PESARO — Ci si era detti d'aver pazienza, che una squadra nuova e giovane aveva bisogno di tempo prima di essere giudicata ma si sa bene che a Pesaro quest'atteggiamento di attesa non è tra i preferiti. Ai tifosi erano rimaste più impresse altre promesse: che la squadra avrebbe morso e aggredito e che al palazzo ci saremmo divertiti. E così dopo l'esordio con Siena, choccante soprattutto il primo quarto, molti sono i dubbi, altrettante le domande. Chissà cosa si agita nella mente di Crespi che in questo progetto ha creduto fino in fondo...
«La gente è scoraggiata? Bè io non posso esserlo e infatti non lo sono — esclama il coach —. So bene che nella prima parte della gara non siamo piaciuti a nessuno e che nella seconda non abbiamo incantato. Ma vorrei anche sottolineare, come già ha fatto Recalcati e lo ringrazio, che dopo quei cazzotti dei primi minuti non siamo andati ko. E poteva capitare...».
Che cosa ha detto ai giocatori alla ripresa degli allenamenti?
«Tre cose che sono anche tre verità. La prima: che Beric e Richardson devono essere i nostri migliori produttori in attacco, che devono prendersi iniziative ed essere pericolosi. Secondo: che la nostra difesa deve essere sempre aggressiva, dobbiamo attaccarci alle magliette ai pantaloncini, far sentire che siamo pronti. Terzo: sulle esecuzioni offensive dobbiamo diventare un orologio, ci vuole più attenzione mentale».
Lasciamo un attimo da parte il divertimento, ma Crespi aveva promesso almeno una squadra con mordente: perché non è accaduto?
«Mi sento responsabile di questo, ho detto ai ragazzi che non possiamo giocare conservativi. Ma dico anche che quando abbiamo aggredito, abbiamo recuperato, facendo dei break. Poi c'è anche una chiave psicologica: quando non fai mai canestro puoi deprimerti».
Colpa della gioventù?
«Direi che è ora di tagliare con questo discorso. Ho allenato Granger che aveva 24 anni e non aveva paura di niente. Jaric due anni fa aveva 22 anni e giocava con spavalderia, così come Ginobili. Forse i nostri non saranno forti come questi, ma non sono nemmeno dei poppanti. Per me esiste chi gioca bene e chi no, chi gioca con desiderio e chi no, non chi è esperto e chi no».
E il naufragio di Beric e Richardson, che dovevano essere i punti di riferimento, come lo spiega?
«Chiedete anche a loro come spiegano la loro partita, non posso rispondere per gli altri».
Sicuramente un pizzico di tensione c'è dopo il flop iniziale, soprattutto perché le aspettative erano e restano tante, anche se non si lotterà per l'alta classifica. E anche se il calendario è impietoso, crediamo che tutti s'aspettano almeno una Scavolini che sappia battersi con dignità e con orgoglio. Ricordiamo anche una frase che ci disse Atripaldi, il gm di Biella, quando la Scavolini ingaggiò Crespi: «Marco vi porterà dei giocatori sconosciuti e voi vi domanderete chi sono e come diavolo giocano. Dopo tre mesi amerete quella squadra alla follia». Proviamo a dargli retta.
Elisabetta Ferri
«La gente è scoraggiata? Bè io non posso esserlo e infatti non lo sono — esclama il coach —. So bene che nella prima parte della gara non siamo piaciuti a nessuno e che nella seconda non abbiamo incantato. Ma vorrei anche sottolineare, come già ha fatto Recalcati e lo ringrazio, che dopo quei cazzotti dei primi minuti non siamo andati ko. E poteva capitare...».
Che cosa ha detto ai giocatori alla ripresa degli allenamenti?
«Tre cose che sono anche tre verità. La prima: che Beric e Richardson devono essere i nostri migliori produttori in attacco, che devono prendersi iniziative ed essere pericolosi. Secondo: che la nostra difesa deve essere sempre aggressiva, dobbiamo attaccarci alle magliette ai pantaloncini, far sentire che siamo pronti. Terzo: sulle esecuzioni offensive dobbiamo diventare un orologio, ci vuole più attenzione mentale».
Lasciamo un attimo da parte il divertimento, ma Crespi aveva promesso almeno una squadra con mordente: perché non è accaduto?
«Mi sento responsabile di questo, ho detto ai ragazzi che non possiamo giocare conservativi. Ma dico anche che quando abbiamo aggredito, abbiamo recuperato, facendo dei break. Poi c'è anche una chiave psicologica: quando non fai mai canestro puoi deprimerti».
Colpa della gioventù?
«Direi che è ora di tagliare con questo discorso. Ho allenato Granger che aveva 24 anni e non aveva paura di niente. Jaric due anni fa aveva 22 anni e giocava con spavalderia, così come Ginobili. Forse i nostri non saranno forti come questi, ma non sono nemmeno dei poppanti. Per me esiste chi gioca bene e chi no, chi gioca con desiderio e chi no, non chi è esperto e chi no».
E il naufragio di Beric e Richardson, che dovevano essere i punti di riferimento, come lo spiega?
«Chiedete anche a loro come spiegano la loro partita, non posso rispondere per gli altri».
Sicuramente un pizzico di tensione c'è dopo il flop iniziale, soprattutto perché le aspettative erano e restano tante, anche se non si lotterà per l'alta classifica. E anche se il calendario è impietoso, crediamo che tutti s'aspettano almeno una Scavolini che sappia battersi con dignità e con orgoglio. Ricordiamo anche una frase che ci disse Atripaldi, il gm di Biella, quando la Scavolini ingaggiò Crespi: «Marco vi porterà dei giocatori sconosciuti e voi vi domanderete chi sono e come diavolo giocano. Dopo tre mesi amerete quella squadra alla follia». Proviamo a dargli retta.
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino