ROMA — Nell'arena della capitale la Scavolini scopre di avere alcuni gladiatori niente male. Se la giocano fino alla fine i biancorossi, tanto da far esclamare a coach Bucchi: «Abbiamo avuto i nervi più saldi, come già a Varese, ed è andata bene».
La firma l'ha messa Tusek, con due tiri liberi decisivi anche se l'ex di turno ha pagato cara l'emozione: «E' vero, ero molto teso perché ci tenevo da matti contro la società nella quale ho giocato due stagioni — ammette lo sloveno — tanto che durante l'intervallo mi sono detto che dovevo cominciare a far funzionare la testa e non solo i sentimenti che mi stavano bloccando. Ho preso un rimbalzo importante nella bagarre finale e la mano non ha tremato dalla lunetta. La Scavo? L'ho vista molto meglio, presto arriverà la prima vittoria».
Tusek Se ne va dal palazzo con una sciarpa biancorossa tra le mani, che gli hanno lanciato quelli dell'Inferno dagli spalti.
E' sudato come se avesse giocato, Marco Crespi e ha sulla faccia il sorriso amaro di chi sa di aver fallito d'un soffio l'impresa che avrebbe ricacciato in gola al mittente le tante critiche piovute sulla squadra dopo l'esordio con Siena: «Ma l'obiettivo che avevo chiesto ai ragazzi è stato raggiunto: ho chiesto loro di ricordarsi con quanta energia avevamo combattuto nel secondo tempo contro il Montepaschi e di portare quell'atteggiamento sul campo di Roma. Su questo non ho niente da dire, anzi, sono molto soddisfatto. Cos'è mancato alla fine? Qualche canestro contro la loro difesa molto fisica e quindi direi che è mancato qualcos'altro…».
Il riferimento ad un arbitraggio un po' troppo permissivo è evidente ma il coach pesarese non vuole starci a piangere sopra. Preferisce sottolineare il ritorno sulla ribalta dei due uomini che aveva richiamato alle loro responsabilità, Beric e Richardson: «Mi spiace se sono stato male interpretato sui giornali a questo proposito — chiarisce Crespi — perché li ho solo invitati a giocarsi più palloni. Sono loro i giocatori più importanti della squadra e tali devono sentirsi».
Alla fine, però, il giocatore decisivo poteva diventarlo Malaventura, che si è trovato tra le mani un paio di palloni che scottavano: «E' vero — dice — ho sbagliato due tiri importanti. Peccato, se li avessi messi dentro avremmo portato a casa la vittoria. Mi dispiace un sacco, ma è andata così…».
Peccati di gioventù, ma stavolta è bello raccontarli.
Elisabetta Ferri
La firma l'ha messa Tusek, con due tiri liberi decisivi anche se l'ex di turno ha pagato cara l'emozione: «E' vero, ero molto teso perché ci tenevo da matti contro la società nella quale ho giocato due stagioni — ammette lo sloveno — tanto che durante l'intervallo mi sono detto che dovevo cominciare a far funzionare la testa e non solo i sentimenti che mi stavano bloccando. Ho preso un rimbalzo importante nella bagarre finale e la mano non ha tremato dalla lunetta. La Scavo? L'ho vista molto meglio, presto arriverà la prima vittoria».
Tusek Se ne va dal palazzo con una sciarpa biancorossa tra le mani, che gli hanno lanciato quelli dell'Inferno dagli spalti.
E' sudato come se avesse giocato, Marco Crespi e ha sulla faccia il sorriso amaro di chi sa di aver fallito d'un soffio l'impresa che avrebbe ricacciato in gola al mittente le tante critiche piovute sulla squadra dopo l'esordio con Siena: «Ma l'obiettivo che avevo chiesto ai ragazzi è stato raggiunto: ho chiesto loro di ricordarsi con quanta energia avevamo combattuto nel secondo tempo contro il Montepaschi e di portare quell'atteggiamento sul campo di Roma. Su questo non ho niente da dire, anzi, sono molto soddisfatto. Cos'è mancato alla fine? Qualche canestro contro la loro difesa molto fisica e quindi direi che è mancato qualcos'altro…».
Il riferimento ad un arbitraggio un po' troppo permissivo è evidente ma il coach pesarese non vuole starci a piangere sopra. Preferisce sottolineare il ritorno sulla ribalta dei due uomini che aveva richiamato alle loro responsabilità, Beric e Richardson: «Mi spiace se sono stato male interpretato sui giornali a questo proposito — chiarisce Crespi — perché li ho solo invitati a giocarsi più palloni. Sono loro i giocatori più importanti della squadra e tali devono sentirsi».
Alla fine, però, il giocatore decisivo poteva diventarlo Malaventura, che si è trovato tra le mani un paio di palloni che scottavano: «E' vero — dice — ho sbagliato due tiri importanti. Peccato, se li avessi messi dentro avremmo portato a casa la vittoria. Mi dispiace un sacco, ma è andata così…».
Peccati di gioventù, ma stavolta è bello raccontarli.
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino