L'ultima risonanza magnetica, quella effettuata a Villa Toniolo, dal dottor Monti, ha dato definitivamente il via. A cosa? Al progetto di Tanjevic, che sarebbe poi quello di trovare la quadratura del cerchio, per la sua Virtus, partendo dal grande vecchio.
Ma carta d'identità alla mano si scopre che il grande vecchio, Antoine Rigaudeau, ha solo trent'anni. E con il suo talento e il suo cervello potrebbe essere in campo il 29 settembre, al PalaMalaguti, nella terza giornata di campionato, con la Di Nola Napoli (dell'ex Michelone Andersen). Se non ce la facesse per quella data bisognerà pazientare un'altra settimana e vedere il francese a Varese, il 6 ottobre, contro quel Meneghin che avrebbe potuto essere bianconero e invece ha scelto un ritorno (mesto?) a casa sua. Per rigenerarsi.
Anche se il minutaggio di Antoine dovesse diminuire, la sua presenza, in campo è fuori, è fondamentale. Lo si è visto da come il francese, acciaccato, abbia accettato di mettersi in divisa. Di come sia sceso in campo stringendo, idealmente, la mano a tutti i presenti.
Che non erano molti e Le Roi, persona sensibile e attenta, se n'è accorto. Ma dal primo giorno di questa nuova stagione, all'Arcoveggio, si è prefisso un obiettivo: pensare al quotidiano, parlare del presente. Per evitare paragoni, per dar modo ai suoi «fratellini» di crescere senza pressione sulle spalle. Se c'è un giocatore che può riconquistare Bologna (almeno quella bianconera), questo è lui.
«La nostra è una buona squadra – commenta -. Non siamo stati molto fortunati, in avvio, con questi infortuni. Ma sappiamo che, lavorando insieme, potremo raggiungere buoni risultati. Perché l'obiettivo della Virtus, poi, è sempre lo stesso: vincere. Ci vorrà un po' di tempo, per trovare l'intesa, ma arriveremo».
E sarà più facile quando ci sarà lui. Che preoccupato per il suo infortunio al ginocchio – si era parlato di intervento e di uno stop di 4-5 mesi – è andato a farsi a vedere in Francia. «Con due settimane – dice – dovrei essere a posto. Se poi saranno tre pazienza, ma l'importante è ricominciare ad allenarsi».
E' il grande vecchio, Rigaudeau, per questo sferza e protegge i compagni. Come Belinelli, che ha 16 anni e un futuro da campioncino.
«Ha stoffa – sottolinea -, ma lasciamolo crescere. Lasciamolo sbagliare».
Dovesse prenderlo per mano lui, Rigaudeau, allora per il pupo di San Giovanni in Persiceto si aprirebbe uno scenario da favola.
Alessandro Gallo
Ma carta d'identità alla mano si scopre che il grande vecchio, Antoine Rigaudeau, ha solo trent'anni. E con il suo talento e il suo cervello potrebbe essere in campo il 29 settembre, al PalaMalaguti, nella terza giornata di campionato, con la Di Nola Napoli (dell'ex Michelone Andersen). Se non ce la facesse per quella data bisognerà pazientare un'altra settimana e vedere il francese a Varese, il 6 ottobre, contro quel Meneghin che avrebbe potuto essere bianconero e invece ha scelto un ritorno (mesto?) a casa sua. Per rigenerarsi.
Anche se il minutaggio di Antoine dovesse diminuire, la sua presenza, in campo è fuori, è fondamentale. Lo si è visto da come il francese, acciaccato, abbia accettato di mettersi in divisa. Di come sia sceso in campo stringendo, idealmente, la mano a tutti i presenti.
Che non erano molti e Le Roi, persona sensibile e attenta, se n'è accorto. Ma dal primo giorno di questa nuova stagione, all'Arcoveggio, si è prefisso un obiettivo: pensare al quotidiano, parlare del presente. Per evitare paragoni, per dar modo ai suoi «fratellini» di crescere senza pressione sulle spalle. Se c'è un giocatore che può riconquistare Bologna (almeno quella bianconera), questo è lui.
«La nostra è una buona squadra – commenta -. Non siamo stati molto fortunati, in avvio, con questi infortuni. Ma sappiamo che, lavorando insieme, potremo raggiungere buoni risultati. Perché l'obiettivo della Virtus, poi, è sempre lo stesso: vincere. Ci vorrà un po' di tempo, per trovare l'intesa, ma arriveremo».
E sarà più facile quando ci sarà lui. Che preoccupato per il suo infortunio al ginocchio – si era parlato di intervento e di uno stop di 4-5 mesi – è andato a farsi a vedere in Francia. «Con due settimane – dice – dovrei essere a posto. Se poi saranno tre pazienza, ma l'importante è ricominciare ad allenarsi».
E' il grande vecchio, Rigaudeau, per questo sferza e protegge i compagni. Come Belinelli, che ha 16 anni e un futuro da campioncino.
«Ha stoffa – sottolinea -, ma lasciamolo crescere. Lasciamolo sbagliare».
Dovesse prenderlo per mano lui, Rigaudeau, allora per il pupo di San Giovanni in Persiceto si aprirebbe uno scenario da favola.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino