SIENA — Tornare a Siena fa sempre un certo effetto. Soprattutto per chi, come Cesare Pancotto, nella città del Palio ha trascorso quattro splendidi anni. Tra il coach di Porto San Giorgio e la Mens Sana si è creato un legame inscindibile sottolineato ad ogni incontro dagli applausi del pubblcio di fede biancoverde.
«Per me - confessa Cesare Pancotto - è un onore aver avuto la possibilità di contribuire ad un progetto che sta dando grandi risultati. E' stata un'esperienza che mi ha arricchito a livello umano e professionale. E se Siena dovesse vincere, beh, non potrò far altro che festeggiare».
Rispetto ai tempi di Pancotto la situazione è cambiata profondamente. In meglio, è ovvio. Ma cosa prova uno dei coach più amati dai tifosi senesi a vedere la Mens Sana così cresciuta, pronta a lottare per lo scudetto e per l'Euroleague?
«Prima di tutto devo fare i complimenti alle istituzioni che hanno creduto nel basket. Poi al pubblico che con la presenza ed il calore ha sempre sostenuto la squadra, aiutandola nei momenti più delicati. E faccio i complimenti al gm Minucci perchè ho avuto la possibilità di lavorare con lui per dare vita a questo progetto. Le sue idee erano ambiziose e quando nove anni fa la società stava attraversando il momento di difficoltà, lui pensava al futuro, pensava che Siena avrebbe potuto lottare per lo scudetto. Oggi è proprio così».
Ma nello sport l'amarcord deve lasciare spazio alla gara. E quella che vedrà opposta la Montepaschi alla Coop Nordest si presenta avvincente.
«Attenzione, però, a non fare confusione - sottolinea Pancotto -. L'obiettivo della Mens Sana è lo scudetto, il nostro è quello di chiudere prima possibile la faccenda salvezza. Questo significa che le due squadre hanno valori molto diversi. La Montepaschi mi ricorda la Milano di Dan Peterson, che cominciava diesel e finiva turbo. In più si giocherà a Siena, dove il fattore campo è un fattore tangibile e non soltanto potenziale».
Come si prepara la partita contro una «grande»?
«Semplice: risolvendo i nostri problemi. Siamo un po' in ritardo rispetto alla tabella di marcia ed il mio obiettivo è quello di preparare al meglio la squadra. Il nostro compito sarà quello di fare bene le cose che sappiamo fare».
Federico Cappelli
«Per me - confessa Cesare Pancotto - è un onore aver avuto la possibilità di contribuire ad un progetto che sta dando grandi risultati. E' stata un'esperienza che mi ha arricchito a livello umano e professionale. E se Siena dovesse vincere, beh, non potrò far altro che festeggiare».
Rispetto ai tempi di Pancotto la situazione è cambiata profondamente. In meglio, è ovvio. Ma cosa prova uno dei coach più amati dai tifosi senesi a vedere la Mens Sana così cresciuta, pronta a lottare per lo scudetto e per l'Euroleague?
«Prima di tutto devo fare i complimenti alle istituzioni che hanno creduto nel basket. Poi al pubblico che con la presenza ed il calore ha sempre sostenuto la squadra, aiutandola nei momenti più delicati. E faccio i complimenti al gm Minucci perchè ho avuto la possibilità di lavorare con lui per dare vita a questo progetto. Le sue idee erano ambiziose e quando nove anni fa la società stava attraversando il momento di difficoltà, lui pensava al futuro, pensava che Siena avrebbe potuto lottare per lo scudetto. Oggi è proprio così».
Ma nello sport l'amarcord deve lasciare spazio alla gara. E quella che vedrà opposta la Montepaschi alla Coop Nordest si presenta avvincente.
«Attenzione, però, a non fare confusione - sottolinea Pancotto -. L'obiettivo della Mens Sana è lo scudetto, il nostro è quello di chiudere prima possibile la faccenda salvezza. Questo significa che le due squadre hanno valori molto diversi. La Montepaschi mi ricorda la Milano di Dan Peterson, che cominciava diesel e finiva turbo. In più si giocherà a Siena, dove il fattore campo è un fattore tangibile e non soltanto potenziale».
Come si prepara la partita contro una «grande»?
«Semplice: risolvendo i nostri problemi. Siamo un po' in ritardo rispetto alla tabella di marcia ed il mio obiettivo è quello di preparare al meglio la squadra. Il nostro compito sarà quello di fare bene le cose che sappiamo fare».
Federico Cappelli