Boniciolli e Tanjevic, in ordine rigorosamente alfabetico, più vittime che carnefici. Ma tuttavia protagonisti di una pericolosa inversione di tendenza, un decennio dopo il Grande Sogno. Qual era il Grande Sogno? Forse quello un po' provinciale di considerare il mondo dei canestri, almeno quello italiano, strettamente legato alle Due Torri, come se lo scudetto fosse una sorta di palio riservato ai petroniani doc e ai loro club.
Per questo, dal 1993, noi della Città dei Canestri, abbiamo esagerato, facendo un po' troppo i 'fenomeni'. Vagheggiando ogni stagione una finale scudetto che avrebbe dovuto coincidere, immancabilmente, con il derby tra Fortitudo e Virtus. La stracittadina, invece, solo in due occasioni (1998 e 2001) è stato l'atto conclusivo del campionato italiano di pallacanestro.
Quest'anno, però, non ci sono dubbi in proposito, almeno dopo una partenza del genere. E se Virtus e Fortitudo si giocheranno qualcosa — come ironizza Andrea Mingardi — potrebbero farlo per la salvezza… Possibile che le due (ex) regine siano cadute così in basso? E' chiaro che il discorso retrocessione è una provocazione, ma è innegabile, tornando a vittime e carnefici, che i due grandi amici, Boscia Tanjevic (il maestro) e Matteo Boniciolli (l'allievo prediletto), siano tra gli attori principali di questo inizio choc. Con una città che, tra l'altro, ha quasi dimezzato i proprio abbonati in un paio di stagioni.
Tanjevic e Boniciolli, dunque, vittime o carnefici? Sono sicuramente vittime della malasorte. Boscia, il coach montenegrino, è alle prese con un'incredibile serie di infortuni (un intero quintetto, praticamente, sotto i ferri), mentre Boniciolli ha dovuto fare i conti con visti e permessi di soggiorno 'ballerini' di Scepanovic e Barton e con la querelle (ora risolta) tra Delfino e il suo ex club, la Viola Reggio Calabria. Vittime perché i due coach, uniti da un profondo vincolo di amicizia, hanno subito queste avversità. Ma anche carnefici, tutto sommato, perché quei giocatori, dei quali si conosceva tanto la storia quanto la provenienza, li hanno scelti loro.
Una vittima, Tanjevic, che ha ereditato, di fatto, gli strascichi della vicenda Messina quella che portò un palazzo, quello di Casalecchio, a invadere il campo pacificamente (senza dimenticare, però, il gruppo censurabile che tentò di aggredire Madrigali) e a bloccare per mezzora una partita. Ma Boscia, che conosce mezzo mondo, poteva sospettare gli umori di una piazza che appare ancora confusa.
Vittima Boniciolli, che ha perso Fucka e Meneghin senza battere ciglio in nome del ridimensionamento. Ma se l'addio al Menego, dopo due stagioni francamente imbarazzanti, era scontato, non lo era quello di Gregor. Che ha finito nel peggiore dei modi il campionato ma che resta, senza dubbio, uno dei migliori giocatori d'Europa.
Vittime perché non è colpa loro se, dopo anni di vacche grasse, improvvisamente la Città dei Canestri ha perso il suo ruolo guida del movimento a vantaggio di Treviso o, peggio ancora, di Siena e del suo condottiero ottomano. Ma anche carnefici perché, per ora, non hanno saputo fornire risposte e segnali confortanti.
Vittima Tanjevic che improvvisamente si è trovato senza playmaker e ha dovuto riscoprire la verve di Attruia. Ma anche carnefice perché in fondo Madrigali avrebbe tenuto stretto il suo Bonora, mentre Boscia non ha fatto nulla per convincere Pandoro a restare nella Virtus bianconera.
Vittima Matteo, perché dopo una stagione vissuta sul filo del rasoio allenando Meneghin, pare aver perso il sorriso e quella carica che, un anno fa, ne avevano fatto l'allenatore sorpresa.
Alessandro Gallo
Per questo, dal 1993, noi della Città dei Canestri, abbiamo esagerato, facendo un po' troppo i 'fenomeni'. Vagheggiando ogni stagione una finale scudetto che avrebbe dovuto coincidere, immancabilmente, con il derby tra Fortitudo e Virtus. La stracittadina, invece, solo in due occasioni (1998 e 2001) è stato l'atto conclusivo del campionato italiano di pallacanestro.
Quest'anno, però, non ci sono dubbi in proposito, almeno dopo una partenza del genere. E se Virtus e Fortitudo si giocheranno qualcosa — come ironizza Andrea Mingardi — potrebbero farlo per la salvezza… Possibile che le due (ex) regine siano cadute così in basso? E' chiaro che il discorso retrocessione è una provocazione, ma è innegabile, tornando a vittime e carnefici, che i due grandi amici, Boscia Tanjevic (il maestro) e Matteo Boniciolli (l'allievo prediletto), siano tra gli attori principali di questo inizio choc. Con una città che, tra l'altro, ha quasi dimezzato i proprio abbonati in un paio di stagioni.
Tanjevic e Boniciolli, dunque, vittime o carnefici? Sono sicuramente vittime della malasorte. Boscia, il coach montenegrino, è alle prese con un'incredibile serie di infortuni (un intero quintetto, praticamente, sotto i ferri), mentre Boniciolli ha dovuto fare i conti con visti e permessi di soggiorno 'ballerini' di Scepanovic e Barton e con la querelle (ora risolta) tra Delfino e il suo ex club, la Viola Reggio Calabria. Vittime perché i due coach, uniti da un profondo vincolo di amicizia, hanno subito queste avversità. Ma anche carnefici, tutto sommato, perché quei giocatori, dei quali si conosceva tanto la storia quanto la provenienza, li hanno scelti loro.
Una vittima, Tanjevic, che ha ereditato, di fatto, gli strascichi della vicenda Messina quella che portò un palazzo, quello di Casalecchio, a invadere il campo pacificamente (senza dimenticare, però, il gruppo censurabile che tentò di aggredire Madrigali) e a bloccare per mezzora una partita. Ma Boscia, che conosce mezzo mondo, poteva sospettare gli umori di una piazza che appare ancora confusa.
Vittima Boniciolli, che ha perso Fucka e Meneghin senza battere ciglio in nome del ridimensionamento. Ma se l'addio al Menego, dopo due stagioni francamente imbarazzanti, era scontato, non lo era quello di Gregor. Che ha finito nel peggiore dei modi il campionato ma che resta, senza dubbio, uno dei migliori giocatori d'Europa.
Vittime perché non è colpa loro se, dopo anni di vacche grasse, improvvisamente la Città dei Canestri ha perso il suo ruolo guida del movimento a vantaggio di Treviso o, peggio ancora, di Siena e del suo condottiero ottomano. Ma anche carnefici perché, per ora, non hanno saputo fornire risposte e segnali confortanti.
Vittima Tanjevic che improvvisamente si è trovato senza playmaker e ha dovuto riscoprire la verve di Attruia. Ma anche carnefice perché in fondo Madrigali avrebbe tenuto stretto il suo Bonora, mentre Boscia non ha fatto nulla per convincere Pandoro a restare nella Virtus bianconera.
Vittima Matteo, perché dopo una stagione vissuta sul filo del rasoio allenando Meneghin, pare aver perso il sorriso e quella carica che, un anno fa, ne avevano fatto l'allenatore sorpresa.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino