Un mese di lavoro è volato via, domenica a Varese inizia l’avventura in campionato della Virtus Roma e Piero Bucchi non ha il tempo di voltarsi indietro per elencare i tanti piccoli contrattempi che ne hanno ostacolato il cammino di preparazione. Ciò che conta per il tecnico a cui Roma sotto canestro ha affidato il proprio rilancio, è il presente, il lavoro quotidiano, il rispetto dei programmi disegnati in estate. Ecco perché la dolorosa vicenda che ha portato Giancarlo Marcaccini a scegliere la via di Siena non sfiora la sua analisi di ciò che è stato, di ciò che potrebbe essere: «Di sicuro, all’inizio di questa nuova avventura ho trovato tanto entusiasmo, tanta voglia in tutti di mettersi a disposizione della causa comune. Anche se il nostro precampionato è stato molto travagliato, con Jenkins arrivato in ritardo per problemi con il visto, l’infortunio di Myers ed ora la frattura del pollice che ha bloccato Tonolli. Malgrado tutto sono felice per come la squadra sta lavorando in prospettiva». Di Marcaccini non si parla, non fa parte della filosofia di Bucchi piangere sul latte versato. Intanto ieri è arrivato Daniel Santiago, la montagna di muscoli che dovrà inserirsi in fretta nei meccanismi di gioco romani: «Ha appena disputato i Mondiali e credo che arrivi da noi in buona condizione. Purtroppo la partita della vita l’ha già giocata contro la Jugoslavia, 31 punti non possiamo chiedere che li faccia sempre. Ma speriamo che sia l’uomo giusto per spostare gli equilibri sotto canestro».
La squadra disegnata con un occhio al bilancio e l’altro alle esigenze tecniche appare equilibrata: «Vedo un gruppo solido, che sta cercando di ritrovarsi. Ho la sensazione che Jenkins stia provando in tutti i modi a capire le nostre esigenze e questo ad un allenatore non può che far piacere: lui ha il fiuto del canestro, se riesce a non mortificare le sue caratteristiche mettendosi a disposizione della squadra, può davvero diventare determinante». Ed in regia l’alternativa si chiama Davide Bonora, non un nome qualsiasi: «Lui è il nostro personal computer in campo. Sa sempre adottare la scelta giusta al momento giusto, altro che alternativa».
Domenica si comincia, anche se c’è ancora Santiago da insierire nel gruppo e Marcaccini da sostituire: «Stiamo pensando alle opzioni offerte dal mercato, senza però farci prendere dalla fretta. Tra le varie idee c’è anche quella di spendere il quarto visto per gli extracomunitari, una scelta che fino ad oggi volevamo tenerci di riserva per eventuali tagli in corso d’opera». Bucchi ha già disegnato l’obiettivo di questa sua scommessa romana: «Sì, e molto ambizioso. Ad aprile vorrei vedere il Palaeur pieno. Bisogna cercare di risvegliare dal torpore una città che con il basket è troppo tiepida. Bisognerà fare un bel baccano». Che a Roma, si sa, si fa solo con i risultati. «E noi vogliamo essere molto rumorosi».
Valerio Vecchiarelli
La squadra disegnata con un occhio al bilancio e l’altro alle esigenze tecniche appare equilibrata: «Vedo un gruppo solido, che sta cercando di ritrovarsi. Ho la sensazione che Jenkins stia provando in tutti i modi a capire le nostre esigenze e questo ad un allenatore non può che far piacere: lui ha il fiuto del canestro, se riesce a non mortificare le sue caratteristiche mettendosi a disposizione della squadra, può davvero diventare determinante». Ed in regia l’alternativa si chiama Davide Bonora, non un nome qualsiasi: «Lui è il nostro personal computer in campo. Sa sempre adottare la scelta giusta al momento giusto, altro che alternativa».
Domenica si comincia, anche se c’è ancora Santiago da insierire nel gruppo e Marcaccini da sostituire: «Stiamo pensando alle opzioni offerte dal mercato, senza però farci prendere dalla fretta. Tra le varie idee c’è anche quella di spendere il quarto visto per gli extracomunitari, una scelta che fino ad oggi volevamo tenerci di riserva per eventuali tagli in corso d’opera». Bucchi ha già disegnato l’obiettivo di questa sua scommessa romana: «Sì, e molto ambizioso. Ad aprile vorrei vedere il Palaeur pieno. Bisogna cercare di risvegliare dal torpore una città che con il basket è troppo tiepida. Bisognerà fare un bel baccano». Che a Roma, si sa, si fa solo con i risultati. «E noi vogliamo essere molto rumorosi».
Valerio Vecchiarelli