Nel basket comanda la ricca provincia. Le piccole città a dimensione umana, dove si nascondono capolavori di economia e sono custoditi tesori d’arte. Non è una eccezione, ma una conferma storica, nell’Italia dai mille campanili. Treviso e Siena. La nuova geografia del basket. Costruita con metodo e programmazione. Confortante notazione, nel nostro piccolo basket dell’improvvisazione, degli apprendisti stregoni e delle regolamentazioni fluttuanti.
Come dire: nel basket del doman non v'è certezza... Tranne che nel gioiello toscano e nella Marca trevigiana. La Benetton potrebbe, prossimamente, far nascere questo campionato già morto. Se le riuscirà la grande sintesi, tra il gioco offensivo spregiudicatamente intenso che le ha dato Michelino D’Antoni, col quale si è cucito lo scudetto sul petto, ed il rigido, ancoraggio difensivo che è il marchio distintivo di Ettore Messina.
Siena, dalla sua, è cresciuta in entusiasmo, perché ha acquisito consapevolezza, ed ha migliorato un impianto già solido, affidandosi al vento dell’est, che nel basket è una tramontana che soffia da lontano e porta lontano...
Cosa ci fa, allora, Milano, cavalcando al fianco di queste due armate predestinate? L’Olimpia, dopo anni passati a versare lacrime inutili su nobiltà del passato, si è anch’essa finalmente proletarizzata.
Il nuovo proprietario Corbelli e il suo braccio destro Natali, general manager, hanno reclutato i loro guerrieri come Bruce Willis ha reclutato i compagni per l’impresa impossibile di Armageddon. Solo specialisti, esperti, soprattutto gente che non conosce la paura di morire, ma conosce i propri limiti, e lotta per mascherarli, circondandosi di reciproca fiducia.
Senza guardare la carta d’identità, perché la missione impossibile è tutta calata nel presente. Questa squadra potrà andare lontano, perché sta migliorando l’inserimento di Hugo Sconochini, il gaucho volante, uomo che ha attraversato l’inferno di una lunga squalifica, ed è risorto campione di Spagna e vice campione del mondo.
A differenza dei nostri due grandi incompiuti, Andrea Meneghin e Carlton Myers, atleti superbi, forse corrosi da inconsistenza dell’essere. Capaci di giocate memorabili, non di far vincere le loro squadre con continuità. Anche questo è basket...
Werther Pedrazzi
Come dire: nel basket del doman non v'è certezza... Tranne che nel gioiello toscano e nella Marca trevigiana. La Benetton potrebbe, prossimamente, far nascere questo campionato già morto. Se le riuscirà la grande sintesi, tra il gioco offensivo spregiudicatamente intenso che le ha dato Michelino D’Antoni, col quale si è cucito lo scudetto sul petto, ed il rigido, ancoraggio difensivo che è il marchio distintivo di Ettore Messina.
Siena, dalla sua, è cresciuta in entusiasmo, perché ha acquisito consapevolezza, ed ha migliorato un impianto già solido, affidandosi al vento dell’est, che nel basket è una tramontana che soffia da lontano e porta lontano...
Cosa ci fa, allora, Milano, cavalcando al fianco di queste due armate predestinate? L’Olimpia, dopo anni passati a versare lacrime inutili su nobiltà del passato, si è anch’essa finalmente proletarizzata.
Il nuovo proprietario Corbelli e il suo braccio destro Natali, general manager, hanno reclutato i loro guerrieri come Bruce Willis ha reclutato i compagni per l’impresa impossibile di Armageddon. Solo specialisti, esperti, soprattutto gente che non conosce la paura di morire, ma conosce i propri limiti, e lotta per mascherarli, circondandosi di reciproca fiducia.
Senza guardare la carta d’identità, perché la missione impossibile è tutta calata nel presente. Questa squadra potrà andare lontano, perché sta migliorando l’inserimento di Hugo Sconochini, il gaucho volante, uomo che ha attraversato l’inferno di una lunga squalifica, ed è risorto campione di Spagna e vice campione del mondo.
A differenza dei nostri due grandi incompiuti, Andrea Meneghin e Carlton Myers, atleti superbi, forse corrosi da inconsistenza dell’essere. Capaci di giocate memorabili, non di far vincere le loro squadre con continuità. Anche questo è basket...
Werther Pedrazzi