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Sekularac all'esame Meneghin

Oggi la Virtus a Masnago

Un bell'esame soprattutto per lui, Mladen Sekularac. Che dovrà vedersela, probabilmente, con Andrea Meneghin, leader in campionato nella specialità dei palloni recuperati (cinque a incontro), ma anche primo, seppur in condominio (con Mulaomerovic, Belcher e Hines), per le sfere regalate agli avversari (media 4,7).
La sfida Meneghin-Sekularac è uno dei tanti motivi di interesse di questo Metis - Virtus (palla a due alle 18,15), un match che i bianconeri vogliono vincere, su un campo tradizionalmente caldo. Più che l'infortunio (la botta al costato) patito sette giorni fa e più che l'ingombrante etichetta (affibbiatagli da Tanjevic) di nuovo Danilovic, Mladen sembra soffrire quella trasformazione che gli è stata richiesta proprio dal coach montenegrino. Ovvero la possibilità di muoversi, con disinvoltura, come regista della squadra. Antoine Rigaudeau, uno che di registi, leadership e play se ne intende, invoca pazienza e comprensione per il compagno.
«Mi sembra che lui sia stato il primo ad ammetterlo — sottolinea il francese —. Prima di arrivare qua non aveva mai giocato come play. Sta lavorando per entrare nel nuovo ruolo, mentre noi stiamo sgobbando per dargli una mano. Per metterlo in condizione di rendere al meglio. Ma non dimentichiamo nemmeno che ha solo 21 anni. E che per questo deve avere la possibilità di sbagliare».
La ricetta indicata dal capitano? Facilissima. «Io gli ripeto sempre di scegliere le giocate più semplici — prosegue Rigaudeau —. Ma è lo stesso concetto che ripeto spesso anche ad Andersen».
Batte sulla strada della semplicità, il francese, ma la realtà è che il gioco bianconero appare tale, ovvero facile e immediato, quando in campo c'è lui, Antoine Rigaudeau. «Questo lo dite voi — si schermisce il francese —. Fosse vero non sarebbe un aspetto positivo perché una squadra non può dipendere da un singolo. Contro Napoli sono rimasto a lungo più del consentito, ma solo perché dovevamo superare, in qualche modo, il trauma subito a Fabriano. Stiamo lavorando proprio in questa direzione».
Ai compagni Rigaudeau richiede alcune cose precise. «Allenarsi insieme — incalza — per crescere in difesa. Dobbiamo avere cinque giocatori in campo che abbiano lo stesso concetto difensivo. L'attacco, poi, verrà di conseguenza. Ma per far questo dobbiamo essere fisicamente a posto avendo, tra l'altro, anche la mentalità giusta».
Quasi un'appendice, Antoine. L'appendice in campo delle direttive imposte da Tanjevic. Che avrebbe voluto disporre di maggior tempo per preparare non solo il campionato, ma pure l'Eurolega (si comincia mercoledì sera, al PalaMalaguti, contro il Villeurbanne, il team con il quale Boscia, qualche mese fa, ha vinto lo scudetto di Francia). Anche per riavere il miglior Andersen (oggi nello starting five), perché per espugnare Masnago Tanjevic avrà bisogno di tutti i suoi lunghi non acciaccati, dal momento che Bowdler, Smodis e Beard, per ora, restano a guardare, così come Gagneur, ancora acciaccato. Per Tanjevic, infine, che arriva dal campionato d'Oltralpe, un nuovo esame di francese.
Perché sulla panchina della Metis, dalla passata stagione, troviamo il galletto Beugnot. E attenzione allo sloveno Boris Gorenc che durante il mercato estivo era stato assai vicino ai colori bianconeri.
Alessandro Gallo
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