrebbe smorzare parte del dolore che Michael ha sentito l'anno scorso al ginocchio destro", ha fatto sapere coach Doug Collins. MJ non ha avvertito particolari dolori durante l'estate, né gli si è riformato quel liquido che più volte si era dovuto far siringare tra una partita e l'altra. Ma è anche normale che sia così, visto l'attività di riposo di questi ultimi mesi, che non ha minimamente messo sotto stress il fisico quasi quarantenne di Jordan. Le prime risposte arriveranno quando il n. 23 degli Wizards, con il suo nuovo plantare inserito, comincerà ad allenarsi seriamente con la squadra, alzando il ritmo dei suoi sforzi e aumentando via via sempre di più il carico di lavoro.
Dovesse farcela, per lui Doug Collins sembra aver già disegnato un ruolo particolare: quello di sesto uomo di super-lusso, non più nella posizione di ala piccola (dove gli Wizards si sono assicurati Bryon Russell) ma in quella di guardia. "Non voglio che Michael subisca ancora fisicamente negli scontri con le altre ali piccole più grosse e pesanti di lui. Ne abbiamo già parlato assieme: se tornerà sarà da guardia". Qualcosa poi - un qualcosa imparato nel corso della sua carriera - ci dice che se dovesse scendere di nuovo sul parquet, farà tutto quello che c'è da fare - dal playmaker al centro - pur di vincere. Perché è pur sempre Michael Jordan.
Mauro Bevacqua