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Fabriano gongola per la grande vittoria

Carmenati: «Nessuna vendetta»

FABRIANO — Non ha dormito. Non poteva dormire Roberto Carmenati ripensando al pianeta basket fabrianese che si rovescia in due ore da capogiro e che spedisce la Carifac domani (ore 18,15, diretta su Rc1, ancora fuori Balliro) a Milano con il morale oltre le stelle. Più 35 alla regina dell'Italia dei canestri: va bene che la Virtus ha fatto di tutto (riuscendoci benissimo) per profanare sé stessa, ma nessuno osava sperare in una simile apoteosi. «No, non ci credevo nemmeno io in tanta grazia» ammette il coach dal cuore che batte forte, ma dai piedi sempre zavorrati al suolo. «Però speravo che i primi 'squilli' di ripresa, pur nella sconfitta, suonati a Cantù potessero avere seguito».
Dicci la verità, non ti sa un po' di rivincita verso quelli che, dopo una prestagione da passivi forti, avevano già «scaricato» il tuo progetto? «Nessuna vendetta. Cercavo e cercavamo solo una conferma pratica, con il risultato, della nostra fiducia. Questa vittoria, moralmente, ha un valore inestimabile».
Carmenati e il pubblico. Alla presentazione applausi degli ultras, qualche timido fischio degli altri. Poi il coretto tutto per te, ma tu non rispondi. Sai, qui erano abituati a Lasi che ringraziava sempre la platea a ogni «omaggio» vocale. «Non l'ho fatto per discrezione, per il mio carattere da 'non protagonista'. Ma l'ho detto e lo ripeto: la gente è stata meravigliosa. Con loro ho un rapporto eccellente. Anzi, informalmente con quelli del club mi sono incontrato martedì sera, chiacchierando a lungo. I tifosi hanno subito capito il mio messaggio e con un tifo così una squadra giovane e istintiva come la nostra si sente motivatissima».
Capitolo tecnico: Nunez è il vostro Niccolai? «Nunez, più che altro, ha tolto la maschera. Deve ancora crescere come tutti, ma ormai abbiamo capito che all'inizio stentava solo per problemi fisici». Le ali di Hulett (anche in difesa) fanno impressione, ma quando lo vedremo tirare venti volte a partita come faceva Monroe? «DeAndre è giovane, dave capire ancora tanto del nostro basket. Ma dategli altre quattro o cinque partite di 'ambientamento', poi sarà lui il nostro riferimento offensivo, soprattutto nel tiro da fuori».
Ah, che dici, ci pensi tu a spedire la videocassetta della partita agli imprenditori meno sensibili verso la crisi societaria? «Sicuramente questo successo è uno spot promozionale niente male, ma adesso noi dobbiamo solo pensare al settore tecnico e a tenere vivo questo clima di entusiasmo creatosi da parte dei sostenitori».
Alessandro Di Marco
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