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Fabriano, Biondi ha deciso: «Me ne vado»

Decisione irrevocabile

FABRIANO — «Martedì comunicherò al Consiglio di amministrazione la mia irrevocabile decisione di lasciare la presidenza del Fabriano e lo stesso Cda. I tifosi stiano tranquilli: hanno chiesto a gran voce la mia testa e do loro la parola d'onore che saranno accontentati». Bufera dopo bufera, ecco l'ultima: sotto le pressioni di una contestazione sempre più a tutto campo da parte del club «Alta tensione», Claudio Biondi abbandona «poltrona» e basket, ma c'è ancora «buio» assoluto su chi lo avvicenderà.
«Strumentalizzati». E' un Biondi comunque sereno quello che annuncia l'uscita di scena e, come ultimo atto, oggi provederà a firmare i contratti dei giocatori da depositare in Lega. «Potrei parlare di ingratitudine — spiega lui — per un ciclo biennale con una promozione in A1 e un play-off scudetto con sempre grande attenzione verso i sostenitori ai quali ho offerto a lungo i pullman per le trasferte. Invece, dico solo che conosco i loro volti e so benissimo da chi sono strumentalizzati. Per questo a coloro che stanno dietro questa contestazione 'pilotata' chiedo per il bene del basket fabrianese di rientrare in società e da re solidità al glorioso club. Anzi, io i tifosi li ringrazio. Finora ero rimasto solo perché non me la sentivo di abbandonare la barca in difficoltà e ritenevo più leale risolvere i problemi dall'interno della dirigenza. Adesso mi hanno dato l'alibi per uscire e io esco. Se i soldi non arrivano perché c'è Biondi, nessun problema: saluto tutti e me ne vado augurando di cuore alla società di non depauperare un così grande patrimonio sportivo e sociale. Chi prenderà in mano il giocattolo? Si vedrà martedì, per ora non so nulla… ».
«Atto dovuto». Il vice presidente uscente Mattia D'Ovidio, l'altro bersaglio forte degli striscioni appesi al palas e forse in giornata anche in qualche altro punto strategico della città, non si sbilancia. «Sono reduce — rileva D'Ovidio — da una settimana d'influenza, che mi ha fatto perdere i contatti con il mondo esterno. Riparliamone domani, a bocce ferme…». Resta, dunque, il pesantissimo macigno dell'incertezza sul futuro immediato di una società in totale ristrutturazione, ma proprio al configurarsi di questo scenario intendevano arrivare i sostenitori. «Parliamoci chiaro» sottolineano quelli di Alta tensione. «Certi personaggi alla società garantivano soltanto di andare in direzione del fallimento, perché non hanno le possibilità finanziarie per tirare avanti e non sono in grado di recuperare contante da imprenditori locali e non. Solo lasciando, dunque, possono mettere in condizione le forze nuove di entrare, stavolta senza l'alibi di presenze poco gradite in società».
Alessandro Di Marco
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