CONSAPEVOLE di dover in qualche modo sottrarre due puntacci alla Viola, per non deragliare subito nello sconforto, la Virtus apre oggi a Casalecchio il percorso di sopravvivenza che dovrà tenerla in strada finchè non diventerà una squadra normale. Chi dice un mese, chi dice due, chi dice mai: sul futuro ci si può sbizzarrire, incrociando ottimismi e macumbe. Sul presente, ha appena detto Tanjevic, bisogna trovarne dieci per le 18.15 di oggi, o forse ne basterebbero anche cinque. Sekularac, Bell, Avleev, Frosini, Andersen per avviarsi, poi Belinelli, Attruia, Brkic, Gagneur e Miralles per proseguire, essendosi aggiunto ai feriti anche Bowdler, dolorante a una zampa. La Viola ha giocato insieme un bel precampionato, ha un quintetto scafato (Rombaldoni-Ivory-Eubanks-Williams-Tomidy) e annusa l´occasione, avendo nulla da perdere e tutto da incassare: le grandi, ai primi turni, son di solito addentabili. La Virtus di più.
Nell´anno che inizia la Virtus presenta molto di inedito, incluso il rischio di non vincere al turno d´esordio, come non le càpita da 12 anni. S´è già molto dibattuto sul trapasso tecnico da Messina a Tanjevic, senza però che oggi Boscia abbia una squadra vera su cui apporre un marchio. E s´è già detto tanto d´un contorno che stasera subirà, in tenace assenza di dati ufficiali, l´ennesimo censimento, di teste ed umori. Sulla platea del PalaMalaguti non è facile scommettere, perché agli abbonati che hanno rinnovato l´adesione, gioiosamente o turandosi il naso, si aggiungerà, di volta in volta, un numero variabile d´acquirenti di biglietto. Se gli oltre duemila 'non rinnovanti´ hanno rappresentato un segnale di sgradimento, o anche solo di semplice recessione, sono egualmente un bacino di persone che da anni, la domenica pomeriggio, andavano al basket, e non al cinema, a caccia o a mostre di pittura contemporanea. Sarà da vedere quanti s´accomoderanno al botteghino: e non saranno ovviamente secondari, in questo recupero, i risultati.
Infine, inedito non solo cromatico, la maglia bianca sarà decorata quest´oggi della sola Vu, che è elegante, suggestiva e romantica, ma non apporta denari e azzoppa un bilancio già salassato dal minor introito della tessere. Gli sponsor si trovano anche in corso d´opera, se è probabile che in questi ultimi giorni fossero piovute (e fossero state giustamente respinte) diverse proposte indecenti. Per ora va solo rimarcato che, come tabella canta, la Virtus da mezzo secolo si presentava al via con un sostegno economico, che ai tempi eroici si chiamava abbinamento e poi sponsor, e oggi no. E´ finita la ricca e gloriosa era Kinder, ma sfogliando l´album si noterà che altri cinque marchi s´ornarono di scudetto, e cioè Minganti, Sinudyne, Granarolo, Knorr e Buckler. Un solo anno fu affrontato a petto nudo, con la sola Vu: era il '69-70, dirigeva Porelli, allenava Paratore, evoluiva, tra gli altri, Dado Lombardi. Fu un anno mediocre, da settimo posto, ma la grande paura sarebbe arrivata la stagione dopo, con la sigla Norda e una salvezza sgraffignata agli spareggi di Cantù (salvatore della patria Buzzavo, oggi, vedi un po´, aspro nemico trevigiano).
Corsi e ricorsi non sfiorano ancora, nella sostanza, la Virtus odierna, che forse non sarà più in prima fila nella griglia di partenza, ma nemmeno è intruppata nel plotone, allestita con un budget robusto e forte d´una base non banale. Resta ora da formulare un´idea d´insieme e da fondere in una squadra l´organico di 15 nomi depositato venerdì in Lega (non figura in lista Morlende), scacciando il sospetto della raccolta di figurine (9 nuove, un record) o della sgradita collezioni di prognosi variamente accidentate (6 assenti oggi: Becirovic, Smodis, Morlende, Beard, Rigaudeau, Bowdler). Non è il compito odierno, comunque. Stasera basterebbero due puntacci, anche orrendi.
Walter Fuochi
Nell´anno che inizia la Virtus presenta molto di inedito, incluso il rischio di non vincere al turno d´esordio, come non le càpita da 12 anni. S´è già molto dibattuto sul trapasso tecnico da Messina a Tanjevic, senza però che oggi Boscia abbia una squadra vera su cui apporre un marchio. E s´è già detto tanto d´un contorno che stasera subirà, in tenace assenza di dati ufficiali, l´ennesimo censimento, di teste ed umori. Sulla platea del PalaMalaguti non è facile scommettere, perché agli abbonati che hanno rinnovato l´adesione, gioiosamente o turandosi il naso, si aggiungerà, di volta in volta, un numero variabile d´acquirenti di biglietto. Se gli oltre duemila 'non rinnovanti´ hanno rappresentato un segnale di sgradimento, o anche solo di semplice recessione, sono egualmente un bacino di persone che da anni, la domenica pomeriggio, andavano al basket, e non al cinema, a caccia o a mostre di pittura contemporanea. Sarà da vedere quanti s´accomoderanno al botteghino: e non saranno ovviamente secondari, in questo recupero, i risultati.
Infine, inedito non solo cromatico, la maglia bianca sarà decorata quest´oggi della sola Vu, che è elegante, suggestiva e romantica, ma non apporta denari e azzoppa un bilancio già salassato dal minor introito della tessere. Gli sponsor si trovano anche in corso d´opera, se è probabile che in questi ultimi giorni fossero piovute (e fossero state giustamente respinte) diverse proposte indecenti. Per ora va solo rimarcato che, come tabella canta, la Virtus da mezzo secolo si presentava al via con un sostegno economico, che ai tempi eroici si chiamava abbinamento e poi sponsor, e oggi no. E´ finita la ricca e gloriosa era Kinder, ma sfogliando l´album si noterà che altri cinque marchi s´ornarono di scudetto, e cioè Minganti, Sinudyne, Granarolo, Knorr e Buckler. Un solo anno fu affrontato a petto nudo, con la sola Vu: era il '69-70, dirigeva Porelli, allenava Paratore, evoluiva, tra gli altri, Dado Lombardi. Fu un anno mediocre, da settimo posto, ma la grande paura sarebbe arrivata la stagione dopo, con la sigla Norda e una salvezza sgraffignata agli spareggi di Cantù (salvatore della patria Buzzavo, oggi, vedi un po´, aspro nemico trevigiano).
Corsi e ricorsi non sfiorano ancora, nella sostanza, la Virtus odierna, che forse non sarà più in prima fila nella griglia di partenza, ma nemmeno è intruppata nel plotone, allestita con un budget robusto e forte d´una base non banale. Resta ora da formulare un´idea d´insieme e da fondere in una squadra l´organico di 15 nomi depositato venerdì in Lega (non figura in lista Morlende), scacciando il sospetto della raccolta di figurine (9 nuove, un record) o della sgradita collezioni di prognosi variamente accidentate (6 assenti oggi: Becirovic, Smodis, Morlende, Beard, Rigaudeau, Bowdler). Non è il compito odierno, comunque. Stasera basterebbero due puntacci, anche orrendi.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica
