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Bologna, il ritorno di Coldebella

Il play di Milano: "Bravi a sfruttare il calendario ma siamo solo all'inizio"

La Milano, attuale (seppur in coabitazione) capolista, fa pensare all'Olimpia tritasassi. Forse la squadra di Caja non ha lo stesso fascino delle formazioni (griffate Simmenthal, Simac, Tracer, Stefanel) che l'hanno preceduta. Ma c'è almeno un giocatore, nella rosa, che fa pensare alla battaglia, Claudio Coldebella. Che tornerà per la prima volta al PalaDozza da quando, sei anni fa, chiuse la sua avventura in bianconero.
Il piu' bello d'Europa. «Sono curioso, perché l'impianto di piazza Azzarita resta, per me, il più bello d'Europa. E non lo dico solo io, ma tutti quelli che sono transitati da quelle parti».
Fortitudo, che affare. «Penso che sia stato un affare incredibile per la Fortitudo. E sono sicuro che ci sia l'opera di Enzo Lefebre, una persona che stimo moltissimo. Mi hanno detto che dentro hanno fatto diversi lavori, maxischermo compreso. Sono proprio curioso».
Capolista… per caso. «Siamo in testa, è vero, ma abbiamo giocato solo tre gare. Avevamo un calendario né facile né difficile: credo che la squadra sia stata brava a sfruttarlo per intero. Abbiamo svolto una buona preparazione e siamo arrivati rodati».
Roseto, che peccato. «All'esordio abbiamo battuto Roseto, che poi si è rifatto, nelle giornate successive, vincendo sia con la Fortitudo sia con Roma. Mi spiace perché troveremo una Skipper ancora più concentrata e attenta a non commettere gli stessi errori evidenziati nella sfida con l'Euro».
Basile, il numero uno. «Paura di qualche giocatore? Paura è una parola grossa. Stimo molto Basile che, per me, è il numero uno nel suo ruolo.
Mi sembra che non lo abbiano tutelato a sufficienza, cercando giocatori che gli rubassero spazio. Il ruolo di Baso? Per me è un play, così bravo che può giocare anche guardia».
Attenzione a Gek. «Un altro da seguire con particolare attenzione, sicuramente, è Galanda. Sta giocando bene, lo ha fatto nell'ultima uscita. Lui è un altro che mi piace».
Hugo, il nostro leader. «Il nostro punto di forza? Credo si possa parlare di carattere e combattività. Sconochini è il nostro leader, perché è il giocatore più carismatico. Anch'io ho esperienza da vendere? Sei anni in Grecia, da straniero, significano qualcosa, certamente. Ma il nostro uomo simbolo è Hugo».
Il pronostico. «La Fortitudo ha cambiato, certo, ma ha qualche vantaggio perché il suo assetto è variato meno rispetto al nostro. Ma è chiaro che non mi sentirete mai parlare di gare chiuse in partenza. Al massimo, dovendo fare un pronostico, posso parlare di una percentuale del 50 per cento. Com'è il caso della gara di domenica».
quel coro e i miei 7 anni. «Quel coro contro di me? Non mi ha cambiato la vita. Per sette anni, piuttosto, ho vissuto a due passi dal PalaDozza. Lo vedevo tutti i giorni e tutti i giorni aveva qualcosa di speciale. Sono proprio curioso di rivederlo. Già una volta, con la maglia dell'Aek, ho affrontato la Fortitudo. Ma giocammo a Casalecchio, non è la stessa cosa. E mi dicono che la Virtus, ora, là stia piuttosto larga...».


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