Una lunga riunione al chiuso dello spogliatoio, appena conclusa la partita, a testimoniare la crisi nella quale Napoli s'è già cacciata. E all’uscita il presidente Mario Maione, scuro in volto, ha commentato: «Sono molto deluso, abbiamo giocato veramente male. Decisioni imminenti? Fino al derby con Avellino nessuna. Ma se giocheranno ancora così potrebbero esserci novità importanti...». Un bilancio passivo, dunque, che ieri al Palablu, nell'anticipo della quarta giornata di campionato, la Viola Reggio Calabria ha reso un po' più preoccupante. Netta, forse più di quanto non dica il risultato, l'affermazione dei giocatori di Lino Lardo che hanno inflitto alla Pompea il terzo dispiacere consecutivo in questo primissimo scorcio di torneo. E le ripercussioni di questo nuovo stop, avvenuto all'indomani del trasferimento di Palladino in Spagna, saranno certo più consistenti di quelle maturate dopo i passi falsi a Milano con l'Olimpia e a Bologna con la Virtus. Napoli può salvare ben poco dalla partita con la Viola. Qualche miglioramento sul piano dell'intensità difensiva, 27 palle recuperate e l'inizio sfolgorante di Dontae' Jones che nei primi 90 secondi infiamma i presenti con due triple consecutive ed una sontuosa stoppata. Il resto, purtroppo per la Pompea, è tutta una serie di errori piccoli e grandi che permettono ai calabresi d'annullare il passivo iniziale di 6 punti (10-4) e piazzare un parziale favorevole di 9-0 dal quale, in pratica, gli ospiti cominciano a costruire il loro successo. Con l'attenta regia di Rodolfo Rombaldoni, la Viola comincia a raccogliere punti e certezze grazie all'accoppiata Williams-Tomidy. Napoli, invece, a lungo s'identifica solo nei canestri muscolari (ben 6 consecutivi) di Michael Andersen. Tutto il resto, in casa azzurra, è davvero poca cosa. Greer, dopo un paio d'errori in fase conclusiva, smette d'assumersi responsabilità andando al riposo con un eloquente nulla di fatto al tiro e -5 di valutazione. Jones, esaurita l'ispirazione del primo impatto, si segnala più che altro per una serie di tentativi forzati. E con Reggio costantemente in avanti nel punteggio, a peggiorare le cose arriva pure il terzo fallo di Andersen dopo 17'32''. Mazzon, a quel punto prova anche a schierare l'indedito quintetto formato da Greer, Rajola, Penberthy, Gatto e Nees. Ma al di là dell'impegno, Napoli anche in questo caso non riesce proprio ad andare. Eppure, nonostante la serata poco felice, la Pompea (che al 27' è sotto di 12: 42-54) fino a metà della quarta frazione si ritrova fra le mani le possibilità di raddrizzare la baracca. E qui il festival della superficialità è tutto in un pallone lanciato in maniera sciagurata da Jones verso Andersen lanciato in contropiede. Al cospetto di tantà generosità, Reggio Calabria alza il cappello e ringrazia. Incuranti degli ultimi colpi di coda assestati da Penberthy, Rajola e Jones, Anthony Williams, Rombaldoni e John Eubanks mettono al sicuro il risultato. E a Napoli (tra l'altro ancora nettamente battuta al rimbalzo: 26-40) non resta altro che cominciare ad analizzare i perché di una crisi sicuramente non preventivata.
Carlo Carione
Carlo Carione