PESARO — E adesso tutti a discutere per qualche giorno, fino alla prossima partita. Se e quanto gli universitari possono crescere, se e quanto i «vecchi» potranno aiutarli, se e quanto pagheremo nel frattempo questo scotto. In sala stampa si è parlato parecchio con Crespi delle difficoltà di adattamento della truppa di studenti freschi di college, ai quali va aggiunto anche un Norm Richardson che, parliamoci chiaro, ha solo un anno in più dei varti Gilbert, McGhee e Christoffersen e solo 11 partite di Nba sulle spalle con minutaggi tra l'altro molto limitati. Il che vuol dire che anche lui, nonostante abbia talento, non ha ancora la necessaria esperienza per trainare il gruppo. Al momento la possiede di più uno come Pecile che a 18 anni giocava play titolare a Gorizia e l'anno dopo a Ragusa, in A2, dove s'incontrano marpioni che al college non ci sono.
«E' un rischio che sapevamo di correre — ammette Crespi — per questo è importante che chi conosce il basket europeo faccia da guida in questo primo periodo perché il loro adattamento sia il più indolore possibile».
Ed invece la chioccia non ha saputo scaldare i pulcini sotto la sua ala protettrice: dopo un precampionato incoraggiante, Beric è incappato in una serata vecchio stile. Incerto e impreciso, Misha si è perso dentro le sue angosce: delle cinque triple scagliate nel primo quarto ne sarebbero bastate un paio a bersaglio per cominciare a giocare la partita, invece la squadra si è trascinata balbettante fino all'intervallo quando il coach ha cercato di sistemare le cose. Va anche detto che se Richardson non guarda il canestro, come ha fatto nel primo tempo, sarà fin troppo facile per le difese chiudersi su Beric, che deve diventare sì un punto di riferimento ma non l'unico, pena diventare troppo prevedibili.
«Questa storia del leader unico la condivido fino a un certo punto — dice Pecile —. Ogni squadra deve avere più punti di riferimento per diventare davvero pericolosa. Quanto a me, sono orgoglioso dei complimenti ricevuti da Bianchini, ma è del tutto normale che un playmaker cerchi di tenere in pugno la situazione, segnando lui stesso quando la squadra s'inceppa. D'altra parte me l'ha insegnato Booker».
Ma la società come ha reagito a questa prima scoppola, c'è già preoccupazione?
«Non sono preoccupato — dice Gianmarco Scavolini — anche perché bisogna tener conto dell'avversario che abbiamo affrontato e pure se Siena non è ancora in formissima, ha elementi talentuosi ed esperti e punta allo scudetto. Io ho visto anche delle cose positive: la reazione, la rimonta e i nostri lunghi che hanno combattuto contro pari ruolo molto più forti di loro. Sono le nostre guardie, eccetto Pecile, ad aver bucato la partita ed è questo che forse mi ha sorpreso di più».
Elisabetta Ferri
«E' un rischio che sapevamo di correre — ammette Crespi — per questo è importante che chi conosce il basket europeo faccia da guida in questo primo periodo perché il loro adattamento sia il più indolore possibile».
Ed invece la chioccia non ha saputo scaldare i pulcini sotto la sua ala protettrice: dopo un precampionato incoraggiante, Beric è incappato in una serata vecchio stile. Incerto e impreciso, Misha si è perso dentro le sue angosce: delle cinque triple scagliate nel primo quarto ne sarebbero bastate un paio a bersaglio per cominciare a giocare la partita, invece la squadra si è trascinata balbettante fino all'intervallo quando il coach ha cercato di sistemare le cose. Va anche detto che se Richardson non guarda il canestro, come ha fatto nel primo tempo, sarà fin troppo facile per le difese chiudersi su Beric, che deve diventare sì un punto di riferimento ma non l'unico, pena diventare troppo prevedibili.
«Questa storia del leader unico la condivido fino a un certo punto — dice Pecile —. Ogni squadra deve avere più punti di riferimento per diventare davvero pericolosa. Quanto a me, sono orgoglioso dei complimenti ricevuti da Bianchini, ma è del tutto normale che un playmaker cerchi di tenere in pugno la situazione, segnando lui stesso quando la squadra s'inceppa. D'altra parte me l'ha insegnato Booker».
Ma la società come ha reagito a questa prima scoppola, c'è già preoccupazione?
«Non sono preoccupato — dice Gianmarco Scavolini — anche perché bisogna tener conto dell'avversario che abbiamo affrontato e pure se Siena non è ancora in formissima, ha elementi talentuosi ed esperti e punta allo scudetto. Io ho visto anche delle cose positive: la reazione, la rimonta e i nostri lunghi che hanno combattuto contro pari ruolo molto più forti di loro. Sono le nostre guardie, eccetto Pecile, ad aver bucato la partita ed è questo che forse mi ha sorpreso di più».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino