AVELLINO. Questi monti, nel cuore gelido del Mezzogiorno, sono maledetti. Arriva Livorno e diluvia. Arriva Livorno e Avellino inventa la partita della vita. Le parole di Luca Banchi suonavano già truci un'ora prima della palla a due, sotto il tunnel del Paladelmauro: «La tana dei lupi, da qui sono usciti in tanti con le ossa rotte, come dal Partenio, proprio qua accanto a noi. Ogni volta che vieni ad Avellino devi sapere che sarà una battaglia». A'a faccia, come dicono da queste parti. Tra questi monti belli e maledetti il basket amaranto new generation aveva salvato la pelle una volta sola, in panchina c'era già Banchi, in campo Brent Dabbs e Mark Baker. Altri tempi. Quello di ieri sera il quinto kappao ruscolato in Irpinia. Tanto che a fine partita il coach arriva in sala stampa e la butta lì: «Mi viene da pensare che questa trasferta per noi sarebbe meglio abolirla».
Ha la faccia bianca come un cencio, il condottiero amaranto. 113 punti incassati in una notte cancellano cinquanta giorni di elogi, spazzano via i sorrisi del successone su Udine, ti riempiono di dubbi. «L'Air ha giocato una partita coi fiocchi, ma noi siamo stati partner alla loro performance - attacca -. Che cosa è accaduto da domenica ad oggi? Potrei correggere la domanda chiedendo che cosa è accaduto dal 7º minuto alla fine di questo match. Abbiamo pagato le conseguenze di un atteggiamento che da superconcentrato è diventato superficiale. Contro Avellino eravamo partiti forte, in maniera incisiva, distribuendo con equilibrio le conclusioni offensive, anche approfittando della tensione che ha bloccato la squadra di Markovski per il debutto davanti al proprio pubblico. A quel punto evidentemente qualcosa si è inceppato nella nostra testa. Forse dopo quell'avvio in discesa pensavamo che la partita si potesse giocare a quei ritmi, che il nostro talento potesse bastare a condurre in porto la vittoria, e invece l'Air ci ha dato una severa lezione di carattere, di quale atteggiamento serve per vincere». E' la faccia messa sul parquet che al coach non va giù. «Avrei voluto che nella nostra metà campo difensiva avessimo giocato in un altro modo. La giornata eccezionale in attacco di Brian Bracey ci ha affossato, le percentuali perfette di Middleton hanno permesso ad Avellino di invertire l'inerzia. Al di là di questo, però, in termini di orgoglio e di combattività questa Mabo non mi ha soddisfatto per niente. E' mancata completamente quella combattività e quell'orgoglio che invece l'Air ha avuto in abbondanza. Sono stati due atteggiamenti opposti e il risultato è questo».
Sul fronte irpino Zare Markovski è incoronato re. Sorride, stringe mani, smista five a mezzo palazzo. In sala stampa ascolta Banchi, prende fiato poi attacca la sua disamina: «Questo successo è frutto del nostro carattere. Abbiamo difeso duro, imponendo il nostro ritmo e questo è stato determinante. E' vero, Middleton e Bracey hanno trovato una giornata speciale in attacco, ma l'Air ha girato con tutti i pezzi utilizzati. La Mabo? Non facile reagire quando davanti trovi un avversario che punge con la precisione che abbiamo avuto noi».
Giulio Corsi
Ha la faccia bianca come un cencio, il condottiero amaranto. 113 punti incassati in una notte cancellano cinquanta giorni di elogi, spazzano via i sorrisi del successone su Udine, ti riempiono di dubbi. «L'Air ha giocato una partita coi fiocchi, ma noi siamo stati partner alla loro performance - attacca -. Che cosa è accaduto da domenica ad oggi? Potrei correggere la domanda chiedendo che cosa è accaduto dal 7º minuto alla fine di questo match. Abbiamo pagato le conseguenze di un atteggiamento che da superconcentrato è diventato superficiale. Contro Avellino eravamo partiti forte, in maniera incisiva, distribuendo con equilibrio le conclusioni offensive, anche approfittando della tensione che ha bloccato la squadra di Markovski per il debutto davanti al proprio pubblico. A quel punto evidentemente qualcosa si è inceppato nella nostra testa. Forse dopo quell'avvio in discesa pensavamo che la partita si potesse giocare a quei ritmi, che il nostro talento potesse bastare a condurre in porto la vittoria, e invece l'Air ci ha dato una severa lezione di carattere, di quale atteggiamento serve per vincere». E' la faccia messa sul parquet che al coach non va giù. «Avrei voluto che nella nostra metà campo difensiva avessimo giocato in un altro modo. La giornata eccezionale in attacco di Brian Bracey ci ha affossato, le percentuali perfette di Middleton hanno permesso ad Avellino di invertire l'inerzia. Al di là di questo, però, in termini di orgoglio e di combattività questa Mabo non mi ha soddisfatto per niente. E' mancata completamente quella combattività e quell'orgoglio che invece l'Air ha avuto in abbondanza. Sono stati due atteggiamenti opposti e il risultato è questo».
Sul fronte irpino Zare Markovski è incoronato re. Sorride, stringe mani, smista five a mezzo palazzo. In sala stampa ascolta Banchi, prende fiato poi attacca la sua disamina: «Questo successo è frutto del nostro carattere. Abbiamo difeso duro, imponendo il nostro ritmo e questo è stato determinante. E' vero, Middleton e Bracey hanno trovato una giornata speciale in attacco, ma l'Air ha girato con tutti i pezzi utilizzati. La Mabo? Non facile reagire quando davanti trovi un avversario che punge con la precisione che abbiamo avuto noi».
Giulio Corsi