FABRIANO — La prima sfida stagionale vissuta sul filo dell'equilibrio e del finale «caldo» è andata in cassetta con un'occasione sfumata al Palalido di Milano, ma coach Roberto Carmenati non vuole sentir parlare di una Carifac strutturalmente poco avvezza ai «combattimenti». E a chi già rimpiange la freddezza di Thompson e la classe di Monroe decisive per i successi al fotofinish delle ultime stagioni, il coach spedisce un «sms» versione promessa: «Lasciateci lavorare, poi ne riparleremo».
«Questione di schemi». Il bicchiere mezzo vuoto della seconda sconfitta in suolo lombardo, ancora con una produzione offensiva inferiore ai sessanta punti, è proprio nel mancato spunto finale. Episodi sfortunati, fiato e gambe in riserva per la notoria panchina corta, o davvero carenze strutturali nell'affrontare, specie in trasferta, i finali caldi contro le difese schierate e chiuse in area? «Il fatto è che a ritmo controllato ancora siamo al 50 per cento. In palestra abbiamo lavorato troppo poco per memorizzare gli schemi, o comunque eseguirli di squadra. Ci mancano gli automatismi del gioco d'assieme, come i blocchi, i ribaltamenti di lato, i giochi rapidi tra dentro e fuori. Ma, ripeto, è solo questione di tempo e lavoro. Tiriamo male da tre? Anche questo dipende da meccanismi ancora da oliare negli scarichi. Comunque, tanto per dire, noi abbiamo chiuso con 4/21, l'Olimpia si è fermata a 2/17». Intanto, che ci si prepari. Domenica arriva la Trieste dello stratega Pancotto e per Fabriano di corse a campo aperto se ne prospettano ben poche… «Hulett, tutto okay». Le nuove «rivincite» di Turner e Nunez, le «padelle» di Porter dall'arco e i salti fuori tempo a rimbalzo di Clark sono motivi secondari rispetto al mini-litigio tra Carmenati e Hulett. Un altro caso Lasi-Monroe, dunque? «Ma no, solo un qui pro quo», minimizza il tecnico. «Nell'ultimo quarto l'ho richiamato fuori perché aveva un problema alla mano. Lui voleva rientrare a tutti i costi, ma io l'ho mandato dal massaggiatore per controllarsi. E difatti ieri mattina non riusciva a stringere la mano per la botta subìta. Comunque su DeAndre conto molto. Non vorrei caricarlo di troppa pressione ma, proprio in riferimento ai momenti topici della partite, nei miei piani è lui che presto dovrà assumersi le maggiori responsabilità sia come terminale, sia per aprire spazi ai compagni tramite le sue percussioni». Oggi, intanto, Chris Balliro dovrebbe ricevere il passaporto italiano, ma sembra improbabile che completi tutte le documentazioni con Fip e Fiba in tempo per debuttare contro Trieste.
Alessandro Di Marco
«Questione di schemi». Il bicchiere mezzo vuoto della seconda sconfitta in suolo lombardo, ancora con una produzione offensiva inferiore ai sessanta punti, è proprio nel mancato spunto finale. Episodi sfortunati, fiato e gambe in riserva per la notoria panchina corta, o davvero carenze strutturali nell'affrontare, specie in trasferta, i finali caldi contro le difese schierate e chiuse in area? «Il fatto è che a ritmo controllato ancora siamo al 50 per cento. In palestra abbiamo lavorato troppo poco per memorizzare gli schemi, o comunque eseguirli di squadra. Ci mancano gli automatismi del gioco d'assieme, come i blocchi, i ribaltamenti di lato, i giochi rapidi tra dentro e fuori. Ma, ripeto, è solo questione di tempo e lavoro. Tiriamo male da tre? Anche questo dipende da meccanismi ancora da oliare negli scarichi. Comunque, tanto per dire, noi abbiamo chiuso con 4/21, l'Olimpia si è fermata a 2/17». Intanto, che ci si prepari. Domenica arriva la Trieste dello stratega Pancotto e per Fabriano di corse a campo aperto se ne prospettano ben poche… «Hulett, tutto okay». Le nuove «rivincite» di Turner e Nunez, le «padelle» di Porter dall'arco e i salti fuori tempo a rimbalzo di Clark sono motivi secondari rispetto al mini-litigio tra Carmenati e Hulett. Un altro caso Lasi-Monroe, dunque? «Ma no, solo un qui pro quo», minimizza il tecnico. «Nell'ultimo quarto l'ho richiamato fuori perché aveva un problema alla mano. Lui voleva rientrare a tutti i costi, ma io l'ho mandato dal massaggiatore per controllarsi. E difatti ieri mattina non riusciva a stringere la mano per la botta subìta. Comunque su DeAndre conto molto. Non vorrei caricarlo di troppa pressione ma, proprio in riferimento ai momenti topici della partite, nei miei piani è lui che presto dovrà assumersi le maggiori responsabilità sia come terminale, sia per aprire spazi ai compagni tramite le sue percussioni». Oggi, intanto, Chris Balliro dovrebbe ricevere il passaporto italiano, ma sembra improbabile che completi tutte le documentazioni con Fip e Fiba in tempo per debuttare contro Trieste.
Alessandro Di Marco
Fonte: Il Resto del Carlino