BOLOGNA — Con pazienza, si vedrà anche la Skipper. Che, al momento, è più un'idea che una squadra: per dire, l'ultima delle tante facce nuove, il ceko Lubos Barton, in palestra l'hanno visto per la prima volta due giorni fa. Basta e avanza: per capire che il rodaggio è appena agli inizi.
«Fra visti, mondiali e tutto il resto, far l'allenatore è diventato un mestiere sempre più complicato» brontola bonariamente Matteo Boniciolli (nella foto), che all'entusiasmo della passata stagione ne ha aggiunto del nuovo: nella Fortitudo del rinnovamento e della rifondazione, che ha speso la metà per mettere insieme una squadra decisamente più equilibrata delle ultime, c'è ancora lui. «Con grande gioia e piacere, perchè far parte del cambiamento è uno stimolo in più» aggiunge il coach senza retorica.
Più giovane, arricchita nel talento e meglio assortita nei ruoli, la Skipper della new economy è una mina vagante nel panorama di un campionato che di certezze, al momento, ne ha una soltanto e riconoscibilissima per via del tricolore sul petto: la Benetton, appunto. Per quanto prematuri, i segnali Fortitudo sono comunque forti: non si discutono le doti di Scepanovic, Delfino e dello stesso Barton, ma applicarle con regolarità sul rettangolo di legno sarà il loro destino, mentre il lungo Skelin può andar dritto nella categoria garanzie con capitan Basile, uno dei pochi reduci con Galanda e Kovacic, considerato che Van der Spiegel da queste parti non si è mai fermato. Restano Mancinelli e Fultz, che Boniciolli promette di non tenere solo come carta della disperazione, e Pozzecco: che sia un bellissimo giullare come in passato o un goliardico esempio di concretezza come promette, sta a lui dimostrarlo.
Più che da dimostrare, al momento, c'è da mostrarsi al completo: finora alla Skipper non è ancora accaduto. In questo c'è molto di simile alla Virtus, anche se nel derby dell'estate non c'è stata partita: a livello tecnico, perchè alla prima esperienza da manager Savic ha centrato tutti gli obiettivi a cui puntava, e pure a livello di sentimenti, perchè se la campagna abbonamenti è il termometro di una passione, qui con più di 3200 tessere non solo c'è stato lo storico sorpasso su Casalecchio, ma si è decisamente fatto meglio del meglio che si poteva prevedere.
Con la Virtus, al momento, in comune c'è solo il ritardo sulla tabella di marcia, «anche se il mio amico Boscia Tanjevic ha avuto un avversario in più nella sfortuna» ammette Boniciolli. Che nelle pieghe dei tornei estivi, in buona parte giocati col peso di una preparazione atletica iniziata solo dopo il tardivo arrivo del nuovo preparatore jugoslavo, ha comunque intravisto le tracce di una strada che può portare lontano. «Mi auguro di trasmettere l'atteggiamento della passata stagione — dice il tecnico della Skipper — Questo è un gruppo che ha più talento e spensieratezza, la gioventù ci porterà ad essere inevitabilmente alterni, ma abbiamo qualità negli esterni e solidità sotto canestro. Per costruirci un'identità avremo bisogno di dieci partite, non lo dico per mettere le mani avanti perchè comunque non possiamo permetterci di perdere troppo terreno in questo primo mese». Con pazienza, si vedrà anche la Skipper.
Angelo Costa
«Fra visti, mondiali e tutto il resto, far l'allenatore è diventato un mestiere sempre più complicato» brontola bonariamente Matteo Boniciolli (nella foto), che all'entusiasmo della passata stagione ne ha aggiunto del nuovo: nella Fortitudo del rinnovamento e della rifondazione, che ha speso la metà per mettere insieme una squadra decisamente più equilibrata delle ultime, c'è ancora lui. «Con grande gioia e piacere, perchè far parte del cambiamento è uno stimolo in più» aggiunge il coach senza retorica.
Più giovane, arricchita nel talento e meglio assortita nei ruoli, la Skipper della new economy è una mina vagante nel panorama di un campionato che di certezze, al momento, ne ha una soltanto e riconoscibilissima per via del tricolore sul petto: la Benetton, appunto. Per quanto prematuri, i segnali Fortitudo sono comunque forti: non si discutono le doti di Scepanovic, Delfino e dello stesso Barton, ma applicarle con regolarità sul rettangolo di legno sarà il loro destino, mentre il lungo Skelin può andar dritto nella categoria garanzie con capitan Basile, uno dei pochi reduci con Galanda e Kovacic, considerato che Van der Spiegel da queste parti non si è mai fermato. Restano Mancinelli e Fultz, che Boniciolli promette di non tenere solo come carta della disperazione, e Pozzecco: che sia un bellissimo giullare come in passato o un goliardico esempio di concretezza come promette, sta a lui dimostrarlo.
Più che da dimostrare, al momento, c'è da mostrarsi al completo: finora alla Skipper non è ancora accaduto. In questo c'è molto di simile alla Virtus, anche se nel derby dell'estate non c'è stata partita: a livello tecnico, perchè alla prima esperienza da manager Savic ha centrato tutti gli obiettivi a cui puntava, e pure a livello di sentimenti, perchè se la campagna abbonamenti è il termometro di una passione, qui con più di 3200 tessere non solo c'è stato lo storico sorpasso su Casalecchio, ma si è decisamente fatto meglio del meglio che si poteva prevedere.
Con la Virtus, al momento, in comune c'è solo il ritardo sulla tabella di marcia, «anche se il mio amico Boscia Tanjevic ha avuto un avversario in più nella sfortuna» ammette Boniciolli. Che nelle pieghe dei tornei estivi, in buona parte giocati col peso di una preparazione atletica iniziata solo dopo il tardivo arrivo del nuovo preparatore jugoslavo, ha comunque intravisto le tracce di una strada che può portare lontano. «Mi auguro di trasmettere l'atteggiamento della passata stagione — dice il tecnico della Skipper — Questo è un gruppo che ha più talento e spensieratezza, la gioventù ci porterà ad essere inevitabilmente alterni, ma abbiamo qualità negli esterni e solidità sotto canestro. Per costruirci un'identità avremo bisogno di dieci partite, non lo dico per mettere le mani avanti perchè comunque non possiamo permetterci di perdere troppo terreno in questo primo mese». Con pazienza, si vedrà anche la Skipper.
Angelo Costa
Fonte: Il Resto del Carlino