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Skipper, ecco Barton

«Il tiro è la mia dote migliore»

Sul primo nazionale ceco della storia della Skipper si sprecheranno le battute al primo tiro fuori bersaglio. Ma problemi di vista, per ora, ce li hanno soprattutto a Parigi dove, pare, si siano persi i suoi bagagli. Il disappunto per Lubos Barton, costretto ad attendere invano le sue valigie, è tangibile.
«Arrivo da Chicago — racconta lui che sfoggia il sorriso da bravo ragazzo —. Hanno smarrito i miei bagagli. Dovrò tornare stanotte o domani (ieri o oggi, per chi legge, ndr), per recuperarli».
Lui, intanto, ha scelto la Fortitudo nonostante fosse nel mirino di almeno quattro franchigie Nba. «So che mi cercavano Cleveland e Phoenix. Per le altre opportunità dovete chiedere al mio agente. Ma là non avrei avuto dei contratti garantiti, così ho preferito optare per questa destinazione».
Un anno di contratto per il giovanotto che ha sempre la Nba in testa e che tra un anno ci riproverà. Cercando di fare tesoro dell'esperienza europea. «Non sono stato scelto al draft — insiste — e ci sono rimasto male perché al pre-draft di Portsmouth e a quello di Chicago ero andato piuttosto bene. Poi non so cosa sia successo anche perché pareva proprio dovessi essere uno dei prescelti. L'avessero fatto sarei rimasto là. Invece per un po' di tempo sono stato depresso per questa decisione della Nba, ma conto di rifarmi in Italia».
Dell'Europa, nonostante sia nato nella Repubblica Ceca, conosce poco perché lui, reduce da quattro stagioni a Valparaiso, nella Ncaa, è ormai a stelle e strisce. «L'ultima volta che ho giocato nel vecchio continente — dice — è stato quattro anni fa. Ma solo che il campionato italiano è uno dei migliori in Europa e che un sacco di scout Nba fanno riferimento a questo torneo. Per questo la soluzione prospettata dalla Fortitudo mi è sembrata buona».
Per certi versi conosce più la Skipper del passato che quella recente, perché… «Mi ricordo di aver giocato contro Basile – sottolinea – e poi Meneghin e Fucka. So che non ci sono più ma, se non sbaglio, c'è ancora Galanda».
Ma lui, Lubos, che tipo è? «Negli Stati Uniti — risponde — mi sono laureato in management dello sport. Giocavo come «due» e come «tre».
Per la Nba potrei essere soprattutto una guardia ma, per loro, sono troppo alto e ancora troppo lento. Vedrò di affrontare esercizi specifici per aumentare la mia rapidità. Le mie caratteristiche? Sono un tiratore. Non c'è solo il tiro nel mio bagaglio, ma quello è l'aspetto che mi viene meglio. Sin dai tempi di Decin, il club nel quale sono cresciuto, vicino a casa mia».
Affronta Bologna per la prima volta, l'Italia l'aveva visto solo di passaggio.
«Che cosa mi aspetto? Per ora, molto realisticamente nulla. Spero di poter fornire una risposta in un paio di settimane. Dopo aver giocato, con i miei compagni, almeno un paio di partite».
Alessandro Gallo
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