LIVORNO. Primo giovedì di campionato e prima trasferta per la Mabo. Saranno anche i primi due punti in terra straniera? Possibile, anzi possibilissimo. A patto che Livorno giochi come ha fatto 4 giorni fa, nel debutto di via Allende contro la Snaidero. Con quell'organizzazione difensiva che ha annebbiato le idee ad una Udine ancora da rodare e ai suoi cervelli Mulaomerovic e Vujacic, aprendo praterie al contropiede amaranto, con quell'equilibrio in attacco, che ha mandato 4 uomini in doppia cifra.
Ad Avellino (20.30) gli uomini di Banchi si giocano due punti importanti. Importanti per la classifica, perchè permetterebbero a Livorno di continuare a godersi ancora un po' questo piccolo ma dolce primato in A1 e andare domenica a Siena (che ha visto annullare la squalifica a Marcaccini e che ha firmato Curtis Mc Cants, play-guardia ex Cska Mosca) con l'entusiasmo alle stelle. Importanti perchè l'Air è una concorrente della stessa fascia della Mabo e vincere lo scontro diretto vale sempre qualcosa in più. Ma importanti soprattutto in quanto possibili. E quando c'è qualcosa di possibile, non c'è rimpianto peggiore che farselo sfuggire.
Intendiamoci, con questo nessuno sottovaluta l'Air di Zare Markosvki, che è all'esordio davanti ad un pubblico di casa infiammato e molto attaccato al basket, capace durante l'estate di scendere in strada e improvvisare raccolte di firme pur di salvare la società dal rischio di non iscrizione. Al di là del fuoco che potrà sprigionare la tana dei lupi e del valore ancora tutto da scoprire della formazione irpina, c'è un elemento fondamentale tuttavia che può far pendere l'ago della bilancia dalla parte degli amaranto: è l'amalgama, la storia del gruppo Mabo rispetto alla non-storia del gruppo Air. Livorno sta insieme da una vita, sette giocatori degli ultimi due anni sono stati confermati, gli altri, Mc Leod e Mutavdzic, si sono inseriti negli ingranaggi con la facilità di una tessera jolly in un puzzle da bambini. Avellino invece ha cambiato tutto. Dall'allenatore, quel Markovski che in Italia ricordiamo tra Sassari e Reggio Emilia, ma che ha fatto le sue fortune alla guida della nazionale macedone e con la formazione del Lugano, al quintetto, Ivan Corrales (ex Siviglia) play, Vanterpool, il bombardiere che toccò anche Gorizia, guardia, e poi Brian Bracey, Ante Grgurevic e Gecevski. I nomi sono buoni, Vanterpool e Bracey (domenica a Treviso fuori fase) rappresentano garanzie, e ancor di più quel Larry Middleton che parte dalla panchina ma che resta una bocca da fuoco terribile capace al PalaVerde di firmare 14 punti (4/5 dall'arco). L'assemblaggio tuttavia è in corso. Livorno può sfruttare questo fattore, come l'anno scorso in tanti (Imola, Fabriano, la stessa Udine) sfruttarono il suo noviziato nelle prime giornate.
Come detto ci vorrà la difesa messa in mostra con la Snaidero. «Dovrà essere la nostra caratteristica indelebile», disse Banchi dopo la vittoria sugli orange friulani. Occasione ottima stasera per dimostrare che è così. L'Air cercherà di limitare Rodney Elliott, «l'osso più duro dei labronici», come ha detto Middleton. Il black di Baltimora se la vedrà con Grgurevic, croato dal grande cuore in campo, che però regala al livornese cinque centimetri, un vantaggio che Elliott dovrà utilizzare a dovere. Livorno invece braccherà Middleton e Vanterpool con Parente, lo specialista. Ma il duello decisivo potrebbe essere sotto le plance: se Mutavdzic imporrà la sua stazza sul leggero Gecevski (attenzione però alla sua capacità di giocare fronte a canestro), la Mabo avrà già mezza partita tra le mani.
Giulio Corsi
Ad Avellino (20.30) gli uomini di Banchi si giocano due punti importanti. Importanti per la classifica, perchè permetterebbero a Livorno di continuare a godersi ancora un po' questo piccolo ma dolce primato in A1 e andare domenica a Siena (che ha visto annullare la squalifica a Marcaccini e che ha firmato Curtis Mc Cants, play-guardia ex Cska Mosca) con l'entusiasmo alle stelle. Importanti perchè l'Air è una concorrente della stessa fascia della Mabo e vincere lo scontro diretto vale sempre qualcosa in più. Ma importanti soprattutto in quanto possibili. E quando c'è qualcosa di possibile, non c'è rimpianto peggiore che farselo sfuggire.
Intendiamoci, con questo nessuno sottovaluta l'Air di Zare Markosvki, che è all'esordio davanti ad un pubblico di casa infiammato e molto attaccato al basket, capace durante l'estate di scendere in strada e improvvisare raccolte di firme pur di salvare la società dal rischio di non iscrizione. Al di là del fuoco che potrà sprigionare la tana dei lupi e del valore ancora tutto da scoprire della formazione irpina, c'è un elemento fondamentale tuttavia che può far pendere l'ago della bilancia dalla parte degli amaranto: è l'amalgama, la storia del gruppo Mabo rispetto alla non-storia del gruppo Air. Livorno sta insieme da una vita, sette giocatori degli ultimi due anni sono stati confermati, gli altri, Mc Leod e Mutavdzic, si sono inseriti negli ingranaggi con la facilità di una tessera jolly in un puzzle da bambini. Avellino invece ha cambiato tutto. Dall'allenatore, quel Markovski che in Italia ricordiamo tra Sassari e Reggio Emilia, ma che ha fatto le sue fortune alla guida della nazionale macedone e con la formazione del Lugano, al quintetto, Ivan Corrales (ex Siviglia) play, Vanterpool, il bombardiere che toccò anche Gorizia, guardia, e poi Brian Bracey, Ante Grgurevic e Gecevski. I nomi sono buoni, Vanterpool e Bracey (domenica a Treviso fuori fase) rappresentano garanzie, e ancor di più quel Larry Middleton che parte dalla panchina ma che resta una bocca da fuoco terribile capace al PalaVerde di firmare 14 punti (4/5 dall'arco). L'assemblaggio tuttavia è in corso. Livorno può sfruttare questo fattore, come l'anno scorso in tanti (Imola, Fabriano, la stessa Udine) sfruttarono il suo noviziato nelle prime giornate.
Come detto ci vorrà la difesa messa in mostra con la Snaidero. «Dovrà essere la nostra caratteristica indelebile», disse Banchi dopo la vittoria sugli orange friulani. Occasione ottima stasera per dimostrare che è così. L'Air cercherà di limitare Rodney Elliott, «l'osso più duro dei labronici», come ha detto Middleton. Il black di Baltimora se la vedrà con Grgurevic, croato dal grande cuore in campo, che però regala al livornese cinque centimetri, un vantaggio che Elliott dovrà utilizzare a dovere. Livorno invece braccherà Middleton e Vanterpool con Parente, lo specialista. Ma il duello decisivo potrebbe essere sotto le plance: se Mutavdzic imporrà la sua stazza sul leggero Gecevski (attenzione però alla sua capacità di giocare fronte a canestro), la Mabo avrà già mezza partita tra le mani.
Giulio Corsi