VARESE - «Abbiamo parlato per telefono con Carlton Myers: volevamo sincerarci delle sue condizioni; era amareggiato per quanto accaduto ma per fortuna non ha subito gravi traumi». Mario Oioli, dirigente della Metis Varese, ha fatto da «ambasciatore di pace» dopo il grave episodio di teppismo sportivo (l’ennesimo) di cui si sono resi protagonisti gli ultrà di Varese. Al termine dell’incontro di basket tra la Metis e la Virtus Roma alcuni di loro hanno aggredito e insultato Carlton Myers, uno degli artefici della vittoria in volata dei capitolini; il giocatore preferisce non parlare, per non drammatizzare un episodio che lo vede ancora una volta nei panni di vittima, lui italiano dalla pelle scura che è stato anche il portabandiera degli azzurri alle Olimpiadi di Sidney. L’unica testimonianza, seppur indiretta, sull’aggressione di domenica sera è dunque quella di Mario Oioli.
«Myers mi ha raccontato di essere uscito da solo dal palasport - racconta il dirigente varesino - pochi istanti dopo che il pullman con gli altri compagni di squadra si era già allontanato; lui aveva in programma di tornare a casa con la sua auto. Protetti dall’oscurità del piazzale c’erano ad attenderlo tre-quattro giovani che hanno cominciato a insultarlo; ne è nato un battibecco e poi un’aggressione ai danni del giocatore. Myers ci ha riferito di avere solo un labbro ferito». A Oioli non sono stati specificati gli insulti rivolti al giocatore ma sarebbero stati a sfondo razzistico. La Questura di Varese non ha ricevuto denunce da parte dell’aggredito: mancando questo atto ufficiale non sarà possibile indagare e risalire ai responsabili dell’episodio. La polizia domenica sera si era accorta di un lancio di sassi verso la vettura di Myers che non erano andati a segno; la dirigente responsabile del servizio d’ordine si era anche avvicinata al giocatore chiedendo se ci fossero stati dei problemi, ricevendo però una risposta negativa.
L’aggressione di domenica segna il «ritorno in campo» delle frange del tifo violento a Varese. La loro impresa più recente risaliva all’ultima giornata del campionato di calcio passato: un gruppo di loro aveva atteso il ritorno dei giocatori dalla trasferta e davanti allo stadio aveva aggredito tre atleti del Varese, Joel Eboue e i fratelli Mohamed e Samir Benhassen. Tutti avevano agito col volto coperto da sciarpe e fazzoletti, rendendo fino a oggi impossibile l’identificazione.
Claudio Del Frate
«Myers mi ha raccontato di essere uscito da solo dal palasport - racconta il dirigente varesino - pochi istanti dopo che il pullman con gli altri compagni di squadra si era già allontanato; lui aveva in programma di tornare a casa con la sua auto. Protetti dall’oscurità del piazzale c’erano ad attenderlo tre-quattro giovani che hanno cominciato a insultarlo; ne è nato un battibecco e poi un’aggressione ai danni del giocatore. Myers ci ha riferito di avere solo un labbro ferito». A Oioli non sono stati specificati gli insulti rivolti al giocatore ma sarebbero stati a sfondo razzistico. La Questura di Varese non ha ricevuto denunce da parte dell’aggredito: mancando questo atto ufficiale non sarà possibile indagare e risalire ai responsabili dell’episodio. La polizia domenica sera si era accorta di un lancio di sassi verso la vettura di Myers che non erano andati a segno; la dirigente responsabile del servizio d’ordine si era anche avvicinata al giocatore chiedendo se ci fossero stati dei problemi, ricevendo però una risposta negativa.
L’aggressione di domenica segna il «ritorno in campo» delle frange del tifo violento a Varese. La loro impresa più recente risaliva all’ultima giornata del campionato di calcio passato: un gruppo di loro aveva atteso il ritorno dei giocatori dalla trasferta e davanti allo stadio aveva aggredito tre atleti del Varese, Joel Eboue e i fratelli Mohamed e Samir Benhassen. Tutti avevano agito col volto coperto da sciarpe e fazzoletti, rendendo fino a oggi impossibile l’identificazione.
Claudio Del Frate