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Scavolini, se la linea verde è tricolore

PESARO – Di Mala in Pec... sia detto in senso scaramantico! “Non sarà un’avventura", assicura Mogol, e tantomeno una “mala" ventura quella che vede protagonista, ai nastri di partenza del nuovo campionato e in pole position nella nuova Scavolini, una coppia di giovani tra i più interessanti del basket italiano. Il pesarese doc (sia pure nato al “Santa Croce" di Fano), Matteo Malaventura, e il pesarese acquisito, honoris causa, Andrea Pecile da Trieste; 24 anni il primo (del ’78), 22 il secondo, dell’80. Rispettivamente 11 e 9 anni quando cadeva il muro di Berlino; 10 e 8 quando la Scavolini vinceva il suo primo scudetto. 46 anni in due: praticamente l’età di... Antonello Riva (e che il mitico Nembokid ci perdoni l’irriverenza). Vivaio pesarese il Mala, goriziano il Pec. Già due volte a Pesaro, Matteo (nel ’95 e nel ‘98), e due stagioni Andrea (dal 2000), catapultato dal biancorosso all’azzurro della Nazionale e trasformato in eroe da Tanjevic, proprio mentre il trampolino di lancio del Mala era Biella e Crespi il suo “profeta". Dieci centimetri di differenza tra i due ma pressoché identici alcuni numeri chiave della scorsa stagione: 16 minuti a partita e 5 punti segnati, magari più “pesanti" quelli di Pecile nella Scavolini dei Booker, dei Middleton e dei Beric, ma non stiamo a sottilizzare.
Tra le mille scommesse della nuova Scavolini, queste due non sono certo da poco. Anzi, dirigenti e tecnici ci hanno puntato forte. Da Pecile lo sanno tutti cosa ci si aspetta nell’anno del dopo-Booker, ed è un compito di quelli che solo chi è abbastanza “duro" e sicuro di sé vorrebbe accollarsi, e il Pec, caratterialmente, possiede i requisiti del caso e un “di più" di sfrontatezza che non guasta. Ora, non intendiamo mica glissare sul fatto di esserci a suo tempo pronunciati per la riconferma di Booker, e in seguito per la scelta di un altro play Usa forte ed esperto: e tuttavia, posto il “ridimensionamento" come vincolo insindacabile, il “nuovo corso" fondato sui giovani ed anche la riduzione del numero di americani tesserabili, non si può negare che la scelta di puntare su quanto di più giovane e talentuoso si possiede in casa sia stata la più ovvia e sensata. Dunque Pecile play titolare, non più solo “di rottura" come diceva Pillastrini (buono per innescare le rimonte disperate), ma anche (si spera) di “controllo" e “gestione" del gioco. Sempre di corsa, però, perché la velocità dovrà comunque essere nel dna della Vuelle “crespizzata".
E il Mala? Guardia, playmaker, ala piccola... qual è il suo ruolo? La notevole altezza (1,96) giova all’eclettismo, così come i miglioramenti nell’abc sia della guardia (tiro da tre con i piedi a terra o arresto&tiro in sospensione) che del play (visione di gioco, attitudine all’assist). Il suo carattere, riservato e perfino timido, non potrebbe essere più diverso da quello di Pecile, eppure l’impatto sul parquet non è meno “forte". Più misurato del biondo collega, elegante e discreto nella presenza in campo, meno solista e più votato al gioco collettivo; ma molto, molto cresciuto, come le amichevoli fin qui disputate hanno ampiamente dimostrato. In grado, partendo dallo starting five o dalla panchina, di restare in campo ugualmente a lungo, senza sprecare nulla e creando anzi un “valore aggiunto" prezioso all’economia di squadra.
Giancarlo Iacchini
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