FABRIANO — Dal meno 22 di Cantù alla riunione di questo pomeriggio del Consiglio di amministrazione in cui molto difficilmente verranno assegnate le cariche in una società ancora alla ricerca della sua identità strutturale e finanziaria. La speranza, allora, è che la pur preventivabile «batosta» sul campo all'esordio potrebbe almeno servire per far capire ai vertici dirigenziali quanto impellente sia la necessità di «riassestare» la squadra con almeno un paio di ritocchi in tempi brevi.
Fuori uno o due? Mentre il presidente Biondi ha già anticipato che stasera chiuderà ufficialimente il suo biennio cestistico, il vice presidente uscente Mattia D'Ovidio non ha ancora deciso se resterà o meno all'interno del gruppo. «Comunque — precisa lui in merito alle sue ultime dichiarazioni — è giusto concentrarsi solo su presente e futuro della società. Di quanto accaduto in passato, e in merito a chi ha pilotato in precedenza il club, non ho mai detto nulla».
Galassi ci prova. Ma il cerchio si stringe e una città che teme fortemente il peggio (leggi fallimento incombente) chiede a gran voce che i numi tutelari del basket locale tornino a salvare la patria cestistica. E se Antonio Ninno ipotizza di rientrare solo in caso di ampie adesioni degli altri industriali, l'altro ex presidente, Abramo Galassi della Faber, la vede fosca. «E' il momento di parlarci chiaro» , rileva il «professore» con la determinazione dei tempi migliori. «La situazione finanziaria è molto difficile e di certo non arriverà mai il padrone unico a compiere il 'miracolo'. Lo sapete, il basket non dà ritorno agli industriali, per cui qualunque apporto economico lo si concede per pura 'solidarietà', non per tornaconto. In questi giorni sto seguendo molto da vicino la questione, parlandone con colleghi e amministratori comunali: vedremo che succederà stasera al Cda, ma forse la strada da percorrere è un'altra».
«Come per Guerrieri». Il «prof», che assieme alla Carifac sta alzando parecchie cornette per sondare gli umori degli imprenditori, rovescia il discorso. «Stavolta se i fabrianesi vogliono veramente far sopravvivere la pallacanestro devono essere loro stessi a 'trascinare' gli industriali. Insomma, il primo passo dovrebbero compierlo i tifosi, andando finalmente a rinforzare il capitale sociale. Mi spiego: se vanno in tremila al palas, se in altrettanti, anche di più, hanno firmato per intitolare la struttura a Giuliano Guerrieri, mi auguro che in numero simile si adoperino per mettere la loro piccola, ma decisiva quota nella Spa. Quattro, cinquecento euro a testa e poi potranno anche scegliersi il nuovo Consiglio di amministrazione. Solo così, solo con lo zoccolo duro di tifosi padroni del loro club, si può andare avanti e coinvolgere i più abbienti. Altrimenti, ripeto, ogni anno sarà la stessa storia…».
Alessandro Di Marco
Fuori uno o due? Mentre il presidente Biondi ha già anticipato che stasera chiuderà ufficialimente il suo biennio cestistico, il vice presidente uscente Mattia D'Ovidio non ha ancora deciso se resterà o meno all'interno del gruppo. «Comunque — precisa lui in merito alle sue ultime dichiarazioni — è giusto concentrarsi solo su presente e futuro della società. Di quanto accaduto in passato, e in merito a chi ha pilotato in precedenza il club, non ho mai detto nulla».
Galassi ci prova. Ma il cerchio si stringe e una città che teme fortemente il peggio (leggi fallimento incombente) chiede a gran voce che i numi tutelari del basket locale tornino a salvare la patria cestistica. E se Antonio Ninno ipotizza di rientrare solo in caso di ampie adesioni degli altri industriali, l'altro ex presidente, Abramo Galassi della Faber, la vede fosca. «E' il momento di parlarci chiaro» , rileva il «professore» con la determinazione dei tempi migliori. «La situazione finanziaria è molto difficile e di certo non arriverà mai il padrone unico a compiere il 'miracolo'. Lo sapete, il basket non dà ritorno agli industriali, per cui qualunque apporto economico lo si concede per pura 'solidarietà', non per tornaconto. In questi giorni sto seguendo molto da vicino la questione, parlandone con colleghi e amministratori comunali: vedremo che succederà stasera al Cda, ma forse la strada da percorrere è un'altra».
«Come per Guerrieri». Il «prof», che assieme alla Carifac sta alzando parecchie cornette per sondare gli umori degli imprenditori, rovescia il discorso. «Stavolta se i fabrianesi vogliono veramente far sopravvivere la pallacanestro devono essere loro stessi a 'trascinare' gli industriali. Insomma, il primo passo dovrebbero compierlo i tifosi, andando finalmente a rinforzare il capitale sociale. Mi spiego: se vanno in tremila al palas, se in altrettanti, anche di più, hanno firmato per intitolare la struttura a Giuliano Guerrieri, mi auguro che in numero simile si adoperino per mettere la loro piccola, ma decisiva quota nella Spa. Quattro, cinquecento euro a testa e poi potranno anche scegliersi il nuovo Consiglio di amministrazione. Solo così, solo con lo zoccolo duro di tifosi padroni del loro club, si può andare avanti e coinvolgere i più abbienti. Altrimenti, ripeto, ogni anno sarà la stessa storia…».
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino