FABRIANO — Potrebbero bastare i 40 minuti milanesi per capire già stasera (ore 18.15, diretta su Rc1) se la folle notte di giovedì per la Carifac ha solo rappresentato una dolcissima fuga dalla realtà, oppure va considerato un autentico trampolino di lancio verso un campionato da salvezza davvero alla portata. Magari proprio tutta la verità non verrà fuori dall'incontro odierno con un altro rivale di spicco e per giunta annunciato in gra forma, ma ormai è tempo di gettare la maschera e capirci un po' di più…
«Non mi illudo». Simpkins (Carmenati in estate aveva anche pensato di portarlo a Fabriano), Coldebella, Sconochini e Niccolai «armati» sul perimetro, Rancik e Kidd sotto con l'ex Ferroni a fare da raccordo tra i reparti. Basta il roster per rendersi conto che l'Olimpia di Caja è stata costruita per restare ampiamente nella «videata» sinistra della classifica.
«Sarà più dura che a Cantù». Così mette tutti in guardia capitan Massimo Gattoni. «Il pur eccellente successo su una Virtus con tanti problemi non deve illuderci. Dobbiamo ancora organizzarci al meglio comne chimica di squadra e poi siamo contati: se uno o due dei nostri 'perni' una sera non è al meglio, per noi è tutto pià difficile. Comunque abbiamo entusiasmo e voglia di lavorare a iosa, questo sì. Non so se basteranno, ma noi ce la metteremo sempre tutta».
«Macché vecchietto… » . Intanto il capitano ha già dato prova di assoluta maestria nel «riciclaggio». «Per me — dice lui — non è un problema guidare una squadra diversa dallo scorso anno. Certo, allora eravamo più esperti e meno atletici, ma anche in un formazione da corsa mi sento in grado di portare il contributo della mia pallacanestro. Troppi 35 minuti a partita? Non sono mica così vecchio e bollito. Per fortuna in carriera mi sono sempre allenato bene, non ho mai avuto infortuni gravi e a 33 anni mi sento ancora in grado di 'reggere', almeno fisicamente». L'ultimo «messaggio promozionale» è, invece, per la dirigenza. «L'ho già detto: noi in campo abbiamo il dovere di rimanere concentrati sull'area tecnica, come stiamo facendo, e non 'impicciarci' degli affari della società. Però è chiaro che se la situazione fosse più tranquilla sul fronte dirigenziale e di conseguenza l'ambiente più sereno, anche la squadra ne trarrebbe vantaggio».
Alessandro Di Marco
«Non mi illudo». Simpkins (Carmenati in estate aveva anche pensato di portarlo a Fabriano), Coldebella, Sconochini e Niccolai «armati» sul perimetro, Rancik e Kidd sotto con l'ex Ferroni a fare da raccordo tra i reparti. Basta il roster per rendersi conto che l'Olimpia di Caja è stata costruita per restare ampiamente nella «videata» sinistra della classifica.
«Sarà più dura che a Cantù». Così mette tutti in guardia capitan Massimo Gattoni. «Il pur eccellente successo su una Virtus con tanti problemi non deve illuderci. Dobbiamo ancora organizzarci al meglio comne chimica di squadra e poi siamo contati: se uno o due dei nostri 'perni' una sera non è al meglio, per noi è tutto pià difficile. Comunque abbiamo entusiasmo e voglia di lavorare a iosa, questo sì. Non so se basteranno, ma noi ce la metteremo sempre tutta».
«Macché vecchietto… » . Intanto il capitano ha già dato prova di assoluta maestria nel «riciclaggio». «Per me — dice lui — non è un problema guidare una squadra diversa dallo scorso anno. Certo, allora eravamo più esperti e meno atletici, ma anche in un formazione da corsa mi sento in grado di portare il contributo della mia pallacanestro. Troppi 35 minuti a partita? Non sono mica così vecchio e bollito. Per fortuna in carriera mi sono sempre allenato bene, non ho mai avuto infortuni gravi e a 33 anni mi sento ancora in grado di 'reggere', almeno fisicamente». L'ultimo «messaggio promozionale» è, invece, per la dirigenza. «L'ho già detto: noi in campo abbiamo il dovere di rimanere concentrati sull'area tecnica, come stiamo facendo, e non 'impicciarci' degli affari della società. Però è chiaro che se la situazione fosse più tranquilla sul fronte dirigenziale e di conseguenza l'ambiente più sereno, anche la squadra ne trarrebbe vantaggio».
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino