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Spogliatoio Scavolini

Crespi: «Dopo un quarto era tutto finito»

TREVISO — Ha l'espressione delusa Marco Crespi. Quella di un allenatore che aveva in testa una squadra dalla grande anima e non la vede in campo. Stavolta nessuna giustificazione, com'era accaduto contro Siena, l'altra grande contro cui Pesaro aveva sbagliato completamente l'impatto. Ma lì poteva anche starci un blocco emotivo per l'esordio, qua a Treviso invece il gruppo ha subìto di tutto (107-88, il finale) non rendendosi conto che cominciare in quel modo sanciva già la fine. Diciannove punti da rimontare alla fine del primo quarto, lo stesso scarto del finale, ma stavolta secondo il coach la partita era già chiusa.
«La Benetton è la squadra campione d'Italia, sta giocando benissimo e oltre ad avere talento e intelligenza in ciascun giocatore, ci mette anche l'intensità. Invece, proprio noi che avevamo fatto di questa parola la nostra bandiera, siamo mancati su questo punto — ammette Crespi —. Se giochi contro Treviso senza intensità, è naturale che poi le difficoltà difensive salgono. Il +19 del primo quarto e i 34 punti subìti hanno segnato l'incontro».
Non salva nulla di ciò che ha messo in mostra la sua squadra? «Abbiamo avuto qualche sprazzo positivo, quando abbiamo giocato con l'intensità che ci è necessaria, anzi che è necessaria a chiunque sia ambizioso. Difficile guardare all'andamento degli altri 30' su un match così segnato. Siamo riusciti anche ad arrivare a –11 e questo significa che abbiamo degli sprazzi di grande energia, ma se non ce l'ha sui 40' è difficile giocare contro la Benetton».
Allora questo gruppo manca di umiltà? «Non so trovare una risposta adesso, potrei dire solo cose banali e scontate, mi limito a rilevare quello che è mancato ma adesso ci devo pensare», taglia corto Crespi. Che motiva così l'ingresso in quintetto di Gilbert: «Per verificare Clarence e per avere delle risposte da lui. Ma anche per scaricare un po' di tensione dalle spalle di Pecile che mi pare senta molto la pressione per il cambiamento del suo minutaggio».
La cosa, evidentemente non ha funzionato, visto che Gilbert è uscito dal campo al 5' e non vi è più rientrato. Completamente diverso l'umore di Ettore Messina, che appare persino più rilassato in questa sua avventura trevigiana.
«Abbiamo fatto una buonissima partita contro una Scavolini che non si è per niente disunita. E poteva succedere perché all'inizio li abbiamo proprio tramortiti. Non so se potremo più ripetere un primo quarto del genere — dice —: ogni tiro andava dentro, ogni azione difensiva recuperavamo la palla… è anche un po' impensabile che si continui così per 40'. Pesaro ci ha comunque costretti a restare concentrati perché appena mollavamo un po' la Scavolini tornava subito a ridosso».
Per la ferocia difensiva questa Benetton è sembrata la sua Virtus: si può dire? «Bè, non mi dispiace. Ma bisogna aggiungere che nessun allenatore può fare niente senza la disponibilità dei giocatori a fare quello che gli viene chiesto. Io posso dare delle direttive, ma poi in campo ci vanno loro. E' un complimento, ma lo rigiro alla mia squadra. Che ora è la Benetton».
Elisabetta Ferri
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