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Scavolini, sei giorni per recuperare Richardson

SENIGALLIA — «Non sono abituato a fare di queste figure», dice Marco Crespi dopo una lunga sosta negli spogliatoi alla fine di Scavolini - Sicc di venerdì notte. Perché una partita equilibrata si è trasformata, nel finale, in una «bastonata». Una filippica lunga ed anche giustificata: all'inizio del campionato mancano solo sei giorni. Pesaro ha ceduto di schianto nell'ultimo quarto di gara. Sotto la pressione di Jesi è sprofondata a meno 21, recuperando qualcosa solo alla fine (61 a 74). Si intuiva che questo incontro con la Sicc, visti i precedenti, poteva essere un buon test. Anche se ad inizio di gara il vicepresidente Lucio Zanca smorzava i toni: «No, non è più come una volta. Non c'è più la ruggine di qualche anno fa». Dichiarazione di principio. Perché l'incontro, fin dalla palla a due, è stato ruvido, giocato a baricentro basso dalla squadra jesina. Un incontro che ha avuto momenti anche spigolosi, nel terzo quarto, quando McGhee si è visto puntare minacciosamente, da Rossini, un dito davanti alla faccia. L'ex play di Cantù lamentava un colpo proibito: scena al limite della rissa. Dopo un iniziale vantaggio pesarese, guadagnato quasi tutto da Pecile, Jesi si è incollata dietro la Scavolini non mollando un metro di parquet. Ed alla fine, sotto i colpi di Pol Bodetto, che ha sempre rubato i tempi difensivi a Lacey, e ad una ottima partita di Flamini (6 su 9 al tiro e 5 rimbalzi), Jesi è andata via tra la gioia dei suoi tanti tifosi al seguito. Al di là delle indicazioni (e reazioni) che ha dato il secondo incontro vinto con Fabriano, ora Crespi ha una manciata di giorni davanti per lavorare essenzialmente su due fronti: andare a cercare la forza d'urto di McGhee per dare consistenza al settore dei lunghi, e sperare che questi giorni di avvicinamento a Siena siano sufficienti per dare un minimo di spessore atletico a Richardson, giocatore leggero ma di spessore tecnico superiore rispetto ai compagni.
Sono diverse le attenuanti che la Scavolini può portare alla sua causa: una incolore partita di Beric, specie nel finale di gara, un Gigena poco reattivo su tutto il fronte, un Gilbert a sprazzi. Non male invece il gigante Christoffersen con 3 su 4 al tiro e 7 rimbalzi portati a casa in 18 minuti. Richardson (foto) invece ha benzina per viaggiare forte solo per qualche minuto. E non potrebbe essere diversamente: nelle gambe, tra un problema e un altro, ha solo pochi giorni di allenamento. E un suo recupero veloce, anche per avere una maggiore leadership, appare a questo punto essenziale per Crespi. Perché nel finale di gara nessuno ha tirato il gruppo quando la palla era diventata pesante.
La partita contro Jesi non è stata un dramma: solo un segnale forte per capire che questa squadra ha assolutamente bisogno di graffiare e correre. Perché la gioventù, in questo momento, non sembra offrire alternative tattiche diverse.
Maurizio Gennari
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