La prima volta di Tanjevic fino a un certo punto. Perché Boscia, con un tiro di Bodiroga, nel maggio del 1996, proprio al PalaMalaguti, conquistò l'ultimo scudetto di Milano. La prima volta di Boscia davanti al nuovo pubblico (presentazione alle 20,15 e, a seguire, primo trofeo Carisbo con Virtus e Olympiakos). La prima volta di Ruslan Avleev che Boscia (ha già “battezzato” Sekularac come il nuovo Danilovic), paragona a Charles Barkley, una leggenda Nba.
Avleev, poi, avrà una maglia assai impegnativa. La numero 6, fino allo scorso anno occupata dal Fenomeno, al secolo Manu Ginobili. Un paragone scomodo? Ci pensa il manager del giocatore, Raskovic, a mescolare le carte, sorridendo. «Ma no – dice – è stato Lombardi a insistere perché Ruslan avesse quel numero. Quel numero che in passato è stato del Dado». Anni Sessanta, quando quel giovanotto veniva chiamato Mc Lombard.
Ruslan ha due vistosi tatuaggi sulle spalle. Tanto più vistosi perché spalle e bicipiti sono notevoli. «A destra – replica lui – c'è il drago, perché sono nato nell'anno del Dragone. A sinistra un giocatore di basket. Così quando la gente mi chiede che cosa faccio ho la risposta pronta».
Per ora, però, la risposta è solo mediata: Ruslan capisce l'inglese, ma preferisce farsi tradurre tutto in russo, per evitare fraintendimenti.
«Ma il linguaggio del campo – abbozza – è universale. E con un po' di pazienza conto di farmi capire. E di capire». Ci penserà Boscia, nel frattempo, mescolato un po' di croato e un po' di serbo, a far imboccare al giovanotto la diretta via.
Lui, quasi timido, si descrive come un buon rimbalzista. Ma perché, uno del suo calibro, è stato cercato solo a 26 anni? «Ero legato all'Unics Kazan – replica – e poi due anni fa mi voleva il Panathinaikos. C'era già l'accordo. Ma il mio trasferimento era legato al fatto che in Grecia accettassero i Bosman B. Loro avevano già Rebraca e Bodiroga come extracomunitari. La regola non passò e saltò il trasferimento».
Avleev si descrive come un buon rimbalzista, capace di disimpegnarsi sia come “tre” sia come “quattro”. L'intemperante Boscia – «vedete? Ogni tanto sorride», si diverte il tecnico della Virtus – lo definisce fin troppo modesto. «Ha una forza fisica straordinaria, mi ha colpito proprio per questo. E poi ha un buon tiro».
Oggi, infine, la risonanza magnetica per Rigaudeau. Lo staff medico bianconero appare più ottimista per le ultime risposte del giocatore, ma Naumoski resta una pista praticabile.
Alessandro Gallo
Avleev, poi, avrà una maglia assai impegnativa. La numero 6, fino allo scorso anno occupata dal Fenomeno, al secolo Manu Ginobili. Un paragone scomodo? Ci pensa il manager del giocatore, Raskovic, a mescolare le carte, sorridendo. «Ma no – dice – è stato Lombardi a insistere perché Ruslan avesse quel numero. Quel numero che in passato è stato del Dado». Anni Sessanta, quando quel giovanotto veniva chiamato Mc Lombard.
Ruslan ha due vistosi tatuaggi sulle spalle. Tanto più vistosi perché spalle e bicipiti sono notevoli. «A destra – replica lui – c'è il drago, perché sono nato nell'anno del Dragone. A sinistra un giocatore di basket. Così quando la gente mi chiede che cosa faccio ho la risposta pronta».
Per ora, però, la risposta è solo mediata: Ruslan capisce l'inglese, ma preferisce farsi tradurre tutto in russo, per evitare fraintendimenti.
«Ma il linguaggio del campo – abbozza – è universale. E con un po' di pazienza conto di farmi capire. E di capire». Ci penserà Boscia, nel frattempo, mescolato un po' di croato e un po' di serbo, a far imboccare al giovanotto la diretta via.
Lui, quasi timido, si descrive come un buon rimbalzista. Ma perché, uno del suo calibro, è stato cercato solo a 26 anni? «Ero legato all'Unics Kazan – replica – e poi due anni fa mi voleva il Panathinaikos. C'era già l'accordo. Ma il mio trasferimento era legato al fatto che in Grecia accettassero i Bosman B. Loro avevano già Rebraca e Bodiroga come extracomunitari. La regola non passò e saltò il trasferimento».
Avleev si descrive come un buon rimbalzista, capace di disimpegnarsi sia come “tre” sia come “quattro”. L'intemperante Boscia – «vedete? Ogni tanto sorride», si diverte il tecnico della Virtus – lo definisce fin troppo modesto. «Ha una forza fisica straordinaria, mi ha colpito proprio per questo. E poi ha un buon tiro».
Oggi, infine, la risonanza magnetica per Rigaudeau. Lo staff medico bianconero appare più ottimista per le ultime risposte del giocatore, ma Naumoski resta una pista praticabile.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino