Il Day After della Fortitudo, il secondo dopo l´esordio macchiato di Trieste, non può che restituire un ambiente ancora abbottonato. Soffia una brezza pungente sul Paladozza, che gli sparuti fischi piovuti dalle tribune non hanno certo contribuito ad attenuare. La condizione fisica ancora da trovare è un´indiziata forte, l´approccio difensivo ancor di più. Sono tutte componenti che andranno riviste, a partire da domani, dove Avellino potrebbe già essere un crocevia importante per la stagione biancoblù. E chissà se l´arrivo di Lubos Barton sarà un toccasana, almeno per oliare un meccanismo che ha cigolato parecchio. Il giocatore ceco, tesserato ieri mattina, ha ieri svolto il suo primo allenamento e domani sarà a disposizione di Boniciolli. L´aereo della squadra partirà questa mattina per l´Irpinia, dove ad attenderla troverà una banda reduce dal centone abbondante rifilato a Livorno. E se il problema è la difesa, il test è dei più probanti.
In un ambiente in fase di riflessione, c´è chi ha dovuto riflettere a voce alta. A parlare è Zoran Savic, che la squadra l´ha assemblata e osservata, sicuramente non col sorriso stampato, forse con le sopracciglia aggrottate. Non ha sentito Seragnoli, dopo la partita («Era tutto chiaro. Non c´era bisogno di parlare»), e ieri ha così fotografato il momento della Skipper.
«Il problema? Siamo indietro di condizione. Abbiamo avuto problemi fin dai giorni del ritiro. Prima le due settimane di stop di Pozzecco, poi il visto di Scepanovic, ora la firma di Barton, arrivata dopo una settimana dall´inizio del campionato».
La situazione è preoccupante?
«No, sono problemi normali. Certo, pensavamo di esordire meglio, ma era difficile farlo. Questa è una squadra quasi totalmente nuova, che deve imparare a stare insieme. Finora non abbiamo ancora fatto un allenamento al completo, figuriamoci le partite. Se aggiungeremo qualcuno? Cerchiamo un 4 comunitario, ma non abbiamo fretta».
Qual è l´aspetto più negativo?
«Sono tanti, per forza di cose. Su tutti, abbiamo subìto troppo. Due partite, sempre sottomessi. Poi, la difesa. 103 punti a Trieste, 92 in casa con Roseto: non lo scopro io che lì dobbiamo sistemarci. La nostra squadra può farlo, perché ha giocatori giovani, con gambe fresche. La difesa deve essere la nostra caratteristica».
A occhio, però, i componenti della squadra non sembrano avere la difesa nel Dna.
«Scepanovic in nazionale giocava anche da specialista difensivo: entrava, e prendeva il miglior attaccante degli avversari. Basile è un buon difensore, Delfino ha le gambe per esserlo. Io sono convinto che la difesa sia una questione di testa. E non è una questione di singoli: la difesa è un affare di squadra».
Boniciolli in conferenza stampa ha parlato di occhi spauriti, di psichiatri dietro l´angolo. Insomma, un fronte psicologico.
«Non penso che la psicologia c´entri già. Okay, abbiamo perso due partite in cinque giorni, ma non dieci di fila. E´ troppo presto per dare valutazioni. E´ chiaro che Matteo non può essere sereno, visto che siamo partiti male. Non parla, non ha nulla da dire? Lo conoscete, se avesse qualcosa da dire, non tarderebbe a farlo».
Sembra mancare un leader, un uomo d´impatto. Un Savic.
«Sono tutti ragazzi che si conoscono ancora poco. Devono parlarsi, conoscersi, capire chi può essere il leader. Quello che sembra avere più materiale per diventarlo è Pozzecco. Anche Kovacic, con il suo carattere e la sua esperienza. Eh no, io in calzoncini non torno...».
Marco Martelli
In un ambiente in fase di riflessione, c´è chi ha dovuto riflettere a voce alta. A parlare è Zoran Savic, che la squadra l´ha assemblata e osservata, sicuramente non col sorriso stampato, forse con le sopracciglia aggrottate. Non ha sentito Seragnoli, dopo la partita («Era tutto chiaro. Non c´era bisogno di parlare»), e ieri ha così fotografato il momento della Skipper.
«Il problema? Siamo indietro di condizione. Abbiamo avuto problemi fin dai giorni del ritiro. Prima le due settimane di stop di Pozzecco, poi il visto di Scepanovic, ora la firma di Barton, arrivata dopo una settimana dall´inizio del campionato».
La situazione è preoccupante?
«No, sono problemi normali. Certo, pensavamo di esordire meglio, ma era difficile farlo. Questa è una squadra quasi totalmente nuova, che deve imparare a stare insieme. Finora non abbiamo ancora fatto un allenamento al completo, figuriamoci le partite. Se aggiungeremo qualcuno? Cerchiamo un 4 comunitario, ma non abbiamo fretta».
Qual è l´aspetto più negativo?
«Sono tanti, per forza di cose. Su tutti, abbiamo subìto troppo. Due partite, sempre sottomessi. Poi, la difesa. 103 punti a Trieste, 92 in casa con Roseto: non lo scopro io che lì dobbiamo sistemarci. La nostra squadra può farlo, perché ha giocatori giovani, con gambe fresche. La difesa deve essere la nostra caratteristica».
A occhio, però, i componenti della squadra non sembrano avere la difesa nel Dna.
«Scepanovic in nazionale giocava anche da specialista difensivo: entrava, e prendeva il miglior attaccante degli avversari. Basile è un buon difensore, Delfino ha le gambe per esserlo. Io sono convinto che la difesa sia una questione di testa. E non è una questione di singoli: la difesa è un affare di squadra».
Boniciolli in conferenza stampa ha parlato di occhi spauriti, di psichiatri dietro l´angolo. Insomma, un fronte psicologico.
«Non penso che la psicologia c´entri già. Okay, abbiamo perso due partite in cinque giorni, ma non dieci di fila. E´ troppo presto per dare valutazioni. E´ chiaro che Matteo non può essere sereno, visto che siamo partiti male. Non parla, non ha nulla da dire? Lo conoscete, se avesse qualcosa da dire, non tarderebbe a farlo».
Sembra mancare un leader, un uomo d´impatto. Un Savic.
«Sono tutti ragazzi che si conoscono ancora poco. Devono parlarsi, conoscersi, capire chi può essere il leader. Quello che sembra avere più materiale per diventarlo è Pozzecco. Anche Kovacic, con il suo carattere e la sua esperienza. Eh no, io in calzoncini non torno...».
Marco Martelli
Fonte: La Repubblica