Se ha avuto sempre, nella sua vita professionale, un innato senso della sfida, Boscia Tanjevic pensava forse, a 55 anni, di aver appeso il cappello in una casa sicura e in un regno consolidato, dove si potesse far girar bene una ruota oliata nel tempo da tradizione, ricchezza e nobiltà. Dovrà invece sfidare molto più che altrove, perché non c´è oggi un fronte, in questa Virtus, in cui squadra e società non siano esposte a duri attacchi. La consolazione sarebbe che finalmente, ora che rimbalza il pallone, Tanjevic potrà appropriarsi di quel ruolo centrale che tocca al tecnico quando partono i giochi. E che a lui toccherà di più, perché qui c´è più bisogno di spostare l´attenzione dal contorno alla scena, doppiato il capo delle tempeste d´una lunga, difficile estate. Gli ci vorrebbe però una squadra, per chiudere il cassetto dei ribaltoni societari, del mercato ondivago e sofferto, delle diffidenze e dei malumori di piazza. Avendola, Boscia sarebbe ora l´unico soggetto per bucare questa cappa opaca, con la sola lingua che alla fine conta nello sport: quella dei risultati.
Senonchè, di una Virtus che c´era, o almeno era 'tanta´, da assemblare in tempi severi ma possibili, resta ora un´edizione molto ridotta e molto avvilita dalla prima sfida grossa. E se le ansie sui legamenti del ginocchio di Rigaudeau si tradurranno oggi in una diagnosi dura, la Virtus perderebbe subito un pezzo unico: ossia il leader morale di carisma ed esperienza, nonché il facitore di gioco che, in un organico pieno di terminali, non ha controfigure. Gli accidenti s´accaniscono e rischiano appunto di ritardare quello spostamento d´ottica sul gioco, laddove la società continua ad incassare dalla città bianconera gradimenti modesti.
Non ha soddisfatto molti dei tifosi presenti l´incontro di Madrigali per i chiarimenti richiesti. Ha un andamento incerto la campagna abbonamenti, fino al sospetto di un sostanziale dimezzamento, all´oggi, della platea. I numeri restano nella nebbia, magari l´uditorio verrà rimpolpato, la sera della 'prima´, con parecchi inviti, ma al di là del maquillage per arrampicarsi su un dato potabile, resta che, annotato il danno contabile, questo distacco somiglia pure a una bocciatura 'elettorale´, a un segnale deliberatamente spedito dalla piazza dopo i tanti sconvolgimenti. Peraltro, è una sorpresa relativa per chiunque avesse saputo ascoltare le voci del dissenso che volavano dai sentieri del web ai manifesti sui viali, dalle lettere ai giornali all´astensione dichiarata di fette del tifo organizzato, fino al tam tam di ritirata di molti parterristi che pure vantavano tessere trentennali.
Tutto questo poteva sfumare, dopo Genova e i suoi incroci in qualche modo consumati, in una storia finita. Doveva e poteva cominciarne una nuova, l´avventura di Boscia. Le ci vorrebbe solo una squadra.
Walter Fuochi
Senonchè, di una Virtus che c´era, o almeno era 'tanta´, da assemblare in tempi severi ma possibili, resta ora un´edizione molto ridotta e molto avvilita dalla prima sfida grossa. E se le ansie sui legamenti del ginocchio di Rigaudeau si tradurranno oggi in una diagnosi dura, la Virtus perderebbe subito un pezzo unico: ossia il leader morale di carisma ed esperienza, nonché il facitore di gioco che, in un organico pieno di terminali, non ha controfigure. Gli accidenti s´accaniscono e rischiano appunto di ritardare quello spostamento d´ottica sul gioco, laddove la società continua ad incassare dalla città bianconera gradimenti modesti.
Non ha soddisfatto molti dei tifosi presenti l´incontro di Madrigali per i chiarimenti richiesti. Ha un andamento incerto la campagna abbonamenti, fino al sospetto di un sostanziale dimezzamento, all´oggi, della platea. I numeri restano nella nebbia, magari l´uditorio verrà rimpolpato, la sera della 'prima´, con parecchi inviti, ma al di là del maquillage per arrampicarsi su un dato potabile, resta che, annotato il danno contabile, questo distacco somiglia pure a una bocciatura 'elettorale´, a un segnale deliberatamente spedito dalla piazza dopo i tanti sconvolgimenti. Peraltro, è una sorpresa relativa per chiunque avesse saputo ascoltare le voci del dissenso che volavano dai sentieri del web ai manifesti sui viali, dalle lettere ai giornali all´astensione dichiarata di fette del tifo organizzato, fino al tam tam di ritirata di molti parterristi che pure vantavano tessere trentennali.
Tutto questo poteva sfumare, dopo Genova e i suoi incroci in qualche modo consumati, in una storia finita. Doveva e poteva cominciarne una nuova, l´avventura di Boscia. Le ci vorrebbe solo una squadra.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica