SIENA È finita come previsto, con una netta vittoria del Montepaschi. Gli orfanelli triestini (ancora senza un papà sponsor) escono sonoramente battuti da una squadra creata per portare nella città del Palio lo scudetto. E contro una società che quest’estate comperava tartufi (come il miglior realizzatore dell’Eurolega Alphonso Ford) la Pallacanestro Trieste, costretta a tirare anche sul prezzo delle patate, ha potuto fare ben poco: il miracolo di domenica scorsa contro la Skipper non si è ripetuto.
Pancotto fa esordire il quintetto base più classico: Maric, Camata, Erdmann, Casoli e Roberson. Camata, in netto miglioramento rispetto alla prima partita (ieri ha segnato anche undici punti) conquista la prima palla, passa svelto a Erdmann e la Pallacanestro Trieste incassa subito due punti: vuoi vedere che... L’illusione però dura poco, vi basti sapere che questo sarà l’unico canestro del buon vecchio Nate, l’ombra di sé stesso.
I ragazzi di Pancotto iniziano buttando il cuore oltre l’ostacolo, forse cercano di ripetere il colpaccio con una di quelle partenze al fulmicotone che sono una specialità di Pancotto: ma sarà l’emozione, sarà che la difesa disposta da Ataman non concede il benché minimo spazio, fatto sta che il taccuino registra una raffica suicida di errori: cinque tiri sbagliati di fila, poi ancora un altro filotto di tre padelle, prima di vedere un altro pallone nel canestro della Montepaschi, poi ancora quattro tiri tutti sul ferro (e nei rimbalzi si recupera poco o niente).
Anche Chiacig e compagni sbagliano, ma molto meno, e soprattutto riescono spesso a portare la difesa triestina a spasso liberando le ali per un micidiale bombardamento da tre punti, soprattutto dai lati. Il primo quarto, quello che ha deciso l’incontro, finisce con un pesante 24-7 in favore dei padroni di casa. E non basta: per racimolare quei miseri setti punticini la Pallacanestro Trieste si carica di falli; Erdmann chiude il primo tempo con ben quattro (di cui uno tecnico per proteste che avrebbe potuto evitare, vista la difficoltà del momento). La sua partita è praticamente finita lì. E invece il Montepaschi gioca pulito: 1 fallo in 6 minuti contro 11 degli ospiti. Il secondo tempo che fa registrare un parziale di 22-20 in favore del Montepaschi, fa sperare in una ripresa di Maric e compagni; ma in realtà basta che i volonterosi orfanelli si facciano sotto di sei lunghezze per vedere il Montepaschi tornare a riprendere i bombardamenti punitivi. Ristabilite le distanze, il punteggio camminerà sempre sulla media dei venti punti di distacco. Del resto, senza Erdmann la squadra fa quello che può e anche quello che non dovrebbe, commettendo errori da squadra di ragazzini: Kelecevic che si fa soffiare per due volte la palla dalle mani, falli di passi a raffica, perfino infrazione (per due volte!) dei 24 secondi, a dimostrazione che la squadra non riesce a trovare schemi efficaci per andare al tiro. Se poi ci prova alla disperata, la percentuale dei successi è troppo bassa per sperare di ribaltare le cose.
Sull’altro fronte uno scatenato Scarone, che si alterna con Ford nel ruolo di play (e quando giocano insieme sono dolori, ma di quelli forti...) trascina la squadra senza concedere soste, portando continuamente Vukcevic ai tiri da tre.
Adesso Pancotto, che non ha nascosto il suo nervosismo, ha due giorni di tempo per registrare tiratori e difesa. Ma intanto il ricordo della fiorentina con l’osso non basta ad addolcire il ritorno a casa.
Livio Missio
Pancotto fa esordire il quintetto base più classico: Maric, Camata, Erdmann, Casoli e Roberson. Camata, in netto miglioramento rispetto alla prima partita (ieri ha segnato anche undici punti) conquista la prima palla, passa svelto a Erdmann e la Pallacanestro Trieste incassa subito due punti: vuoi vedere che... L’illusione però dura poco, vi basti sapere che questo sarà l’unico canestro del buon vecchio Nate, l’ombra di sé stesso.
I ragazzi di Pancotto iniziano buttando il cuore oltre l’ostacolo, forse cercano di ripetere il colpaccio con una di quelle partenze al fulmicotone che sono una specialità di Pancotto: ma sarà l’emozione, sarà che la difesa disposta da Ataman non concede il benché minimo spazio, fatto sta che il taccuino registra una raffica suicida di errori: cinque tiri sbagliati di fila, poi ancora un altro filotto di tre padelle, prima di vedere un altro pallone nel canestro della Montepaschi, poi ancora quattro tiri tutti sul ferro (e nei rimbalzi si recupera poco o niente).
Anche Chiacig e compagni sbagliano, ma molto meno, e soprattutto riescono spesso a portare la difesa triestina a spasso liberando le ali per un micidiale bombardamento da tre punti, soprattutto dai lati. Il primo quarto, quello che ha deciso l’incontro, finisce con un pesante 24-7 in favore dei padroni di casa. E non basta: per racimolare quei miseri setti punticini la Pallacanestro Trieste si carica di falli; Erdmann chiude il primo tempo con ben quattro (di cui uno tecnico per proteste che avrebbe potuto evitare, vista la difficoltà del momento). La sua partita è praticamente finita lì. E invece il Montepaschi gioca pulito: 1 fallo in 6 minuti contro 11 degli ospiti. Il secondo tempo che fa registrare un parziale di 22-20 in favore del Montepaschi, fa sperare in una ripresa di Maric e compagni; ma in realtà basta che i volonterosi orfanelli si facciano sotto di sei lunghezze per vedere il Montepaschi tornare a riprendere i bombardamenti punitivi. Ristabilite le distanze, il punteggio camminerà sempre sulla media dei venti punti di distacco. Del resto, senza Erdmann la squadra fa quello che può e anche quello che non dovrebbe, commettendo errori da squadra di ragazzini: Kelecevic che si fa soffiare per due volte la palla dalle mani, falli di passi a raffica, perfino infrazione (per due volte!) dei 24 secondi, a dimostrazione che la squadra non riesce a trovare schemi efficaci per andare al tiro. Se poi ci prova alla disperata, la percentuale dei successi è troppo bassa per sperare di ribaltare le cose.
Sull’altro fronte uno scatenato Scarone, che si alterna con Ford nel ruolo di play (e quando giocano insieme sono dolori, ma di quelli forti...) trascina la squadra senza concedere soste, portando continuamente Vukcevic ai tiri da tre.
Adesso Pancotto, che non ha nascosto il suo nervosismo, ha due giorni di tempo per registrare tiratori e difesa. Ma intanto il ricordo della fiorentina con l’osso non basta ad addolcire il ritorno a casa.
Livio Missio