MILANO. Anche la guardia senza tempo adesso ha una maglia con cui giocare. Storica, da restituire al suo antico splendore, patrimonio di una grande città: proprio come piace a lui. Da ieri Andrea Niccolai è un pezzo dell’Olimpia Milano, covo di Scarpette Rotte che vogliono tornare Rosse. Biella accompagnata alla salvezza è un dolce ricordo del passato, ora c’è la metropoli da strappare a San Siro e riportare al chiuso di un palazzetto. E’ successo tutto molto in fretta. Lunedì pomeriggio lo ha chiamato coach Attilio Caja, lunedì sera ha parlato di soldi con Gino Natali e Giorgio Corbelli (con loro e l’allenatore ha già lavorato a Roma), ieri mattina è partito da Montecatini e ieri pomeriggio ha fatto una capatina al Palalido per il suo primo allenamento. Addirittura - lui, ritardatario cronico - si è presentato in orario, cosa che probabilmente d’ora in avanti non accadrà mai più. Ha preso il posto di Marlon Garnett, anche se per il momento la sua è ancora una situazione traballante. Una specie di posto a orologeria: si sa che è innescato, ma non se e quando esploderà. Pur essendo il suo contratto annuale, infatti, la società ha la possibilità di uscirne entro il primo dicembre.
Niccolai, perché è finito proprio a Milano?
E’ una squadra importante, di prestigio: proprio quello che cercavo. Sono stato vicino a Virtus, Fortitudo e Siena, ma per diversi motivi alla fine non ci siamo messi d’accordo. Comunque, la mia nuova società non ha niente da invidiare alle tre che ho appena citato. E’ una delle grandi d’Italia, che grande vuole tornare. E io l’avevo ribadito più volte che, se non fossi rimasto a Biella, avrei optato per un club di questo genere.
Cosa l’ha convinta ad accettare le avances dell’Olimpia?
Il solo fatto che mi abbia cercato è stato sufficiente. Volevano un tiratore, eccomi qua.
Quanto ci ha messo a dire sì?
Qualche secondo, più o meno.
Quale sarà il suo ruolo?
Mi metto in fila, starà a me conquistare spazio e minuti. La società può uscire dal contratto entro dicembre, e anche questo mi sta bene. Non lo considero però un periodo di prova e una cosa la voglio già mettere in chiaro: ho voglia di restare a Milano fino al termine del campionato, e per questo cercherò di convincere chi di dovere. Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire, ma questo non è certo il primo dei miei pensieri.
Niccolai che si mette in fila: scusi, ma dove sta il trucco?
Non c’è nessun trucco. Il fatto è che i miei compagni stanno lavorando insieme da due mesi, mentre la mia condizione non è certo ai massimi livelli.
Come è stato il suo primo allenamento con Milano?
Un classico allenamento alla Caja: intenso.
Giovedì la vedremo in campo contro Napoli?
Credo proprio di sì, di far parte dei dieci.
L’anno scorso aveva detto che Biella era addirittura come la sua Montecatini. Le manca la società piemontese?
Un po’ sì, perché lì mi sono trovato molto bene. Però, se si vuol leggere la situazione in maniera corretta, ci abbiamo guadagnato tutti: Biella perché ha preso ottimi giocatori che costano meno di me, e io perché sono finito in un grande club e in una grande città.
Una curiosità. Magari i suoi nuovi tifosi milanesi non lo sanno, ma lei è un cultore delle case belle e impossibili. Dopo l’appartamento del Piazzo con vista su tutta Biella, ha per caso chiesto se le affittano il Duomo?
Non scherziamo. In questi primi giorni, chiederò ospitalità ad amici e compagni di squadra. Ho ancora i bagagli in macchina, sono un uomo con le valigie.
Da disfare al più presto. Possibilmente, da rifare ben oltre il primo dicembre.
Alesssandro Alciato
Niccolai, perché è finito proprio a Milano?
E’ una squadra importante, di prestigio: proprio quello che cercavo. Sono stato vicino a Virtus, Fortitudo e Siena, ma per diversi motivi alla fine non ci siamo messi d’accordo. Comunque, la mia nuova società non ha niente da invidiare alle tre che ho appena citato. E’ una delle grandi d’Italia, che grande vuole tornare. E io l’avevo ribadito più volte che, se non fossi rimasto a Biella, avrei optato per un club di questo genere.
Cosa l’ha convinta ad accettare le avances dell’Olimpia?
Il solo fatto che mi abbia cercato è stato sufficiente. Volevano un tiratore, eccomi qua.
Quanto ci ha messo a dire sì?
Qualche secondo, più o meno.
Quale sarà il suo ruolo?
Mi metto in fila, starà a me conquistare spazio e minuti. La società può uscire dal contratto entro dicembre, e anche questo mi sta bene. Non lo considero però un periodo di prova e una cosa la voglio già mettere in chiaro: ho voglia di restare a Milano fino al termine del campionato, e per questo cercherò di convincere chi di dovere. Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire, ma questo non è certo il primo dei miei pensieri.
Niccolai che si mette in fila: scusi, ma dove sta il trucco?
Non c’è nessun trucco. Il fatto è che i miei compagni stanno lavorando insieme da due mesi, mentre la mia condizione non è certo ai massimi livelli.
Come è stato il suo primo allenamento con Milano?
Un classico allenamento alla Caja: intenso.
Giovedì la vedremo in campo contro Napoli?
Credo proprio di sì, di far parte dei dieci.
L’anno scorso aveva detto che Biella era addirittura come la sua Montecatini. Le manca la società piemontese?
Un po’ sì, perché lì mi sono trovato molto bene. Però, se si vuol leggere la situazione in maniera corretta, ci abbiamo guadagnato tutti: Biella perché ha preso ottimi giocatori che costano meno di me, e io perché sono finito in un grande club e in una grande città.
Una curiosità. Magari i suoi nuovi tifosi milanesi non lo sanno, ma lei è un cultore delle case belle e impossibili. Dopo l’appartamento del Piazzo con vista su tutta Biella, ha per caso chiesto se le affittano il Duomo?
Non scherziamo. In questi primi giorni, chiederò ospitalità ad amici e compagni di squadra. Ho ancora i bagagli in macchina, sono un uomo con le valigie.
Da disfare al più presto. Possibilmente, da rifare ben oltre il primo dicembre.
Alesssandro Alciato