La terza Supercoppa italiana della Benetton passerà più alla storia per la prima vittoria di coach Ettore Messina contro la «sua» Virtus che per l'ennesima dimostrazione di compattezza di squadra di Pittis e compagni. Nella ventunesima finale della storia Treviso ha conquistato il suo dodicesimo trofeo assoluto. E in temi di successi, l'assoluto dominatore è Riccardo Pittis che, a Genova, ha conquistato la sua 17ª, alla faccia della superstizione, affermazione personale.
«E' stato sicuramente un buon inizio di stagione», spiega Ricky, appena laureatosi «biancoverde del secolo» - la consegna del premio dopodomani al Palaverde prima del memorial Bortoletto - «nel primo tempo abbiamo faticato un po', ma, nei secondi 20 minuti, grazie a una difesa più aggressiva e qualche contropiede in più, siamo riusciti a prendere il largo».
La partita è girata, oltre che per le accelerazioni di Edney e Bulleri, anche per un paio di tuoi recuperi strepitosi senza considerare che sei stato il miglior assistman.
«Ringrazio per il complimento, significa che sto diventando vecchio... Sto cercando di dare, come al solito, il mio contributo d'esperienza alla squadra, ma non sono certo il Bob Morse della situazione».
Quali sono le squadre favorite per la vittoria del campionato?
«Sarà sicuramente un torneo molto equilibrato e interessante. Treviso e le due bolognesi sono, per tradizione, sempre ai vertici, ma anche Roma potrà dire la sua e Milano ha allestito un team che si farà sentire. Attenzione, però, anche a Siena e Pesaro: vedrete ci divertiremo ancora...».
E tu fino a quando continuerai a divertirti?
«Spero non stiate gufando... Valuterò a fine stagione, assieme alla società: certo, finchè mi diverto e riesco a reggere lo scontro fisico anche con ragazzi tipo Brkic, che potrebbero essere miei figli, potrei decidere ancora di non smettere...».
Tu hai vissuto il passaggio sia da D'Antoni a Obradovic che quello da D'Antoni a Messina: quali sono state le differenze?
«Questo con Ettore è senz'altro più dolce, mentre quello con Zelimir è stato molto più traumatico. Con Mike eravamo abituati a giocare a mille all'ora, ma ora ci siamo abituati subito alle nuove situazioni di gioco. In definitiva, è stato tutto molto facile: fra la squadra e il coach si è già instaurata una più che discreta sintonia».
Tyus Edney, a Genova, si è laureato, per il secondo anno consecutivo, Mvp della Supercoppa. Ora il play è il recordman in questa manifestazione: «Il mio primato? Conta poco, sono più contento che abbia vinto la squadra, scioltasi, dopo i primi due quarti giocati al di sotto delle nostre possibilità, nei secondi 20 minuti dell'incontro».
Davide Vatrella
«E' stato sicuramente un buon inizio di stagione», spiega Ricky, appena laureatosi «biancoverde del secolo» - la consegna del premio dopodomani al Palaverde prima del memorial Bortoletto - «nel primo tempo abbiamo faticato un po', ma, nei secondi 20 minuti, grazie a una difesa più aggressiva e qualche contropiede in più, siamo riusciti a prendere il largo».
La partita è girata, oltre che per le accelerazioni di Edney e Bulleri, anche per un paio di tuoi recuperi strepitosi senza considerare che sei stato il miglior assistman.
«Ringrazio per il complimento, significa che sto diventando vecchio... Sto cercando di dare, come al solito, il mio contributo d'esperienza alla squadra, ma non sono certo il Bob Morse della situazione».
Quali sono le squadre favorite per la vittoria del campionato?
«Sarà sicuramente un torneo molto equilibrato e interessante. Treviso e le due bolognesi sono, per tradizione, sempre ai vertici, ma anche Roma potrà dire la sua e Milano ha allestito un team che si farà sentire. Attenzione, però, anche a Siena e Pesaro: vedrete ci divertiremo ancora...».
E tu fino a quando continuerai a divertirti?
«Spero non stiate gufando... Valuterò a fine stagione, assieme alla società: certo, finchè mi diverto e riesco a reggere lo scontro fisico anche con ragazzi tipo Brkic, che potrebbero essere miei figli, potrei decidere ancora di non smettere...».
Tu hai vissuto il passaggio sia da D'Antoni a Obradovic che quello da D'Antoni a Messina: quali sono state le differenze?
«Questo con Ettore è senz'altro più dolce, mentre quello con Zelimir è stato molto più traumatico. Con Mike eravamo abituati a giocare a mille all'ora, ma ora ci siamo abituati subito alle nuove situazioni di gioco. In definitiva, è stato tutto molto facile: fra la squadra e il coach si è già instaurata una più che discreta sintonia».
Tyus Edney, a Genova, si è laureato, per il secondo anno consecutivo, Mvp della Supercoppa. Ora il play è il recordman in questa manifestazione: «Il mio primato? Conta poco, sono più contento che abbia vinto la squadra, scioltasi, dopo i primi due quarti giocati al di sotto delle nostre possibilità, nei secondi 20 minuti dell'incontro».
Davide Vatrella