TREVISO. Ridimensionamento dei budget da parte di tutti i club, un equilibrio, soprattutto dalla quinta alla dodicesima piazza, che si annuncia esasperato, ma anche un miglioramento tecnico complessivo dell'81º campionato di basket, scattato ieri a Pesaro con la novità del triplo arbitraggio. Di tutto questo ne parliamo con il cittì della nazionale, Charlie Recalcati, indimenticata guardia di Cantù, chiamato, sabato scorso a Genova, nel corso della vernice del campionato, spesso in causa dal presidente del Coni, Gianni Petrucci. «Treviso è giustamente la favorita numero uno», esordisce il coach azzurro, «dopo aver vinto il titolo, ha sì perso l'allenatore dello scudetto, ma ha preso Ettore Messina, il migliore che c'era sulla piazza».
Non le sembrerà strano vedere il suo amico Ettore alla Benetton?
«Non si può sempre nascere e morire nello stesso ambiente. All'inizio, forse, farà un certo effetto, ma, poi, ci abitueremo».
Che rapporto ha avuto con Messina quando lei era alla guida della Fortitudo?
«Fra noi c'è stato sempre un ottimo rapporto, del resto, io ho un buon rapporto con tutti gli altri allenatori. Ettore potrà sembrare un po' burbero, ma è spontaneo e ha una grande sensibilità: due qualità che giocatori e addetti ai lavori sapranno presto apprezzare anche a Treviso».
Dietro alla Benetton, Siena è davanti alle due bolognesi?
«Con Turkcan e Ford, Ataman ha un roster, sulla carta, fortissimo. L'unica incognita, per i toscani, sarà quella di trovare una giusta intesa fra tutti questi assi. Quanto alle bolognesi, la Virtus non ha fatto un brutto mercato, ma, finora, Tanjevic ha avuto la sfortuna di perdere gli elementi portanti della squadra, l'ultimo, a Genova, capitan Rigaudeau. In più, c'è una situazione di elettricità con un rapporto non facile tra tifoseria e società. La nuova Fortitudo, invece, piace moltissimo al pubblico: il sostenitore fortitudino, rispetto a quello virtussino, è meno abituato ai successi e, quindi, è disposto a perdonare di più qualche eventuale sconfitta».
Come giudica il divorzio fra Meneghin e la Skipper?
«Ottimo per entrambi. Si è trattato di un rapporto nato male in partenza: ad Andrea gioverà sicuramente ritornare a Varese».
Oltre alle quattro favorite, chi entrerà nei playoff?
«Citare tutte le squadre che potranno piazzarsi dal 5º al 12º posto (l'ultimo utile per i playoff, ndr) sarebbe un elenco troppo lungo. Tutte le squadre, a partire da Milano, brava, nell'ottica di riconquistare il pubblico, a prendere Sconochini, si sono rinforzate: vedremo un campionato migliore dell'anno scorso».
E quali sono le squadre maggiormente indiziate al 18º posto?
«Sarebbe antipatico citare una squadra, ma, anche se lo volessi, non sarebbe facile. Ci sono team, come Biella, che promettono bene, e altri, come Avellino, il quale ha cambiato tutto il roster, che non si possono ancora giudicare».
Cosa comporterà il blocco degli extracomunitari?
«Ci saranno molti meno cambiamenti in corsa e, quindi, l'allenatore, che, da quest'anno, riavrà il suo ruolo originario, dovrà trovare le soluzioni ideali per risistemare la sua squadra».
Il blocco sarà un vantaggio per la nazionale?
«Sotto quest'aspetto non è cambiato assolutamente nulla: per me l'ideale sarebbe tornare a un campionato con sette italiani e tre stranieri».
Convocherà ancora Ricky Pittis?
«Certo: Riccardo, come Myers, Fucka, Abbio e Radulovic, è un giocatore che interessa alla nazionale. Il 30 settembre radunerò a Roma quelli impegnati nelle competizioni continentali. E' arrivato il momento che tutti si sacrifichino per il raggiugimento di un obiettivo fondamentale per il nostro movimento: le Olimpiadi di Atene».
Non le sembrerà strano vedere il suo amico Ettore alla Benetton?
«Non si può sempre nascere e morire nello stesso ambiente. All'inizio, forse, farà un certo effetto, ma, poi, ci abitueremo».
Che rapporto ha avuto con Messina quando lei era alla guida della Fortitudo?
«Fra noi c'è stato sempre un ottimo rapporto, del resto, io ho un buon rapporto con tutti gli altri allenatori. Ettore potrà sembrare un po' burbero, ma è spontaneo e ha una grande sensibilità: due qualità che giocatori e addetti ai lavori sapranno presto apprezzare anche a Treviso».
Dietro alla Benetton, Siena è davanti alle due bolognesi?
«Con Turkcan e Ford, Ataman ha un roster, sulla carta, fortissimo. L'unica incognita, per i toscani, sarà quella di trovare una giusta intesa fra tutti questi assi. Quanto alle bolognesi, la Virtus non ha fatto un brutto mercato, ma, finora, Tanjevic ha avuto la sfortuna di perdere gli elementi portanti della squadra, l'ultimo, a Genova, capitan Rigaudeau. In più, c'è una situazione di elettricità con un rapporto non facile tra tifoseria e società. La nuova Fortitudo, invece, piace moltissimo al pubblico: il sostenitore fortitudino, rispetto a quello virtussino, è meno abituato ai successi e, quindi, è disposto a perdonare di più qualche eventuale sconfitta».
Come giudica il divorzio fra Meneghin e la Skipper?
«Ottimo per entrambi. Si è trattato di un rapporto nato male in partenza: ad Andrea gioverà sicuramente ritornare a Varese».
Oltre alle quattro favorite, chi entrerà nei playoff?
«Citare tutte le squadre che potranno piazzarsi dal 5º al 12º posto (l'ultimo utile per i playoff, ndr) sarebbe un elenco troppo lungo. Tutte le squadre, a partire da Milano, brava, nell'ottica di riconquistare il pubblico, a prendere Sconochini, si sono rinforzate: vedremo un campionato migliore dell'anno scorso».
E quali sono le squadre maggiormente indiziate al 18º posto?
«Sarebbe antipatico citare una squadra, ma, anche se lo volessi, non sarebbe facile. Ci sono team, come Biella, che promettono bene, e altri, come Avellino, il quale ha cambiato tutto il roster, che non si possono ancora giudicare».
Cosa comporterà il blocco degli extracomunitari?
«Ci saranno molti meno cambiamenti in corsa e, quindi, l'allenatore, che, da quest'anno, riavrà il suo ruolo originario, dovrà trovare le soluzioni ideali per risistemare la sua squadra».
Il blocco sarà un vantaggio per la nazionale?
«Sotto quest'aspetto non è cambiato assolutamente nulla: per me l'ideale sarebbe tornare a un campionato con sette italiani e tre stranieri».
Convocherà ancora Ricky Pittis?
«Certo: Riccardo, come Myers, Fucka, Abbio e Radulovic, è un giocatore che interessa alla nazionale. Il 30 settembre radunerò a Roma quelli impegnati nelle competizioni continentali. E' arrivato il momento che tutti si sacrifichino per il raggiugimento di un obiettivo fondamentale per il nostro movimento: le Olimpiadi di Atene».