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Aquile nel frullatore di Trieste

Roberson e Erdmann fanno strage: non un’impresa, un capolavoro

TRIESTE - Sabato la «Gazzetta» aveva trasformato Cesare Pancotto in George Clooney (un minimo di somiglianza c’è), ma il miracolo più grande doveva ancora arrivare: Clooney non avrebbe mai vinto la partita di ieri. Con le partenze lanciate una certa dimestichezza ce l’avevamo, non con i missili sparati a freddo nell’iperspazio. Tutti i triestini a bocca aperta tranne uno, Matteo Boniciolli, che stavolta si trovava dalla parte sbagliata e la bocca l’ha voluta tenere chiusa anche dinanzi alle domande che i giornalisti non hanno potuto fare.
Un esordio deflagrante per i biancorossi: una partita contro i vicecampioni d’Italia condotta dal primo all’ultimo minuto, tranne un unico frangente, il 28 pari propiziato da una bomba di Basile dopo 12 minuti di gara. Un solo attimo di impasse cancellato da una delle tante irresistibili penetrazioni e poi da un contropiede dell’uomo più sorprendente ed esaltante della gara: Terrance Roberson. «Perchè star qui a tirare? - si è chiesto subito Roberson - Io a canestro ci vado a piedi». Ha così tagliato, spaccato, fatto a pezzi l’area in orizzontale, verticale e diagonale andando a concludere in avvitamento, in galleggiamento, in schiacciata. Ventotto punti, top scorer della partita, una valanga di applausi all’uscita.
L’anno scorso Trieste si faceva spesso trascinare in ritmi troppo rapidi, rimanendo stritolata. Stavolta non ha dettato il ritmo, ha acceso un frullatore e alla velocità massima. I pizzichi di ali di Aquila (è il simbolo della Fortitudo) che di minuto in minuto è andata ricavando sono stati un potente afrodisiaco sul suo lauto pasto. Corse a perdifiato e mani di colla: soltanto 7 palloni persi (contro i ben 24 gettati dagli avversari) pur mantenendo per 40 minuti filati una velocità supersonica. Basterebbe questo per spiegare il prodigio che si è materializzato in via Flavia dinanzi a 4.057 spettatori, troppo pochi per un’impresa del genere.
In frantumi non solo le previsioni della vigilia, ma anche il tipo di gioco che quasi tutti si aspettavano di vedere. Niente signori degli anelli (la battaglia ai rimbalzi è stata persa 27-34), ma i principi del centrocampo. Con Camata legnoso e Podestà ancora non pienamente carburato nonostante un paio di proficui ganci, Trieste ha preso il controllo del perimetro grazie all’esperienza di Maric ben sostituito da Cavaliero, alle bombe da sette metri di Erdmann (che ha concluso con un ottimo bottino di 26 punti) e all’opera di collegamento svolta da Kelecevic, all around più che discreto. Per un frangente del terzo quarto Pancotto ha schierato addirittura un quintetto con tre potenziali play: Maric, Cavaliero e Sy.
La precisione al tiro (50 per cento nelle bombe) ha fatto decollare lo score facendo dei biancorossi l’unica squadra ad aver superato i 100 punti nella prima giornata di gara. Roberson e Erdmann sono risultati secondo e terzo nella classifica di tutti i marcatori dietro solo a Gorenc della Metis con 29 punti. I 51 punti siglati dalla squadra nel primo tempo e i 52 della ripresa sono la spiegazione di un’intensità di gara folle che non ha permesso alla Skipper alcun recupero.
La «zona» tentata da Boniciolli ha permesso alla Skipper di riportarsi a meno 7 sull’87-80 con 4 minuti da giocare grazie a una bomba di Galanda, il più concreto dei bolognesi nonostante ben cinque palle perse. La resa definitiva degli ospiti con fallo di sfondamento e successivo tecnico fischiato all’altro dei triestini avversari, Gianmarco Pozzecco, quando alla sirena mancavano 2’21’’. Il fossato con Trieste era sempre ampio, nove punti, il missile biancorosso era libero da qualsiasi resistenza gravitazionale.
Silvio Maranzana
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