VIRTUS BOLOGNA: Attruia 4, Bell 12, Avleev 9, Frosini 14, Andersen 12, Bowdler 1, Gagneur 3, Belinelli 5, Miralles, Brkic 3, Sekularac ne, Rigaudeau ne. All. Tanjevic.
OLYMPIAKOS ATENE: Harissis 4, Mrsic 6, Markovic 7, Johnson 14, Amanatidis 5, De Miguel 10, Boudouris 2, Nikagbatse 10, Yiannouzakos 9, Mantzanas ne. All. Subotic.
Arbitri: Facchini di Ravenna, Sardella di Rimini e Filippini di Rimini.
Note: parziali 15-15; 29-25; 48-46. Usciti per 5 falli: Bowdler, Markovic.
Ci prova le Roi a scuotere il PalaMalaguti. Ci prova il capitano, mettendosi in canotta e calzoncini – dopo l'annuncio che l'infortunio al ginocchio è meno grave del previsto – per chiamare a raccolta i tifosi della Virtus. Quanti erano quelli di ieri sera? Forse 3.500, forse qualcuno in più (ma non, credeteci, il numero di 6.436 spettatori comparso, quasi per magia, nello scout finale). Non solo abbonati, però, perché la Carisbo, che ha consegnato ai greci il primo trofeo che porta il suo nome, ha distribuito parecchi tagliandi omaggio (almeno un migliaio).
E' un debutto casalingo in tono minore: gli applausi più convinti se li prendono i vecchi, Rigaudeau in testa, e il baby Belinelli, per il quale, a un certo punto, viene intonato un piccolo coro (la sua claque di San Giovanni in Persiceto). E in campo? Si va avanti a rilento, con strappi dell'una (0-6 Olympiakos) e replica dell'altra (6-6 al 3'). Se Rigaudeau è il più osannato, Frosini è il più tonico sotto canestro. Nulla a che vedere con Cal Bowdler, che nel 1999 è stato scelto al primo giro (con il numero 17) ma che, nonostante il passaporto comunitario, di Europa e di Italia (metro arbitrale compreso), capisce ancora poco. Avleev, il Charles Barkley degli Urali come lo battezza Guido Bagatta, prova a farsi largo a spallate. Ma la lingua – parla solo russo e qualche parola di inglese – è un fardello pesante. Almeno per uno sbarcato qui da due giorni, dopo l'esperienza mondiale di Indianapolis. Tra gli esterni, come a Genova, tocca a Bell cantare e portare la croce. Anche perché la Virtus è priva di Sekularac. Stavolta Bagatta non porta fortuna: ripete che Mladen è il nuovo Danilovic (c'è chi fischia l'accostamento), ma l'asso serbo si procura una contrattura in riscaldamento e va a rimpolpare le fila degli indisponibili (Rigaudeau, Beard, Morlende, Smodis, Becirovic). Prima della partita il presidente Madrigali si concede ai taccuini.
«Io come Gazzoni? No, sono situazioni differenti. L'altra sera, probabilmente, non ho convinto i tifosi presenti. Ma ho detto la verità». E domenica il primo esame (anche in termini di abbonati) con la Viola.
Alessandro Gallo
OLYMPIAKOS ATENE: Harissis 4, Mrsic 6, Markovic 7, Johnson 14, Amanatidis 5, De Miguel 10, Boudouris 2, Nikagbatse 10, Yiannouzakos 9, Mantzanas ne. All. Subotic.
Arbitri: Facchini di Ravenna, Sardella di Rimini e Filippini di Rimini.
Note: parziali 15-15; 29-25; 48-46. Usciti per 5 falli: Bowdler, Markovic.
Ci prova le Roi a scuotere il PalaMalaguti. Ci prova il capitano, mettendosi in canotta e calzoncini – dopo l'annuncio che l'infortunio al ginocchio è meno grave del previsto – per chiamare a raccolta i tifosi della Virtus. Quanti erano quelli di ieri sera? Forse 3.500, forse qualcuno in più (ma non, credeteci, il numero di 6.436 spettatori comparso, quasi per magia, nello scout finale). Non solo abbonati, però, perché la Carisbo, che ha consegnato ai greci il primo trofeo che porta il suo nome, ha distribuito parecchi tagliandi omaggio (almeno un migliaio).
E' un debutto casalingo in tono minore: gli applausi più convinti se li prendono i vecchi, Rigaudeau in testa, e il baby Belinelli, per il quale, a un certo punto, viene intonato un piccolo coro (la sua claque di San Giovanni in Persiceto). E in campo? Si va avanti a rilento, con strappi dell'una (0-6 Olympiakos) e replica dell'altra (6-6 al 3'). Se Rigaudeau è il più osannato, Frosini è il più tonico sotto canestro. Nulla a che vedere con Cal Bowdler, che nel 1999 è stato scelto al primo giro (con il numero 17) ma che, nonostante il passaporto comunitario, di Europa e di Italia (metro arbitrale compreso), capisce ancora poco. Avleev, il Charles Barkley degli Urali come lo battezza Guido Bagatta, prova a farsi largo a spallate. Ma la lingua – parla solo russo e qualche parola di inglese – è un fardello pesante. Almeno per uno sbarcato qui da due giorni, dopo l'esperienza mondiale di Indianapolis. Tra gli esterni, come a Genova, tocca a Bell cantare e portare la croce. Anche perché la Virtus è priva di Sekularac. Stavolta Bagatta non porta fortuna: ripete che Mladen è il nuovo Danilovic (c'è chi fischia l'accostamento), ma l'asso serbo si procura una contrattura in riscaldamento e va a rimpolpare le fila degli indisponibili (Rigaudeau, Beard, Morlende, Smodis, Becirovic). Prima della partita il presidente Madrigali si concede ai taccuini.
«Io come Gazzoni? No, sono situazioni differenti. L'altra sera, probabilmente, non ho convinto i tifosi presenti. Ma ho detto la verità». E domenica il primo esame (anche in termini di abbonati) con la Viola.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino