FABRIANO — In panchina per tutto l'ultimo quarto è rimasto seduto e riflettere sulla Virtus che non c'è, in sala stampa fa una comparsa veloce con concetti stringati, ma precisi. «E' stata una partita indecente», sintetizza Boscia Tanjevic, attorniato da microfoni e taccuini curiosi come non mai. «Certo che avevamo problemi d'organico, ma in campo dovevamo andare con un altro spirito, cioè lottando come nel dovere morale di ogni formazione». Si ferma qui, non va oltre. E guarda comunque al futuro con il realismo dettato da una sconfitta che fa male. «Già da oggi ci guarderemo negli occhi e ne parleremo tutti insieme. Rigaudeau? Non so se domenica tornerà, comunque non dobbiamo cercare alibi o sperare troppo e solo nei recuperi». Detto (solo) questo, si alza e se ne va. Con il pesante fardello dei pensieri sempre più aggrovigliato.
La parabola della Carifac comincia, invece, un'oretta prima della partita. Striscioni in ogni dove per stringersi attorno alla squadra e chiedere alla città di partorire una dirigenza più solida, dopo il fuggi-fuggi in società. «I fabrianesi non vogliono vivere solo otto ore al giorno», «Imprenditori avari, morirete con i vostri danari», «Fabriano uguale basket, salviamoli», i lenzuoli più pungenti per richiamare l'imprenditoria al capezzale di un club che dopo 24 anni di serie A rischia grosso. Era iniziata così, appunto. E' finita con i tifosi a invadere il campo attorno ai giocatori per guadagnarsi gli «scalpi» di una vittoria indimenticabile e lo stesso capannelllo di appassionati ad attendere l'uscita dei protagonisti giusto dinanzi allo spogliatoio, assieme al presidente Alberti iper sorridente per il suo debutto vincente. Scene degne degli ultimi due anni che però non scalfiscono la proverbiale pacatezza di coach Carmenati, già idolatrato dalla platea. «Adesso non esaltiamoci», il messaggio forte e chiaro del tecnico. «L'avevo detto che in questo gruppo c'era da aver fiducia e il recupero nel terzo periodo a Cantù stava lì a certificarlo. Ma adesso che si è vinto contro una Virtus in evidente fase di 'laboratorio' non montiamoci la testa». Rivede il film dell'incontro il nocchiero biancoblù e lo analizza in prospettiva. «Abbiamo ancora tanto da imparare. Di buono c'è stata una difesa più tonica, che deve essere sempre più il nostro 'segreto' per innescare il contropiede ed estrinsecare le grandi qualità atletiche a disposizione di molti giocatori. In fase offensiva, invece, malgrado i 103 punti, dico che siamo soltanto in avvio del cammino. Dobbiamo imparare a giocare con il cronometro, scegliere le soluzioni e i tiri giusti nei momenti che contano, comunque questi due punti fanno enorme morale». La prova verità, allora, è attesa per domenica. La Virtus in casa con la Pompea, la Carifac a Milano per sapere se questo pazzo giovedì resterà o meno un incredibile episodio.
Alessandro Di Marco
La parabola della Carifac comincia, invece, un'oretta prima della partita. Striscioni in ogni dove per stringersi attorno alla squadra e chiedere alla città di partorire una dirigenza più solida, dopo il fuggi-fuggi in società. «I fabrianesi non vogliono vivere solo otto ore al giorno», «Imprenditori avari, morirete con i vostri danari», «Fabriano uguale basket, salviamoli», i lenzuoli più pungenti per richiamare l'imprenditoria al capezzale di un club che dopo 24 anni di serie A rischia grosso. Era iniziata così, appunto. E' finita con i tifosi a invadere il campo attorno ai giocatori per guadagnarsi gli «scalpi» di una vittoria indimenticabile e lo stesso capannelllo di appassionati ad attendere l'uscita dei protagonisti giusto dinanzi allo spogliatoio, assieme al presidente Alberti iper sorridente per il suo debutto vincente. Scene degne degli ultimi due anni che però non scalfiscono la proverbiale pacatezza di coach Carmenati, già idolatrato dalla platea. «Adesso non esaltiamoci», il messaggio forte e chiaro del tecnico. «L'avevo detto che in questo gruppo c'era da aver fiducia e il recupero nel terzo periodo a Cantù stava lì a certificarlo. Ma adesso che si è vinto contro una Virtus in evidente fase di 'laboratorio' non montiamoci la testa». Rivede il film dell'incontro il nocchiero biancoblù e lo analizza in prospettiva. «Abbiamo ancora tanto da imparare. Di buono c'è stata una difesa più tonica, che deve essere sempre più il nostro 'segreto' per innescare il contropiede ed estrinsecare le grandi qualità atletiche a disposizione di molti giocatori. In fase offensiva, invece, malgrado i 103 punti, dico che siamo soltanto in avvio del cammino. Dobbiamo imparare a giocare con il cronometro, scegliere le soluzioni e i tiri giusti nei momenti che contano, comunque questi due punti fanno enorme morale». La prova verità, allora, è attesa per domenica. La Virtus in casa con la Pompea, la Carifac a Milano per sapere se questo pazzo giovedì resterà o meno un incredibile episodio.
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino