FABRIANO — Il bello, anzi il brutto, è che quella di domani pomeriggio per il debutto in campionato a Cantù ormai per tutto l'ambiente rappresenta solo una tappa intermedia verso un percorso ben più spinoso. Quello della società, mai così in balìa degli eventi e in febbrile attesa dell'assise del Consiglio di amministrazione di martedì pomeriggio, quando, una volta per tutte, si saprà se e in che modo il Fabriano basket uscirà dalla tormenta economica di nuovo esplosa in questi giorni.
Il dopo-Biondi. Ricapitolando: il presidente se ne va sotto i colpi della contestazione dei tifosi, il vice D'Ovidio (ieri irrintracciabile) non ha ancora deciso, il resto del Cda (Federici, Costantini, Carnevali, Bracchetti, Corradi, Alberti, Castellani) attende con un pizzico comprensibile impazienza la prossima riunione.
Già, ma che potrebbe succedere? Chi sarà a guidare la nuova società ed eventualmente a rilevare le quote del presidente Biondi nella Spa e le sue firme sulle fidejussioni bancarie? Oggi nulla è dato sapere, se non che chi dovrà pilotare il barcollante vascello biancoblù si dovrà fare carico di una situazione debitoria (si parla di cifre attorno ai due miliardi delle pensionate lire…) ancora da brivido. E non è un bel messaggio di invito per i potenziali timonieri.
C'è la cordata? L'ipotesi Merloni (e del padrone unico) per un rilievo in blocco della società è definitivamente tramontata e allora non resta, in questi ultimi giorni, che fissare le coordinate per una potenziale cordata. Al fianco della Carifac e della Faber del professor Galassi che stanno lavorando alla formazione di un progetto di gruppo, potrebbero schierarsi altri imprenditori. Oltre all'amministrazione comunale capitanata da sindaco Sorci, anche l'ex presidente Antonio Ninno starebbe pensando a un riavvicinamento, ipotesi in queste ore valutata pure dalla Zara di Zamparini e Ranaldi. Sempre troppo pochi, certo, ma pur sempre un possibile incoraggiante inizio, purchè si cominci a ritrovarsi attorno ad un unico tavolo senza il consueto alibi delle reciproche gelosie tra imprenditori e con in testa un progetto a medio-lungo termine. Anche perché a quel punto, di fronte a una ritrovata compattezza di intenti e un minimo di solidità finanziaria, gli stessi Merloni, in via più o meno diretta, potrebbero divenire compartecipi del «restyling». «Qui in gioco non c'è solo la salvezza sul campo, ma la sopravvivenza del basket» lancia il grido d'allarme coach Carmenati. «Mai come adesso bisogna appropriarsi dello slogan uniti per vincere, in attesa che qualcuno compia un passo avanti per tenere in vita la società».
Alessandro Di Marco
Il dopo-Biondi. Ricapitolando: il presidente se ne va sotto i colpi della contestazione dei tifosi, il vice D'Ovidio (ieri irrintracciabile) non ha ancora deciso, il resto del Cda (Federici, Costantini, Carnevali, Bracchetti, Corradi, Alberti, Castellani) attende con un pizzico comprensibile impazienza la prossima riunione.
Già, ma che potrebbe succedere? Chi sarà a guidare la nuova società ed eventualmente a rilevare le quote del presidente Biondi nella Spa e le sue firme sulle fidejussioni bancarie? Oggi nulla è dato sapere, se non che chi dovrà pilotare il barcollante vascello biancoblù si dovrà fare carico di una situazione debitoria (si parla di cifre attorno ai due miliardi delle pensionate lire…) ancora da brivido. E non è un bel messaggio di invito per i potenziali timonieri.
C'è la cordata? L'ipotesi Merloni (e del padrone unico) per un rilievo in blocco della società è definitivamente tramontata e allora non resta, in questi ultimi giorni, che fissare le coordinate per una potenziale cordata. Al fianco della Carifac e della Faber del professor Galassi che stanno lavorando alla formazione di un progetto di gruppo, potrebbero schierarsi altri imprenditori. Oltre all'amministrazione comunale capitanata da sindaco Sorci, anche l'ex presidente Antonio Ninno starebbe pensando a un riavvicinamento, ipotesi in queste ore valutata pure dalla Zara di Zamparini e Ranaldi. Sempre troppo pochi, certo, ma pur sempre un possibile incoraggiante inizio, purchè si cominci a ritrovarsi attorno ad un unico tavolo senza il consueto alibi delle reciproche gelosie tra imprenditori e con in testa un progetto a medio-lungo termine. Anche perché a quel punto, di fronte a una ritrovata compattezza di intenti e un minimo di solidità finanziaria, gli stessi Merloni, in via più o meno diretta, potrebbero divenire compartecipi del «restyling». «Qui in gioco non c'è solo la salvezza sul campo, ma la sopravvivenza del basket» lancia il grido d'allarme coach Carmenati. «Mai come adesso bisogna appropriarsi dello slogan uniti per vincere, in attesa che qualcuno compia un passo avanti per tenere in vita la società».
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino