UDINE - Va giù duro sui suoi giocatori, Fabrizio Frates, dopo la sconcertante sconfitta di Reggio Calabria che lascia al palo la Snaidero dopo tre giornate di campionato. «In tanti anni di carriera non ricordo di aver visto perdere una mia squadra con tanto fatalismo», mastica amaro il tecnico arancione. «Un atteggiamento, quello dei miei giocatori, che non ha soprattutto fatto piacere ad un presidente il cui nome viene portato un po' ovunque in Italia da persone capaci di lottare per un quarto d'ora soltanto e poi mollare gli ormeggi come niente fosse».
E poi ancora: «Mi assumo la responsabilità della sconfitta in quanto allenatore della squadra ma non capisco sinceramente come si possa giocare così, senza stimoli, arrendendosi senza lottare dopo appena quindici minuti peraltro giocati discretamente e con un raggiunto vantaggio di otto punti (25-33)». Sulla stessa falsariga il commento del vice-allenatore Achille Milani, antica bandiera del basket udinese:
«Male, purtroppo, e non si riesce a capire il perchè della svogliatezza di alcuni giocatori. C'è molto da lavorare, inutile nasconderlo, e non solo dal punto di vista fisico».
Alexander è ancora una volta sul banco degli imputati a causa della sua pallacanestro soft, quella che a Reggio Calabria ha dato via libera a Eze e Tomidy, in seguito mal contrastati anche dal pur volonteroso Cantarello. Il rientrante Stern, dal canto proprio, ha incamerato una valutazione complessiva che lo assolve, anche se il colored, di partita in partita, si sta rivelando tutt'altro che un crack. Zacchetti, poi, non ha saputo ripetere la brillante prova anti-Benetton. Un'analisi, quella relativa ai lunghi arancione, che mette a nudo una situazione paventata sin dalla vigilia. Risolto il problema del play con l'arrivo di Mulaomerovic (anch'egli tuttora in rodaggio), in sostanza, la Snaidero si ritrova sul groppone nudo e crudo il nodo di un reparto, appunto quello dei lunghi, che così com'è strutturato è destinato a pagare dazio con troppe avversarie. E Giancarlo Sarti pare abbia già sollevato, al proposito, il periscopio.
Edi Fabris
E poi ancora: «Mi assumo la responsabilità della sconfitta in quanto allenatore della squadra ma non capisco sinceramente come si possa giocare così, senza stimoli, arrendendosi senza lottare dopo appena quindici minuti peraltro giocati discretamente e con un raggiunto vantaggio di otto punti (25-33)». Sulla stessa falsariga il commento del vice-allenatore Achille Milani, antica bandiera del basket udinese:
«Male, purtroppo, e non si riesce a capire il perchè della svogliatezza di alcuni giocatori. C'è molto da lavorare, inutile nasconderlo, e non solo dal punto di vista fisico».
Alexander è ancora una volta sul banco degli imputati a causa della sua pallacanestro soft, quella che a Reggio Calabria ha dato via libera a Eze e Tomidy, in seguito mal contrastati anche dal pur volonteroso Cantarello. Il rientrante Stern, dal canto proprio, ha incamerato una valutazione complessiva che lo assolve, anche se il colored, di partita in partita, si sta rivelando tutt'altro che un crack. Zacchetti, poi, non ha saputo ripetere la brillante prova anti-Benetton. Un'analisi, quella relativa ai lunghi arancione, che mette a nudo una situazione paventata sin dalla vigilia. Risolto il problema del play con l'arrivo di Mulaomerovic (anch'egli tuttora in rodaggio), in sostanza, la Snaidero si ritrova sul groppone nudo e crudo il nodo di un reparto, appunto quello dei lunghi, che così com'è strutturato è destinato a pagare dazio con troppe avversarie. E Giancarlo Sarti pare abbia già sollevato, al proposito, il periscopio.
Edi Fabris
