Ha prodotto una decisione clamorosa, il summit compiuto dai vertici della Pompea all'indomani delle sconfitte di Milano e Bologna. Dopo aver effettuato approfondite analisi tecniche, verificato l'involuzione della squadra rispetto all'ultima fase del precampionato e considerato le scarse affinità elettive che intercorrono fra alcuni singoli, Napoli ha deciso di privarsi di Leandro Palladino. Andrà in Spagna, il giocatore argentino al quale, fino a poche settimane fa, il presidente Mario Maione augurava gli stessi successi raccolti all'ombra del Vesuvio dal ben più famoso Diego Maradona. Si trasferisce al Tau Vitoria, Palladino. E nel club iberico, iscritto tra l'altro all'Eurolega, troverà ad aspettarlo il connazionale Andreas Nocioni, l'ex «bolognese» Rashard Griffith nonché Jerome Byron Allen, altra vecchia conoscenza della pallacanestro italiana. Ieri pomeriggio, Palladino è passato per l'ultima volta al Palablu di Monteruscello per salutare i compagni.
«A Napoli stavo bene, qui lascio molti amici. Parto per una nuova avventura. Professionalmente, non posso negarlo, con la possibilità di partecipare all'Eurolega, compio un passo in avanti».
Generiche le motivazioni utilizzate dalla società per spiegare la rinuncia al giocatore sul quale, più d'ogni altro, lo scorso anno s'era deciso d'investire.
«E' stata la concomitanza di più situazioni - prova a spiegare il giemme Fadini - a spingerci in questa direzione. Senza fare troppa dietrologia, senza voler individuare Palladino come unico capro espiatorio della vicenda, la constatazione da fare è che la nostra squadra, rispetto a quella vista all'opera negli ultimi tornei estivi, dall'inizio del campionato ha perso identità, personalità e vivacità».
Esclude quattro possibilità, Andrea Fadini. Il ricorso immediato al mercato «non sarebbe questo il momento più adatto»; l'eventualità di veder crescere le responsabilità di un Penberthy finora deludente: «Mike, comunque partirà dalla panchina perché lanceremo Gatto» e quella di poter riconsiderare la posizione di Fajardo (elemento che si rivelerebbe prezioso per colmare la lacuna al rimbalzo), nel caso l'ex Los Angeles Lakers (uno dei quattro extracomunitari tesserati da Napoli) dovesse continuare a non convincere: «Nel ruolo di Fajardo - osserva il giemme dopo qualche secondo di riflessione - ora siamo coperti». Una forzatura, ma fino ad un certo punto, l'ultimo argomento sul quale Fadini viene sensibilizzato: quello della posizione di Andrea Mazzon, il coach che a luglio s'è aggiudicato il ballottaggio con Franco Marcelletti.
«Lui non ha responsabilità. Ripeto, senza voler scendere troppo nel dettaglio, sono altri i motivi che hanno portato la squadra ad indietreggiare rispetto ai segnali più che confortanti lanciati in precampionato».
Di sicuro, comunque, c'è da scommettere che in caso di altri passi falsi, la rivoluzione in casa Pompea non si esaurirà con il trasferimento di Palladino in Spagna.
Carlo Carione
«A Napoli stavo bene, qui lascio molti amici. Parto per una nuova avventura. Professionalmente, non posso negarlo, con la possibilità di partecipare all'Eurolega, compio un passo in avanti».
Generiche le motivazioni utilizzate dalla società per spiegare la rinuncia al giocatore sul quale, più d'ogni altro, lo scorso anno s'era deciso d'investire.
«E' stata la concomitanza di più situazioni - prova a spiegare il giemme Fadini - a spingerci in questa direzione. Senza fare troppa dietrologia, senza voler individuare Palladino come unico capro espiatorio della vicenda, la constatazione da fare è che la nostra squadra, rispetto a quella vista all'opera negli ultimi tornei estivi, dall'inizio del campionato ha perso identità, personalità e vivacità».
Esclude quattro possibilità, Andrea Fadini. Il ricorso immediato al mercato «non sarebbe questo il momento più adatto»; l'eventualità di veder crescere le responsabilità di un Penberthy finora deludente: «Mike, comunque partirà dalla panchina perché lanceremo Gatto» e quella di poter riconsiderare la posizione di Fajardo (elemento che si rivelerebbe prezioso per colmare la lacuna al rimbalzo), nel caso l'ex Los Angeles Lakers (uno dei quattro extracomunitari tesserati da Napoli) dovesse continuare a non convincere: «Nel ruolo di Fajardo - osserva il giemme dopo qualche secondo di riflessione - ora siamo coperti». Una forzatura, ma fino ad un certo punto, l'ultimo argomento sul quale Fadini viene sensibilizzato: quello della posizione di Andrea Mazzon, il coach che a luglio s'è aggiudicato il ballottaggio con Franco Marcelletti.
«Lui non ha responsabilità. Ripeto, senza voler scendere troppo nel dettaglio, sono altri i motivi che hanno portato la squadra ad indietreggiare rispetto ai segnali più che confortanti lanciati in precampionato».
Di sicuro, comunque, c'è da scommettere che in caso di altri passi falsi, la rivoluzione in casa Pompea non si esaurirà con il trasferimento di Palladino in Spagna.
Carlo Carione